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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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    Per un nuovo inizio della rifondazione teorica, culturale, politica, organizzativa di una forza comunista

    Intervento di Leonardo Masella alla Direzione nazionale del PRC del 11 febbraio 2009.

    (14 Febbraio 2009)

    Comincio dichiarando il mio accordo con l’esigenza posta nell’intervento del compagno Veruggio che mi ha preceduto, di una discussione specifica sul sindacato, anche con un attivo nazionale degli iscritti non solo alla Cgil ma anche ai sindacati di base. Non c’è nessuna rifondazione comunista senza la rifondazione di un sindacato di classe. Le due cose vanno di pari passo.

    Per quanto riguarda l’ordine del giorno della nostra discussione odierna, io sono fortemente d’accordo, e da tempo (come dimostra il primo ordine del giorno che ho presentato e fatto approvare nel congresso del partito nella federazione di Bologna, a cui poi è seguito un ordine del giorno simile nel congresso della federazione di Torino e poi la formulazione conseguente del documento finale di Chianciano) con la direzione di marcia della risoluzione proposta dalla segreteria per le elezioni europee.

    La direzione di marcia è quella giusta non solo per superare lo sbarramento elettorale ma anche per rispondere alla pesantissima crisi economica e sociale.

    Io credo che ancora il partito non abbia la sufficiente percezione di cosa ci stia arrivando in testa, della portata e degli effetti davastanti della crisi, effetti drammatici per vaste masse lavoratrici e popolari. Effetti devastanti sul piano sociale e sul piano politico. I precari li stanno già licenziando in questi giorni. In tutte le fabbriche stanno facendo fuori, nel silenzio totale, tutti i giovani lavoratori interinali, ma nessuno se ne accorge, neanche noi, neanche il nostro partito, perché quei lavoratori non fanno notizia, non hanno un sindacato, non possono protestare, non fanno sciopero. Vanno silenziosamente a casa, nella povertà, nella disperazione, in silenzio, senza che nessuno li difenda, senza che nessuno ne parli. Poi toccherà a tutti i precari a tempo determinato, a progetto, co.co.co. Altro che assunzione a tempo indeterminato ! E poi ai lavoratori a tempo indeterminato, di cui solo una parte avrà la cassa integrazione. Per non parlare del dramma degli immigrati, fatti venire qui dal capitale per fare i lavori più duri a basso costo, che ora che non servono più vengono ricacciati nella miseria dei loro paesi d’origine.

    Questi saranno gli effetti sociali della crisi, a cui corrisponderà, stanno già corrispondendo gli effetti politici, altrettanto drammatici e inediti. Guerre fra poveri, razzismo, qualunquismo antipolitico, crescita di consensi ai neofascisti della Lega, ai nostalgici del fascismo, al populismo antidemocratico di Berlusconi.

    Il fascismo è stato la faccia reazionaria del capitale con un consenso di massa. Cos’è ciò che stiamo vivendo oggi, in quel mix di prepotenza, di violenza razzista e classista dall’alto e dal basso, dal padrone Berlusconi e dai federali leghisti padani ? Attenzione: la storia sì si ripete, ma mai nelle stesse forme. Oggi il nuovo fascismo, la nuova faccia reazionaria del capitale con un consenso di massa arriva non tanto con i nostalgici della camicia nera, ma con un mega-imprenditore che si è impadronito del governo e del parlamento, con il dominio televisivo dell’informazione e delle coscienze, con il razzismo dilangante e arrogante, con la prepotenza ignorante del leghismo, con le nuove missioni militari all’estero e la retorica nazionalista, con il neo-integralismo cattolico, con la cancellazione neocorporativa del contratto nazionale di lavoro, con il revisionismo storico e con la subalternità culturale della sinistra a tutto ciò. Da tempo i principi fondamentali della Costituzione antifascista sono stati affossati con la copertura delle celebrazioni rituali.

    La risposta del Pd, e più in generale della sinistra socialdemocratica e moderata, non solo è inefficace ma da tempo sta alimentato e alimenterà i consensi alla Lega, a Berlusconi, a questo processo di neofascistizzazione della società, come si è visto dagli effetti delle politiche e del fallimento del governo Prodi.

    La crisi alimenterà all’ennesima potenza questi fenomeni. Un nuovo regime reazionario di massa, ovviamente in forme nuove dal passato, non è solo un rischio ma una realtà.

    E’ bene non illuderci. Noi non saremo in grado di trasformare nell’immediato la crisi del capitalismo in una alternativa di superamento del capitalismo. Ci vorrano grandi eventi mondiali, al di fuori del nostro Paese. Noi potremo al più contrastare, arginare questo processo, se e solo se sapremo rappresentare la più radicale e credibile opposizione alla crisi economica. Se sapremo cioè contrapporre alla radicalità razzista della Lega (“Il nemico è l’immmigrato”) la radicalità comunista e classista (“L’avversario è il padrone, è il sistema”).

    Ma per essere credibile, la radicalità comunista e classista non è sufficiente, deve saper fare anche massa critica. Radicalità comunista e classista la fa, per esempio, anche Sinistra Critica, che dice più o meno le nostre stesse cose, ma non è credibile per i soggetti sociali a cui si rivolge, anche per le sue dimensioni.

    Per questo condivido pienamente la proposta e la promozione di una lista unitaria comunista e di sinistra per le prossime elezioni europee che sia non solo un cartello elettorale, né un accordo politicista di stati maggiori, ma l’avvio di un processo politico-sociale di costruzione di un ampio polo comunista, anticapitalistico, di sinistra, di classe, che rappresenti assieme radicalità dei contenuti e unità, per essere credibile e attrattivo per quelle masse di soggetti sociali che saranno colpiti pesantemente dalla crisi.

    La nostra proposta va fatta in positivo a tutte le forze potenzialmente interessate, non in negativo, per differenza dagli altri (non è quella di Diliberto, non è quella di Cannavò, eccetera).

    Anche perché non è solo una questione tattica, ma strategica. In questo processo io non vorrei perdere né la sostanza comunista né la sostanza della rifondazione. Anzi, vorrei riconquistare entrambe. Ma la “rifondazione” di una forza comunista non è qualcosa che va “continuata”, come un residuo che rimane dopo la parentesi governista che l’avrebbe tradita, ma è qualcosa che è stata interrotta da molto più tempo o forse è stata sempre annunciata e mai realmente cominciata. Abbiamo bisogno di un nuovo inizio della rifondazione teorica, culturale, politica, organizzativa di una forza comunista, che per avere successo non può essere fatta in un cielo astratto avulso nel tempo e nello spazio, ma nel fuoco dello scontro politico e sociale qui ed ora. Da come attraverseremo la crisi e affronteremo sul piano dell’analisi teorica della crisi del capitalismo e dell’organizzazione del partito adeguato al conflitto sociale nella crisi, dipenderà il successo o meno della nostra impresa.

    Leonardo Masella

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