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(24 Maggio 2012) Enzo Apicella

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Foibe: come ti costruisco un mito nascondendo o distorcendo i fatti storici

Assemblea a Sestri Levante il 7 febbraio

(5 Febbraio 2009)

Dal 2005 il 10 febbraio viene commemorato in Italia come “giorno del ricordo”, in memoria dei "martiri" delle foibe.
Da allora, per “bilanciare” il peso delle responsabilità storiche, a ruota della “giornata della memoria” che celebra la liberazione dal nazifascismo, il 10 febbraio è diventato il teatro di commemorazioni, monumenti, lapidi, intitolazioni di strade in onore dei caduti italiani, “innocenti vittime della barbarie comunista slava”.
Ma quanto c’è di vero in questa ricostruzione “nazional-patriottica” ?

Per prima cosa bisogna ricordare che in Istria e a Trieste la storia non incomincia il 1° maggio 1945.

L’Istria venne annessa dall’Italia con il Trattato di Rapallo del 1920, come ricompensa per il contributo alla “vittoria” di quella immensa strage che passò alla storia come 1^ Guerra Mondiale.
Con l’avvento del fascismo Mussolini impose l’italianizzazione forzata della regione: fu vietato l'uso dello sloveno e del croato nella scuola, sul lavoro, in chiesa, gli impieghi pubblici furono assegnati agli appartenenti al gruppo etnico italiano. Decine di migliaia di croati e sloveni furono costretti ad emigrare nell'allora Regno di Jugoslavia o in altri paesi esteri.

Con l’occupazione nazi-fascista della Jugoslavia nel 1941 le persecuzioni contro sloveni e croati divennero ancora più gravi: furono fucilati migliaia di ostaggi, bruciati centinaia di paesi e i loro abitanti deportati in decine di campi di concentramento italiani, e vi morirono di fame e di malattia fra 7 e 11 mila persone.
A Trieste nel 1942 fu istituito per la repressione della resistenza partigiana l'Ispettorato Speciale di Polizia per la Venezia Giulia, che si macchiò di efferati delitti contro gli antifascisti in genere, ma soprattutto contro sloveni e croati. Furono proprio uomini dell'Ispettorato, in particolare quelli della squadra politica, la cosiddetta banda Collotti, a gettare negli "anfratti del Carso" gli arrestati che morivano sotto tortura.

Dopo l'8 settembre e la capitolazione dell'Italia, in Istria ci fu un'insurrezione popolare e furono arrestati molti fascisti e molti di coloro che a vario titolo avevano rappresentato lo stato fascista. Dagli stessi documenti di fonte fascista risulta che morirono fra le 250 e le 500 persone, la gran parte uccise al momento della rioccupazione del territorio da parte dei nazifascisti. Dopo la liberazione i morti per mano della resistenza partigiana jugoslava ( a cui dopo l’8 settembre si erano aggregati moltissimi italiani ) furono meno di 500 a Trieste, poco più di 600 a Gorizia, 300 a Fiume, quasi tutti adulti compromessi col fascismo o con l’occupatore tedesco. La maggior parte morirono in prigionia, in seguito a malattie, o fucilati in seguito a processi; a Trieste nel '45 le persone "infoibate" furono alcune decine, e per queste morti ci furono nei mesi successivi dei processi e delle condanne, da cui risultava che si era trattato in genere di vendette personali nei confronti di spie o ritenute tali.

Sabato 7 febbraio ore 16.30
Circolo "G.Matteotti" di Santa Vittoria - Sestri Levante

Foibe: come ti costruisco un mito nascondendo o distorcendo i fatti storici
Interviene Alessandra Kersevan, coordinatrice del gruppo di Resistenza storica, e autrice di studi sulla storia del confine orientale d'Italia.

Organizzano:
Associazione Culturale “Il pane e le rose” di Rapallo
Circolo “Giacomo Matteotti” di Sestri Levante
Partito Comunista dei Lavoratori –sez. del Tigullio

Fonte

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(7 Febbraio 2009)

Diego

diego@tao.it

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