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25 Aprile

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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Valerio Verbano e Roberto Scialabba non sono morti invano!

Nessuna strada da intitolare. Nessun boia con cui trattare

(15 Febbraio 2009)

Anche lui voleva vivere, ma in un altro modo.
Per questo e’ stato assassinato.
Dai fascisti, usati e coperti dallo stato.
Anche noi vogliamo vivere, in un altro modo.
Lo stesso di Valerio.
Per questo non lo dimentichiamo.
Per questo continuiamo la sua lotta,
contro i fascisti e lo stato che li usa e li copre.
Con tutti i mezzi necessari.

Valerio Verbano
ne’ strade da intitolare - ne’ boia con cui trattare
solo la stessa lotta da continuare!

I nostri compagni assassinati non debbono trasformarsi in icone inoffensive buone per ogni stanca commemorazione, ne’ possono diventare motivo di trasversale rivendicazione bipartisan, o peggio luogo di sperimentazione dell’oblio pacificatore.
I nostri compagni sono stati assassinati perche’ davano fastidio, lottavano contro questa societa’, per un altro futuro, diverso da quello di allora, e ancora piu’ diverso da quello di oggi.
Ricordare senza retorica i nostri compagni morti significa assimilarne lezioni e pensiero, continuarne l’opera e la lotta, aggiornata alle battaglie di oggi, ma legata al filo rosso che ci unisce nella linea di condotta generale della lotta di classe.

Oggi, l’approfondimento della crisi capitalistica sta producendo, insieme alla tendenziale neoschiavizzazione del proletariato, l’accelerazione della tendenza al bipartito di stato, come confermano la trasversale riforma federalista e lo sbarramento antiframmentazione partitica.
La crisi, alla faccia di slogan e “onde” durati quanto una stagione metereologica, la stanno facendo pagare proprio a noi, alle nostre condizioni di vita, di lavoro, di a-socialita’.
Avanza parallelamente a disoccupazione, precarieta’ e cassa integrazione, la visione generale razzista-securitaria della societa’, novella faccia della moderna democrazia borghese, che garantisce “libera circolazione” alle braccia degli schiavi di ogni colore ma ne brucia vite e diritti.
Siamo al si salvi chi puo’, dove unitamente alla diffusione di un esasperato individualismo, all’abbandono di ogni radicamento territoriale, la defunta sinistra di stato non trova di meglio che elemosinare un posto al sole di Montecitorio, riproponendo ancora confusi assemblaggi e rifondazioni di “nuove” sinistre piu’ o meno unite.

Sembrano non esserci sbocchi, eppure, a fronte di tanto sgomento e confusione cresce la necessita’ di fare chiarezza.
Non tutto e’ perduto!
Noi non possiamo impedire, allo stato delle nostre forze e dei rapporti di forza tra le classi, il procedere della crisi e dei suoi effetti; possiamo pero cogliere, nei meandri profondi della crisi, gli elementi strategicamente favorevoli al proletariato, primo fra tutti l’oggettiva spinta alla ritirata ordinata, che coltivi gli elementi della ripresa di classe per il futuro.
Bisogna dare forza ed organizzazione a questa spinta, facendo passi pratici in questa direzione, riunendo e concentrando riflessioni e militanti, strutture ed individualita’.
Lontani da ogni commemorazione, questo e’ il nostro modo di non dimenticare, di far vivere Valerio, la sua e la nostra rivoluzione!

Sabato 28 febbraio mobilitazione cittadina
alla lapide di Roberto Scialabba
Piazza S.Giovanni Bosco ore 16.00

COMBAT

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