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Una sentenza da "giorno del ricordo"

(12 Febbraio 2009)

Lunedì 9 febbraio tre compagni sono stati condannati dalla corte d’appello di Trieste per i fatti di Piazza Goldoni del 12 settembre 2003, quando, in occasione di un concerto organizzato dall’associazione antifascista “Promemoria”, si è verificata dapprima una provocazione da parte di un gruppo di fascisti e successivamente un intervento violento della polizia esclusivamente diretto nei confronti di alcuni antifascisti.

Le sentenze ricalcano perfettamente quelle di primo grado: un anno e quattro mesi per un compagno per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, dieci mesi per ingiurie e lesioni ad un nazi per un secondo compagno, oggi detenuto nel carcere di Alessandria a seguito dell’operazione “Tramonto” del 12 febbraio 2007, e otto mesi a un terzo per concorso in lesioni.

Il concerto era stato organizzato in questa piazza centrale di Trieste per protestare contro la costruzione, all’interno della medesima, del monumento “alle vittime di tutti i totalitarismi”, con il quale l’amministrazione comunale intendeva parificare i caduti della Resistenza con i fascisti e i nazisti giustiziati durante e dopo la Seconda guerra mondiale presso il confine orientale. L’evento era già stato vietato con motivi del tutto pretestuosi da parte della questura nelle settimane precedenti e proprio nella giornata in cui si sarebbe dovuto svolgere un gruppo di fascisti aveva appeso nelle vicinanze lo striscione “partigiani assassini”.

In concomitanza dell’iniziativa squadristi si aggiravano (indisturbati dalla polizia) con fare minaccioso nelle vie limitrofe, alcuni brandendo caschi e cinture in mano. Quando uno di questi entrava all’interno della piazza si è verificato dapprima uno scontro nel tentativo di allontanarlo, seguito dal violento placcaggio degli sbirri della digos contro un compagno. I fascisti e la polizia hanno potuto così adempiere al premeditato intento di intimidire e reprimere chi osa contestare la vergognosa riabilitazione del fascismo, nascosta sotto le mentite spoglie di “pacificazione nazionale”.

La sentenza è chiaramente politica perché colpisce tre compagni estranei ai fatti contestati.

Infatti il compagno condannato a 8 mesi per concorso in lesioni è stato ritenuto “istigatore dell’aggressione” con una ricostruzione fantasiosa e arbitraria già operata in primo grado, basata esclusivamente sulla testimonianza del nazi. I giudici hanno ritenuto che rivolgersi a quest’ultimo con la frase “hai problemi?” sarebbe equivalente a istigarne l’aggressione.

Il compagno condannato a 10 mesi è stato ritenuto colpevole sulla base di un riconoscimento fotografico da parte del cosiddetto aggredito, dunque in maniera del tutto parziale.

Il terzo compagno condannato pesantemente con un anno e quattro mesi si è esclusivamente frapposto fra alcuni antifascisti e gli sbirri in borghese della digos, perché i primi li ritenevano essere militanti fascisti, vista la loro violenza nell’intervento.

Aggiungiamo inoltre che le richieste del pm erano state di quattro mesi a testa, dunque il collegio giudicante ha come minimo deciso di raddoppiare la pena rispetto all’accusa, arrivando addirittura più che a triplicarla.

Questa sentenza è stata emessa nella ricorrenza della “Giornata del Ricordo” e ne porta il marchio. La riabilitazione del fascismo e dei fascisti (presentati come “martiri delle foibe”) e la criminalizzazione dell’antifascismo non è solo una campagna storico-culturale. Essa assume di fatto una concreta dimensione politica nel momento in cui sia da destra che da “sinistra” si attaccano le conquiste storiche della classe lavoratrice, si finanziano in nome della “sicurezza”, a livello locale o governativo, gruppi di squadristi (vedi “ronde padane”), si varano neo-leggi razziali e si inviano truppe all’estero in nuove e sanguinose avventure coloniali.

E infine diventa prassi di polizia e tribunali quando si sentenzia contro gli antifascisti e tutti i proletari che lottano contro questo sistema, quando le manifestazioni di forza nuova vengono difese dagli sbirri, quando le proteste operaie vengono represse a colpi di manganello.

Contro il nuovo e vecchio fascismo, ora e sempre Resistenza!

Trieste 11 febbraio 2009

Gruppo Primo Maggio 1945

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