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(1 Maggio 2009) Enzo Apicella

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L'accordo per il nuove regime di rapporti sindacali in Italia.

Il no della CGIL che non abbandona il tavolo operatorio

(24 Gennaio 2009)

L'accordo firmato stasera dalle organizzazioni sindacali con quelle padronali e con il governo supera gli storici accordi di concertazione del 1993 che hanno finora presieduto alle relazioni contrattuali e di fatto nel mondo del lavoro ed apre una nuova fase, definita storica da Sacconi, in cui alla conflittualità, cioè al naturale rapporto dialettico capitale-lavoro, si sostituisce la "collaborazione" e si introducono elementi del tutto nuovi, corporativistici legati agli enti bilaterali, marchingegni che finora hanno gestito una parte limitata del salario (massimo 1%) ed hanno dato vita ad una burocrazia espressione dei firmatari dei contratti, e che diventeranno vere e proprie controparti dei lavoratori ai quali erogheranno parti del salario o dei finanziamenti governativi o altro. Non a caso la destra ha esultato alla firma degli accordi e la stessa Marcegaglia arriva addirittura a presentarli come migliorativi e più favorevoli ai lavoratori (sicc!!) e forse per questo suo spirito di amore per i lavoratori li ha firmati mentre i cattivoni della CGIL non hanno apprezzato ed hanno detto di no.

Non voglio sottovalutare l'importanza del no della CGIL ad una "riforma" che fa quasi carta straccia del diritto sindacale a cominciare dalla triennalizzazione della durata dei contratti e
alla destrutturazione a livello regionale della contrattazione e della stessa erogazione dei benefici previsti dalle leggi vigenti. Debbo però osservare che è un no di una Confedera-zione rimasta al tavolo della trattativa, partecipe di tutte le sue fasi e di tutti i suoi passaggi. Un no che somiglia molto alla astensione in Senato del PD sul federalismo fiscale. Un no
di chi non approva ma non rompe e sta dentro il negoziato fino alla fine. Il risultato è che la CISL e UIL hanno i vantaggi del collaborazionismo aperto e dichiarato, vantaggi che certamente fanno valere nelle relazioni con i poteri forti del Padronato e del Governo. Dei lavoratori importa assai poco. La CGIL viene lo stesso duramente attaccata dai falchi della Confindustria e del Governo ma il quadro politico apprezza il suo senso di "responsabilità"ma lo stesso non può dirsi dei lavoratori e dei loro sindacati di categoria che
tuttavia registrano una nuova involuzione, una sconfitta storica ben più grave di quella del 1993 alla quale l'opposizione che si manifesterà con uno sciopero ad aprile sarà sicuramente inefficace ed un modo per mettersi le carte apposto. Non abbiamo firmato ed abbiamo scioperato. Che volete di più? E' davvero strano che una frattura sociale cosi grave si compia in un clima di farplay in cui il tono della voce è sempre educato e basso nelle stanze dei palazzi sempre più lontani dai posti dove la gente lavora e spesso muore per un salario indecente e con sempre minori diritti.

Oramai tutta la contrattazione crea problemi e difficoltà soltanto ai lavoratori, non li tutela e li obbliga ad accettare condizioni sempre più pesanti sempre più umilianti. Non si scandalizzi nessuno se affermo che a fronte di accordi di questo genere forse sarebbe preferibile un regime assolutamente privo di sindacati confederali con poteri cosi estesi e stringenti. Quattro potenti Confederazioni che firmano accordi che diventano subito norme e leggi ed ingabbiano per sempre i lavoratori in una rete dalla quale sarà difficile liberarsi.

stralcio di punti dell'accordo

Quanto alle "soluzioni" messe in cantiere dal governo per fare fronte alla crisi dell'occupazione, due di queste sono rappresentate dai contratti di solidrietà e dalla settimana corta, come si legge nel documento che il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha illustrato nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi.

Le proposte messe a punto dall'esecutivo si articolano in sette diversi punti: il primo riguarda la "devoluzione alle Regioni e alle parti sociali del territorio della funzione di valutazione e negoziazione, in un quadro che rifiuta pericolosi automatismi, delle richieste di protezione per lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale". Il secondo capitolo individua una serie di possibili strumenti da utilizzare: "contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e/o ad orario ridotto, settimana corta".

Al terzo punto, la necessità di coniugare integrazione del reddito, servizi di accompagnamento al lavoro e attività di apprendimento, mentre al quarto spunta l'estensione potenziale, senza automatismi, a tutti i lavoratori subordinati delle forme di integrazione del reddito. Tutela attiva dei collaboratori a monocommittenza e degli inoccupati con servizi all'impiego e formazione; trattamenti economici progressivamente calanti in modo da stimolare comportamenti attivi e responsabili ed effettività delle sanzioni applicate a coloro che rifiutano un offerta "congrua" di lavoro o di formazione sono gli ultimi tre capitoli.

Pietro Ancona
sindacalista CGIL in pensione
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/

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