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L'attacco a Gaza, un crimine premeditato

(18 Gennaio 2009)

Quelli che l’esercito israeliano sta massacrando o bruciando vivi col fosforo bianco sono semiti, come tutti gli arabi. Eppure un’oscena schiera di giornalisti e politici grida all’antisemitismo ogni volta che si critica Israele. Vengono uccisi vecchi, donne e bambini. Gli animali da preda scelgono più facilmente vittime deboli, anziane o cuccioli.

Come tutti i governi imperialisti, il governo israeliano si serve con estrema spregiudicatezza di presunte ragioni giuridiche e morali, che poi si mette invariabilmente sotto i piedi. Sostiene che l’attacco a Gaza è un atto di legittima difesa, a causa del bombardamento dei missili Qassam. Come se un popolo strangolato da un assedio, privato di cibo, medicine, corrente elettrica e acqua non avesse il diritto di difendersi. I giudici che il governo israeliano propone, il governo americano e quelli della UE, devono essere ricusati perché si sono già espressi contro Hamas prima che si sia avviata l’istruttoria.

Falsi testimoni, giornalisti comprati, in Israele filmano solo quello che le autorità permettono, e spacciano questa versione evirata per la realtà; oppure, senza neppure scomodarsi ad uscire dalla redazione, si limitano a parafrasare il contenuto delle veline, cioè la versione del lupo aggredito dall’agnello. Pochi pubblicisti coraggiosi, che hanno rifiutato di lasciare Gaza, sono minacciati di morte. Un sito israeliano chiede ai lettori di segnalare la posizione di Ewa Jasiewicz (volontaria polacca dell'International SolidarityMovement – ISM - rimasta a Gaza per aiutare i feriti) e di Arrigoni, per poterli far fuori.(1) Simon Wiesenthal dava la caccia ai criminali nazisti, questi fanno l’esatto contrario, indicano ai killer i militanti che aiutano i civili aggrediti e documentano i crimini compiuti.

Uno degli esecutori materiali ha già confessato: “Il generale israeliano Avi Benyahaou ha rivelato che i soldati si sono addestrati per 18 mesi in una finta Gaza, realizzata nella base di Tsehilim. «I nostri militari conoscono ogni vicolo in cui si trovano gli obiettivi», ha aggiunto. E’ probabile che per rendere il “teatro” più vicino alla realtà, l’intelligence abbia messo insieme le informazioni degli 007 con le foto della ricognizione aerea.”(2)
Altro che legittima difesa, qui si tratta di un misfatto preparato a lungo, un crimine premeditato. Non solo, ma fa parte di una lunga catena di attacchi – l’ultimo nei confronti del Libano – per cui si può parlare di abitualità del delitto. L’intervento serve anche per tornaconto elettorale e per far dimenticare le fondatissime accuse di corruzione, quindi i governanti hanno agito per motivi abietti, e hanno commesso reati per occultarne altri.

Un evidentissimo concorso nel reato riguarda Mubarak, che ha collaborato al blocco, e impedisce ai civili assediati di mettersi in salvo, chiudendo i confini.

Se per i governi valessero le norme del diritto penale, la condanna sarebbe inevitabile. In realtà, per le potenze, il diritto, penale o internazionale, conta meno di zero. La morale e il diritto delle classi dominanti, in mille modi diversi, giustificano sempre lo sfruttamento e la sopraffazione. La morale delle classi sfruttate, invece, ha il suo centro nella liberazione: liberazione dall’oppressione dei popoli, dalla schiavitù salariale, dalla discriminazione nei confronti delle donne, degli immigrati, dei diversi.

Persino la nostra stampa ufficiale e la TV, delle quali molti altri paesi si vergognerebbero, non possono fare a meno di parlare di intere famiglie distrutte, di ospedali che non riescono più ad accogliere i feriti, della mancanza di luce, dì acqua, delle più elementari condizioni di vita. Sparare sulla croce rossa, un tempo era un modo di dire, oggi è una realtà quotidiana. Si può colpire ovunque, basta dire che vi erano depositate armi, oppure che vi si nascondevano terroristi.

Ci si potrebbe attendere l’esplosione di un’ondata di indignazione, non solo nei paesi arabi. Invece, la maggior parte degli europei, lavoratori compresi, tarda a prendere coscienza, il complice Mubarak è ancora in sella, e la grande maggioranza degli israeliani accetta la guerra a Gaza. Richiesto da un giornalista di commentare la strage della famiglia di un dirigente politico, un passante ha risposto più o meno così: “ci dovrebbero ringraziare, abbiamo dato loro la possibilità di andare direttamente nel paradiso di Allah!”. E’ nato poi un nuovo tipo di “turismo”. Intere famiglie che si appostano sulle colline vicino a Gaza, per osservare meglio i bombardamenti. Una nuova forma di pedagogia.

L’imperialismo israeliano pretende di rappresentare la totalità degli ebrei. Sarebbe ingiusto e politicamente suicida accettare ciò come un dato. Molti ebrei sono indignati quanto noi per le stragi e le continue provocazioni, e non si può far ricadere su di loro l’infamia dei massacratori di donne e bambini. Gli appelli e documenti di ebrei, che condannano senza mezzi termini i crimini commessi a Gaza si susseguono, con maggiore frequenza rispetto alle guerre precedenti. I soldati israeliani che si sono rifiutati di partecipare a questi crimini, sfidando la prigione, sono l’orgoglio degli antimilitaristi.(3) Chi ha compreso il carattere imperialistico della politica israeliana e si comporta di conseguenza, è nostro compagno di lotta.

C’è, poi, chi s’illude che sia possibile in futuro una pace negoziata tra Israele e i palestinesi. In uno scritto apparso sul manifesto si legge : “2 popoli - 2 stati significa innanzitutto un trattato di pace definitivo tra Israele e l'Anp, con contestuale risoluzione dei 3 nodi irrisolti (definizione dei confini, ritorno dei profughi, statuto di Gerusalemme), ma anche non ingerenza nelle rispettive vicende interne”.

Nonostante questi limiti del documento citato, non si può ignorarne la denuncia: “Abbiamo scritto su il manifesto dell'inopportunità di evocare la Shoah nel contesto del conflitto israelo-palestinese, ma di fronte alla teoria che ogni edificio, non importa se scuola, ospedale, moschea o di un'istituzione internazionale, può diventare «ricettacolo di terroristi» ergo bersaglio da abbattere, come non rabbrividire constatando che si sono assunti gli stessi criteri usati per ogni esecuzione di massa? Che risponda chi parla di autodifesa da parte di Israele.” “… e che nessuno si lamenti di un uso «propagandistico» delle immagini dei bambini morti, fino a quando c'è chi ne fa strage”. C’è anche una forte critica verso quella sinistra “che ha apprezzato il «valore» del ritiro unilaterale da Gaza, come se non fosse stato ovvio che non poteva che produrre isolamento, assedio e crisi umanitaria in quel fazzoletto di terra in cui sono stipati 1,5 milioni di persone senza alcuna via di fuga…”(4)
Analoghi limiti troviamo in un appello firmato da 540 cittadini israeliani. Una inequivocabile denuncia: “Centinaia di morti, centinaia di feriti, ospedali sovraccarichi, il deposito centrale di medicinali di Gaza bombardato. Persino l'imbarcazione Dignity del movimento Free Gaza che portava forniture mediche di emergenza e numerosi medici è stata attaccata. Israele ha ripreso apertamente a commettere crimini di guerra, peggiori di quelli che abbiamo visto in un lungo periodo di tempo.”(5)
Ma vi troviamo anche proposte di intervento dell’Onu, cioè di un organismo dove alcuni stati possono porre sempre un veto, e dove siedono i rappresentanti di governi reazionari come quello dell’Arabia Saudita, di Mubarak, di Berlusconi…
Un altro documento dice: “Noi firmatari siamo tutti di origine ebraica. Quando abbiamo visto la morte e i corpi insanguinati dei bambini, il taglio dell’acqua, dell’elettricità e del cibo, ci è tornato in mente l’assedio del ghetto di Varsavia. Quando Dov Weisglass, consigliere del primo ministro israeliano Ehud Olmert, ha parlato di mettere gli abitanti di Gaza “a dieta” e il viceministro della Difesa, Matan Vilnai, ha detto che i Palestinesi avrebbero sperimentato “una Shoah più grande”, ci hanno ricordato il governatore generale Hans Frank nella Polonia occupata dai nazisti, che parlava di “morte per fame”.

La vera ragione dell’attacco a Gaza è che la volontà di Israele è quella di accordarsi solo con i quisling palestinesi. Il maggior crimine di Hamas non è il terrorismo ma il suo rifiuto di accettare di diventare una pedina nelle mani del regime di occupazione israeliana in Palestina.”(6)
Uno stato imperialista, confessionale, discriminatorio, non può accettare la pacifica convivenza. La rivoluzione francese portò avanti l’emancipazione dei diritti civili e politici, e, in Italia, il crollo dell’ultimo e peggiore stato dell’ancien régime, lo stato della chiesa, pose fine allo scandalo della discriminazione contro gli ebrei. Ma l’imperialismo riproduce, in forma più sistematica, le aberrazioni dei vecchi regimi, basti pensare al rifiorire della tortura sotto Bush. Perciò, alle soglie dell’età imperialistica, alla fine dell’Ottocento, proprio in Francia la discriminazione antiebraica rispuntò, col famoso processo Dreyfus. Chi sogna uno stato composto da soli ebrei, con una sola religione, riproduce, in un contesto diverso, le stesse discriminazioni che le rivoluzioni borghesi avevano eliminato.

L’imperialismo israeliano, non soltanto sviluppa discriminazioni interne, ma ha bisogno continuo di provocare guerre. Gran parte dell’economia israeliana gravita intorno alla produzione militare, e le industrie del settore hanno potenti gruppi di pressione che hanno interesse al mantenimento di una tensione continua. Un politico che oggi cercasse la pace sarebbe ostacolato, deposto, quasi sicuramente assassinato. La cacciata di tutti i palestinesi, e quindi una serie continua di guerre è il vero fine di questo regime, al di là di tutti i tatticismi e delle truffe diplomatiche.

E’ probabile, però, che il crescente squilibrio tra l’enorme spesa, i sacrifici, le morti di soldati e gli scarsi risultati politici ottenuti, porti lo stato d’Israele in un vicolo cieco, dal quale si può uscire solo con metodi non parlamentari. Tutti i governi hanno appoggiato i coloni, li hanno protetti politicamente ed economicamente, e ne sono sempre più condizionati. E’ uno dei motivi, e non certo il meno importante, che impedisce qualsiasi soluzione. I governi parlamentari, perciò, non potranno che continuare questa politica di avventura, che fa enormi distruzioni, senza ottenere grandi risultati politici.

Fare previsioni non è facile, si rischia di essere smentiti dai fatti, tuttavia non bisogna lasciarsi paralizzare dalla paura di sbagliare. Non è escluso che l’imperialismo israeliano tenti una soluzione di tipo gollista. Un regime sostenuto dai militari potrebbe essere meno dipendente dall’isterismo dei coloni, concedere un’indipendenza formale ai territori, cha da colonie si trasformerebbero in semicolonie. La conquista del Medio Oriente, da militare si trasformerebbe in economica e finanziaria. Niente di nuovo: le merci e i capitali tedeschi hanno fatto in Europa orientale conquiste ben più durature di quelle della Wehrmacht.

I coloni, perduta l’influenza politica, riceverebbero il benservito e sarebbero abbandonati ai meccanismi del mercato.

La sostituzione di una forma di imperialismo con un altro? Tutto inutile, allora, per le masse sfruttate? No, perché l’indipendenza formale permetterebbe loro di vedere che non è soltanto la borghesia d’Israele che le sfrutta, ma anche la borghesia palestinese, e ci sarebbe uno spiraglio per la nascita della coscienza di classe.

17 gennaio 2009

Note
1) Si tratta del sito sionista <http://www.stoptheism.com/> Stop the ISM - messo in piedi da Lee Kaplan. Miguel Martinez .Fonte: http://kelebek.splinder.com/ Link:http://kelebek.splinder.com/post/19558089/Gaza:+Ewa+e+Vittorio,+o+morti+ 12.01.2009. In Come Don Chisciotte: “Gaza Ewa e Vittorio, o morti o morti”.
2) Guido Olimpio, “I soldati israeliani si sono addestrati per 18 mesi in una finta Gaza”. Corriere della Sera, 05 gennaio 2008
3) E’ noto che Lenin rifiutava ogni forma di obiezione di coscienza, e chiedeva ai militanti di entrare nell’esercito, per trasformare la guerra imperialista in rivoluzione proletaria. La presenza di un partito classista come quello bolscevico rendeva possibile lo sviluppo di tale tattica. Oggi, un tale partito manca, e finché non rinascerà, sarà impossibile agire su quella linea. Per questo, va riservata grande attenzione a ogni segno di opposizione alla guerra, anche se limitata a poche persone e senza una precisa linea tattica.
4) “Perché noi ebrei siamo andati e andremo alle manifestazioni”, di Ester Fano, Sveva Haerter, Claudio Treves, il manifesto, 09 gennaio 2009.
5) Appello dall'interno - firmato da cittadini israeliani - Scritto da 540 cittadini israeliani l’8 gennaio 2008. Megachip, 10/01/09 Radiocittaperta.it .”Centinaia di israeliani firmano un appello per le sanzioni internazionali contro Israele Link originale: http://www.freegaza.org/en/home/658-a-call-from-within-signed-by-israeli-citizens. Contatto: gazabfw@gmail.com Traduzione di Manlio Caciopo per Megachip.
6) Appello degli ebrei Inglesi per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro IsraeleAppello degli ebrei Inglesi per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. Il testo è stato pubblicato come lettera sul Guardian del 10 gennaio 2009 ed è visibile sul sito della Monthly Review http://mrzine.monthlyreview.org/

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