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Amianto: dalla fabbrica al territorio i crimini del capitalismo

(5 Febbraio 2009)

Per decenni, la produzione e la lavorazione dell'Amianto hanno generato un flusso ininterrotto di profitti per i padroni (azionisti). Per tutto quel tempo il benessere dei lavoratori, dei consumatori e del pubblico non ha costituito una preoccupazione. L'eredita' lasciata dall'Amianto si trova nei polmoni della nostra gente e nella contaminazione dell'ambiente.

Infatti l'impiego che ha avuto prima del 1992, anno in cui e' stato messo fuori legge in Italia, e' stato vastissimo. L'amianto e' stato utilizzato fino agli anni ottanta per produrre la miscela cemento-amianto (Eternit) per la coibentazione di edifici, tetti, navi, treni; come materiale per l'edilizia (tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie), nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (vernici, parti meccaniche), ma anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni. Inoltre, la polvere di amianto e' stata largamente utilizzata come coadiuvante nella filtrazione dei vini.

Virtualmente indistruttibile, l'amianto ha la proprieta' di resistere al fuoco ed al calore, agli agenti chimici e biologici, all'abrasione ed all'usura. Una fibra di amianto e' 1300 volte più sottile di un capello umano e le polveri di amianto, respirate, provocano l'asbestosi, nonche' tumori della pleura, ovvero il mesotelioma pleurico e dei bronchi, ed il carcinoma polmonare.

La mancata bonifica di questo disastro compiuto nel nome del profitto dei padroni perdura, nonostante la messa fuori legge della produzione e dell'impiego dell'amianto. Una produzione di nocivita' e morte che dalla fabbrica ha investito i territori producendo un disastro umano ed ambientale incalcolabile.
E di salute ci si comincia a preoccupare anche a Cappella Cantone (CR) dove la regione Lombardia vorrebbe realizzare una discarica di rifiuti speciali contenenti amianto in località Cascina Retorto, nonostante il parere contrario della popolazione.
Con l'amianto una lobby di potere si e' arricchita e qualcuno vuole continuare a farci soldi, mentre settori di operai e di popolazione ci si sono ammalati ed in alcuni casi, purtroppo non isolati, ci hanno rimesso la vita.

Chi si batte contro questo crimine per ottenere giustizia incontra, da sempre, gli ostacoli del potere, che puntualmente assolve i responsabili e cerca di mettere sotto silenzio il problema e coloro che lo sollevano.

Se i lavoratori vogliono affermare e difendere il loro diritto alla salute, alla giustizia, alla salvaguardia dell'ambiente e della natura, non devono più delegare a nessuno la difesa dei loro interessi. Dobbiamo lavorare per costruire un grande movimento di classe che unifichi tutte le lotte operaie e popolari, nella battaglia contro lo sfruttamento capitalista e la logica del profitto. Bisogna lottare per imporre condizioni di sicurezza sui posti di lavoro, affinche' altri non debbano subire e patire quello che hanno subito i nostri compagni e i loro familiari.

SLAI Cobas
Coordinamento Provinciale di Cremona
www.slaicobas.it

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