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(8 Febbraio 2009)
Ieri, 6 febbraio, il Governo ha superato se stesso, mettendo in atto una mossa eversiva di stampo fascista (che era nell’aria da quando le destre hanno vinto le elezioni dell’aprile 2008), con cui ha calpestato democrazia e Costituzione. Un cammino intrapreso a Genova nel luglio 2001 quando, col vice primo ministro Fini installato nella sala-comando delle operazioni di polizia, fu perpetrato il massacro di manifestanti inermi, fino all’uccisione di Carlo Giuliani.
Ieri, infatti, il Consiglio dei ministri presieduto da Berlusconi ha approvato un disegno di legge con cui cancellare una sentenza, oltretutto passata in giudicato: quella che autorizza la famiglia Englaro a permettere alla figlia Eluana di lasciare una "vita" che è ormai tale solo per il bigottismo, l’ipocrisia e l'oscurantismo delle gerarchie cattoliche e della destra in tutte le sue componenti.
Un Governo che pretende di cancellare una sentenza emessa da un potere, quello giudiziario, che dev’essere indipendente, è un Governo che gestisce in modo totalitario il potere esecutivo, ordinando a quello legislativo (che controlla con la maggioranza di cui dispone in Parlamento) di fare e disfare leggi, a suo arbitrio: oggi per “salvare” Eluana e permetterle di “fare figli” (così si è espresso, con spudorato cinismo, Berlusconi, irridendo una tragedia), domani per salvare se stesso da una sentenza di condanna pronunciata in qualcuno dei processi, che da quindici anni rendono “blasonato” il suo intreccio tra affarismo e politica.
Berlusconi, ieri, per rendere sicura e rapida l'approvazione della legge, è arrivato a sparare a zero insulti e minaccce contro il Presidente della Repubblica, “reo” di avere espresso parere negativo su un decreto-legge d’urgenza che il Governo aveva, prima, tentato di imporgli per chiudere la partita della “vita” di Eluana.
E, in conferenza stampa tenuta in diretta televisiva, ha dato ordine di convocazione del Parlamento, trattando i parlamentari da camerieri servili e complici della sua manovra di tipo golpista, rivolta non tanto ai partiti suoi avversari che, in tema di opposizione, se la prendono comoda, quanto al Capo dello Stato e a quei settori sociali e politici che sono in allarme per gli attentati alla democrazia che il Governo porta avanti ogni giorno.
Di continuo, infatti, siamo posti di fronte a decisioni e provvedimenti di ministri che fanno carta straccia di diritti, bisogni sociali e libertà.
Così le città sono sempre più messe sotto il controllo delle forze poliziesche e militari. Dicono “per garantirci la sicurezza” (ma sappiamo che questa è una menzogna da propaganda elettorale). In realtà, per determinare una situazione da “Stato di polizia”.
Dopo l’attacco al diritto di proclamare gli scioperi contenuto nell’accordo sindacale (meglio sarebbe chiamarlo patto scellerato) tra Governo, Confindustria, Cisl, Uil e Ugl del 22 gennaio, che condanna i lavoratori alla miseria più nera, il ministro del lavoro Sacconi sta rincarando la dose per rendere impraticabile quel diritto nei servizi pubblici.
Il ministro Brunetta ha abolito la contrattazione sindacale nel pubblico impiego, sempre con la complicità di Cisl, Uil e Ugl, imponendo “accordi” che prevedono aumenti retributivi che sono un’elemosina.
I migranti e i Rom, sull’onda di casi di delinquenza che hanno visto protagonisti alcuni di loro, vengono criminalizzati come popolazioni intere e stanno subendo trattamenti degni di essere definiti apartheid e persecuzione etnica. Fino al “pacchetto sicurezza”, già approvato al Senato e ora passato alla Camera dei deputati, che è un autentico sistema di norme definibile corpo di “leggi razziali”.
Operai in lotta per difendere il posto di lavoro vengono manganellati e arrestati a Napoli.
Stessa cosa era successa a novembre agli studenti universitari romani, aggrediti anche da raggruppamenti fascisti. I quali imperversano in tutt’Italia, protetti dai partiti di Governo che (mentre stanno per far diventare eroi per legge i miliziani della “Repubblica di Salò”, fucilatori -insieme ai nazisti- di partigiani) gli hanno assegnato, sulle piazze, un ruolo di intimidazione, di provocazione, di sfrontata rivendicazione delle gesta infami del fascismo dell’epoca di Mussolini e di falsificazione della storia di quel periodo.
Ieri, in alcune città c’è stata una prima risposta spontanea al colpo di mano del ”napoleone” di Arcore. Oggi, per non farci schiacciare, dobbiamo manifestare dappertutto.
Osservatorio sul fascismo-Pisa
e-mail: osserfaspi@alice.it
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