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(15 Febbraio 2009)
L'attesa attorno agli esiti della riunione del 15 a Roma è molto forte e forse di natura diversa, pertanto è indubbio che occorre muoversi con estremo senso di responsabilità per non deludere chi ha creduto nell'appello unitario della primavera scorsa. Da allora, infatti, migliaia di compagne e compagni hanno continuato a sottoscrivere l'appello, facendolo vivere anche quando pareva dimenticato e messo in ombra dagli eventi successivi. Tale testo, come un fiume carsico, ha continuato ad essere un riferimento sempre più esteso dei militanti comunisti, i quali, pur con le diverse collocazioni attuali, hanno iniziato a credere nella possibilità di una rinascita unitaria del movimento comunista in Italia. Tutto ciò è segno di vitalità positiva, ma allo stesso tempo richiama alla domanda di condivisione e partecipazione che devono essere soppesate con attenzione, soprattutto dal nucleo dei primi firmatari che ora hanno la responsabilità del rilancio del documento.
Il confronto del 15 febbraio avviene sotto la cappa di piombo della crisi internazionale e dell'attacco eversivo messo in atto dalle destre al governo in Italia, inoltre, il dibattito interno alle due maggiori forze comuniste, il PRC ed il PdCI, che sta muovendo i primi sostanziali passi verso una lista unica da presentarsi alle elezioni europee, cosa assolutamente positiva, deve ancora essere strutturato da un programma alternativo ai due poli moderati, centrista e socialdemocratico, che rispondono agli interessi del grande capitale continentale. Siamo dunque ben lungi dal permettere un qualche ottimismo sulla possibilità immediata di addivenire ad un'unità organica delle e dei comunisti. Del resto negli incontri di CU del FVG non c'eravamo illusi sul fatto che ciò avvenisse in tempi rapidi e senza difficoltà.
Allo stesso tempo la discussione in CU del FVG ha comunque avvertito la necessità urgente di un approdo unitario dei comunisti in un'unica organizzazione partito, capace di trovare un denominatore comune che permetta il cimentarsi di un quadro ideale, progettuale e politico immediato che punti a far nascere un'organizzazione di massa, stratificata e radicata nella società, che non sia a rischio entro poco, di continue implosioni frazionistiche e scissioniste.
Tuttavia voglio sottolineare che il percorso e la costruzione di una forza comunista unitaria e autonoma, deve sostanziarsi sulla chiarezza iniziale dei progetti, che necessariamente, devono partire dall'autocritica delle esperienze del recente passato governista e movimentista, che ne hanno eroso il credito accumulato fino agli anni '70 dell'altro secolo; in questo senso è decisivo che la riunione nazionale affronti i temi dirimenti per un progetto comunista, in particolare rispetto alla politica delle alleanze sul piano nazionale ed internazionale, che diversamente dalle tante sinistre presenti oggi in Italia, deve poggiarsi sulla chiara alternativa di sistema, in senso anticapitalista e pienamente marxista.
C'è quindi d'appurare che atteggiamento deve tenere CU rispetto alle elezioni della prossima primavera, nel senso che tale traguardo non può essere elemento d'ennesima archiviazione del progetto comunista unitario, pur nell'impegno per un'affermazione elettorale dei comunisti, che segni anche nell'immaginario collettivo, un'inversione alla tendenza all'estinzione che le elezioni politiche del 2008 hanno dato. Inoltre da più parti, ed io tra questi, si auspica che l'unità dei comunisti non sia la mera sommatoria di PRC e PdCI, ma la sede di una nuova casa comune più grande, che trovi nella base dei militanti la spinta alla costruzione di una nuova forza di massa capace d'incidere e pesare nei rapporti di forza sociali.
Ribadisco, infine, che il rilancio dell'appello nazionale di CU, deve necessariamente guardare oltre alle scadenze elettorali, solo con un progetto di grande respiro, infatti, può vivere e rafforzarsi con l'obiettivo di rappresentare i bisogni delle classi lavoratrici e della parte migliore della società.
Alessandro Perrone attivista e promotore di CU nel FVG
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