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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Quale futuro per Liberazione

(29 Dicembre 2008)

Premetto che non sono iscritta a Rifondazione, ma dato che questo è un fattore di nessunissimo conto per chi vuole dissertare in merito alla gestione del suo organo ufficiale, cioè “Liberazione” (a cominciare dal suo direttore, che non solo non risulta essere stato iscritto a Rifondazione, ma oltretutto sostiene di “non essere comunista”, penso di poter dire la mia opinione sul futuro di un giornale che, comunque, leggo con abbastanza regolarità (e trovo terribilmente scaduto da diversi anni in qua – non che la gestione Curzi fosse granché, va detto a discapito dell’attuale direttore).

Dunque, quale futuro si prospetta per “Liberazione”?

Da una parte la proposta di acquisto del quotidiano da parte di un editore, Luca Bonaccorsi, che si occuperebbe di riorganizzare il giornale come organo di partito. Peccato che Bonaccorsi sia già noto come l’editore della rivista Left (titolo che non significa sinistra ma è l’acronimo di Libertà Eguaglianza Fraternità e Trasformazione) che nel 2006, al momento dell’acquisizione della testata suscitò non poche polemiche per la scelta di licenziare i direttori Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci, che dichiararono di voler adire le vie legali per questo motivo, scelta che provocò l’uscita dalla redazione di Travaglio e dei disegnatori Vauro e Vincino. Con queste premesse la scelta di Bonaccorsi come editore dell’organo di un partito comunista non mi sembra particolarmente azzeccata.

D’altra parte abbiamo la proposta dell’attuale direttore Piero Sansonetti che, dopo avere raggiunto con la sua gestione il minimo storico di lettori nonché una (mi si consenta…) qualità mediamente molto scarsa degli articoli pubblicati (la prima cosa è ovviamente conseguenza della seconda), vorrebbe ora formare un “comitato editoriale” di “garanti” per poter proseguire nella sua idea di fare di Liberazione non un organo di partito ma un “bene comune della sinistra”. A prescindere dal fatto che se Sansonetti non voleva dirigere un organo di partito ma un giornale “bene comune della sinistra” avrebbe dovuto, per correttezza, rifiutare l’incarico quando gli fu proposto da Curzi, voglio dire che dovrebbe essere buon diritto per un partito avere un quotidiano come proprio organo, senza che questo gli venga “scippato” dal direttore in carica, che non si identifica nel partito che gli ha dato l’incarico (situazione kafkiana a dir poco, ma tant’è).

I nomi che propone Sansonetti per il comitato editoriale sono questi: Paolo Ferrero, Fausto Bertinotti, Lea Melandri, Mario Tronti, Luisa Boccia, Moni Ovadia, Susanna Camusso, Stefano Rodotà. Il criterio della raccolta di questi precisi nomi non mi è chiaro per cui, dato che Sansonetti è uso lanciare (metaforicamente) sassi negli stagni, immagino che apprezzerà la mia “provocazione”: e perché non anch’io in questo comitato editoriale? Egli mi risponderebbe “e perché tu?”, ed io potrei rispondergli “e perché no”, e so che almeno Moni Ovadia comprenderebbe il senso della risposta.

Ma a parte le boutades di vario tipo, con questi presupposti non vedo un gran futuro né per “Liberazione”, organo di partito o “bene comune della sinistra” che sia, e neppure per la sinistra in generale..

Non mando questa lettera a “Liberazione” perché so che non sarebbe pubblicata, esattamente come sono state passate sotto silenzio le centinaia di firme raccolte per chiedere le dimissioni di Sansonetti (ed è stata solo una delle innumerevoli censure operate da Sansonetti, basti pensare alle tante lettere che protestavano contro gli indecenti articoli di Angela Nocioni su Cuba e Venezuela). Come si fa a parlare di un giornale “bene comune della sinistra”, quando nello stesso vengono censurate le opinioni di così tanti lettori del giornale, nonché appartenenti alla “sinistra”?

Saluti (comunque) comunisti

Trieste, 29 dicembre 2008

Claudia Cernigoi

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