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Morti bianche

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(8 Febbraio 2009)

E ciò che nell’esercizio della mia professione
vedrò o udrò nella vita comune degli uomini,
anche se indipendente dall’arte medica, in
assenza di permesso, tacerò e terrò quale segreto
(Da “Il giuramento d’Ippocrate”)


Per tradizione, i medici s’impegnano ad attenersi ad una serie di indicazioni, fatte risalire ad Ippocrate, tra le quali l’impegno a mantenere il segreto su ciò che vengono a sapere sul paziente, nell’esercizio della propria professione. E’ una elementare regola di civiltà, che permette un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Oggi, una norma proposta dai leghisti, e accettata da un esercito di gregari - pretesi rappresentanti del popolo, in realtà scelti dalle direzioni dei partiti - vuole trasformare medici e operatori sanitari in spie e delatori. E’ vero che buona parte dei medici rifiuterà questa infamia, ma è sufficiente il timore che qualcuno l’accetti per allontanare i clandestini dalle strutture sanitarie.

“Socialismo o barbarie”: non si pensi al ritorno ad un’economia precapitalistica. La barbarie moderna s’accompagna alle più moderne tecnologie. Lo vediamo nell’uso della tortura, nel clima spionistico che avanza, nella pesante intromissione del clero nella vita privata, nei cosiddetti rappresentanti politici, veri personaggi orwelliani, nella pesante xenofobia e nel razzismo.

La norma che obbliga i medici a denunciare i clandestini che si fanno curare, non solo è oscena , ma è anche pericolosissima perché, impedendo di fatto il loro accesso alle cure mediche, si trasforma in un’omissione di soccorso, e perché migliaia di persone non curate possono diffondere epidemie, dall’epatite al colera. Decine di anni di progresso medico buttate via per una decisione politica infame. Non solo: nascerà un’attività medica clandestina, con un mercato nero dei farmaci, che sfuggirà ad ogni controllo. O meglio, sarà controllato dalla mafia, dalla camorra, dalla ndrangheta e da altri associazioni criminali, che ricicleranno farmaci scaduti o pericolosi, facendo leva anche sulla notoria moralità di tante case produttrici, il cui unico scopo è il profitto. Ci sarà una nuova fonte di denaro illegale da riciclare.

Potranno avere buon gioco anche tanti ciarlatani e guaritori, riprenderà vigore l’aborto clandestino, con guadagni garantiti per cucchiai d’oro e mammane, sarà assai più difficile combattere la pratica dell’infibulazione.

Questa è la “civiltà”, in nome della quale Mario Borghezio pontifica, con la sua associazione Padania cristiana, quella che il 1° maggio del 2007 organizzò una manifestazione piena di bandiere con croci celtiche , con la partecipazione del prete negazionista don Floriano Abramowicz.(1)
Questa è solo una delle tante manifestazioni di razzismo. La prima reazione, quando si sente che un gruppo di ragazzi ha dato fuoco ad un immigrato indiano, oltre che di sdegno, è di sconcerto. Poi, riflettendo, si giunge alla conclusione che, se si vuole combattere efficacemente questi fenomeni, non ci si può limitare all’indignazione, ma bisogna prendere atto della realtà, per quanto cruda, bastarda, brutale e degenerata essa sia.

L’Italia di oggi ha ben poco a che fare col paese antirazzista e anticolonialista che era qualche decennio fa. La sconfitta nella seconda guerra mondiale aveva fatto evaporare, oltre che le colonie, anche le velleità colonialiste. Mentre i giovani francesi e inglesi erano costretti a combattere guerre coloniali, i giovani italiani potevano seguire con entusiasmo la cacciata dal canale di Suez degli imperialismi inglese e francese, seguire con apprensione le vicende della guerra di Algeria, facendo circolare clandestinamente documentari sulle stragi terribili ivi perpetrate, dato che governo e stampa borghese censuravano le notizie. La liberazione dell’Africa nera, che allora sembrava inarrestabile – non conoscevano ancora i mille espedienti del colonialismo che, cacciato dalla porta, rientrava dalla finestra – era motivo di entusiasmo, e chi cadeva per questa causa, diventava un simbolo, come il congolese Patrice Lumumba.

Con altrettanta passione si seguivano le lotte che in America conducevano i neri.

L’assenza di colonie costrinse la borghesia ad investire in Italia, e il forte sviluppo industriale diede vita a una classe operaia numerosa e combattiva. Il tentativo della borghesia, di creare un muro tra gli operai meridionali impiegati nelle industrie del nord e i lavoratori locali, sostanzialmente fallì, e gli anni Sessanta furono caratterizzati da numerose lotte, che culminarono nell’autunno caldo.

Quel paese non esiste più. Una speculazione finanziaria forsennata ha sostituito lo slancio industriale. La cultura di sinistra, riformista e progressista, piena di illusioni sulla possibilità di trasformare la società, è pressoché scomparsa. L’arrivismo più sfrenato è propagandato quotidianamente da giornali e televisioni, e le trasmissioni sono tanto più pericolose e politicizzate (in modo occulto) quanto più si fingono di puro intrattenimento: lo spettatore non si rende neppure conto della propaganda di valori borghesi che gli viene propinata. La vita è difficile, ma con l’aiuto di carabinieri e preti si può tirare avanti.

Si discute se la Lega sia fascista o no. Non bisogna, insegna Trotsky, usare a caso il termine fascismo. Quest’ultimo è una forma particolarmente radicale di imperialismo, che distrugge i partiti politici ed integra con la forza gli organismi sindacali nello stato. La Lega, invece, è un caso particolare di democrazia borghese imputridita, un partito elettoralista, che è riuscito a utilizzare in una maniera estremamente reazionaria il parlamentarismo, con un livello di mistificazione altissimo. Come i subprimes creano capitale fittizio sulla base di debiti spesso inesigibili, la politica della Lega capitalizza tutti i peggiori istinti, xenofobia, ignoranza, stupidità. Partita da un’entità economico-sociale-politica mutuata da qualche romanzo di fantasy, la Padania, dopo una serie di chiassate separatiste, si è specializzata in un’odiosa campagna contro gli immigrati. La punta di diamante (si fa per dire) è il ministro Maroni.

Se la Lega è il centro di produzione della legislazione razzista, i partiti gemelli (PD-PDL) non sono meno coinvolti, il secondo perché vota regolarmente le leggi proposte dalle “osterie padane”, il primo perché ha a lungo negato, tramite suoi importanti esponenti, la presenza del razzismo. A Pisa, nel Consiglio comunale “la destra e il “centro-sinistra” (cioè PD, PS e IdV) hanno votato insieme una mozione di sostegno al “pacchetto sicurezza”, con cui il governo sta costruendo, contro i migranti in primo luogo ma anche contro i cittadini italiani, un altro pezzo di Stato di polizia”.(2) Ora Veltroni tuona contro il razzismo della norma sui medici. Troppo tardi: quando si lascia espandere un fenomeno, ci si adatta per paura di perdere consensi, inevitabilmente si è complici. Al tempo dei pogrom, con gli assalti ai campi nomadi, quando anche il PD di Ponticelli soffiava sul fuoco del razzismo, Veltroni lasciò correre.(3) Oggi, il razzismo non è più strisciante, è galoppante. Abbiamo visto la carica della polizia a Massa, l’ispettore di polizia Morra, vice dirigente dell’ufficio immigrazione (la persona giusta al posto giusto), che ha ucciso il senegalese Chehari Behari Diouf, la Giunta comunale di Brescia che esclude dal “bonus bebé” i figli dei lavoratori migranti regolari. L’elenco potrebbe continuare a lungo, e cresce ogni giorno. I lavoratori possono interrompere questo processo con una lotta contro il governo e contro la Lega. Questo partito ha nelle sue fila molti operai, che vi convivono con i loro datori di lavoro. Se verrà condotta un’autentica lotta salariale, gli operai si troverebbero di fronte i propri sfruttatori a viso scoperto, e allora la Lega entrerebbe in crisi. La Lega a Brescia ha lanciato un campagna per l’uscita dalla CGIL, che difenderebbe solo gli immigrati. Se la CGIL non ribatterà con una vera lotta, perderà un’occasione d’oro, e, non solo ne uscirà gravemente indebolita, ma sarà responsabile dell’ulteriore aggravamento dell’ondata razzista e xenofoba.

6 febbraio 2009

Note
1) “A proposito del prete negazionista don Floriano Abramowicz” :: Il pane e le rose, (1 febbraio 2009)
2) “Fascismo e razzismo: fermiamoli, prima che sia troppo tardi!” Manifestazione antirazzista pisana il 22 Novembre, Il Pane e le Rose” (22 novembre 2008
3) Francesca Pilla. “Napoli: Ponticelli la «rossa» si scopre razzista” “Il quartiere napoletano, una volta operaio e di sinistra, è il centro della rivolta contro i i campi nomadi. Rifiuti, degrado e voglia di cancellare ciò che è diverso. Ma dietro gli assalti ai rom c'è l'ombra degli interessi milionari legati ai progetti di riqualificazione dell'area”, il manifesto 15 Maggio 2008.

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