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(20 Febbraio 2009)
Domenica 15 febbraio si è svolta a Roma una riunione di alcuni promotori dell'appello Comunisti Uniti.
L'esigenza di un percorso di riunificazione dei comunisti, affermata per la prima volta con l'appello del 17 aprile 2008, va ben al di là della sconfitta elettorale e risulta oggi tanto più attuale alla luce della profonda crisi strutturale del sistema capitalistico. La crisi mette a nudo in maniera brutale le contraddizioni intrinseche al modo di produzione. Essa acuisce il conflitto capitale-lavoro e le condizioni dello sfruttamento in Italia e in Europa e pone le premesse per una fase politico-sociale regressiva anche sul piano degli assetti politici. Essa inoltre approfondisce le conflittualità interne al campo imperialista, saldandosi con il declino tendenziale di un paese, gli USA, che detiene però ancora un potere militare senza precedenti.
Nonostante i segnali in controtendenza, sono invece drammaticamente carenti in Occidente le basi soggettive per una ripresa di un conflitto politico-sociale consapevole, organizzato e di massa. Trent'anni di ciclo neoliberista hanno destrutturato il mondo del lavoro, frammentando i contratti, introducendo massicciamente la precarietà, mettendo lavoratore contro lavoratore e erodendo forme di coscienza che erano maturate nel corso di 150 anni di storia del movimento operaio. Al tempo stesso, mentre emergono nuovi centri di potere mondiale, i comunisti faticano a costruire un blocco storico che possa efficacemente contrastare l'imperialismo.
Da qui la necessità di un percorso di riunificazione che consenta ai comunisti, in questa fase di difficile resistenza, di costruire forme organizzative più efficaci e di darsi strumenti politici adeguati alla fase. E' un processo che non può che muoversi simultaneamente dall'alto e dal basso. Un processo che, pur guardando in faccia i limiti e gli errori accumulati da questi soggetti, parta dall'indispensabilità delle forze comuniste organizzate oggi più forti, PRC e PdCI, ma che nel contempo vada al di là di esse coinvolgendo forze esterne a questi due partiti. Che riconosca cioè l'esigenza di avviare un loro processo unitario come prima e indispensabile base di una riunificazione della vasta diaspora comunista italiana, dell’unità delle decine e decine di migliaia di comuniste e comunisti esterne/i ai due partiti maggiori e di quelle sensibilità che hanno operato in questi anni al di fuori di essi ma sempre nel vivo delle vertenze e delle lotte. Da questo punto di vista la lista unitaria delle forze comuniste e anticapitaliste per le prossime elezioni europee può rappresentare un primo passaggio importante in senso unitario. E questo non certo perché un partito comunista possa nascere da un passaggio elettorale, ma perché la stessa campagna elettorale condotta unitariamente, il conflitto sociale condiviso e un programma comune anti Maastricht possono offrirsi come basi materiali per la più vasta costruzione dell’unità dei comunisti dal basso.
Il progetto dell’unità dei comunisti ha bisogno con ogni probabilità di un processo lungo e complicato, che la riunione di lunedì ha deciso di sostenere con forza. A tal fine, l'assemblea ha dato mandato ai compagni Stefano Azzarà e Andrea Fioretti (tra i 100 dell'Appello) di consultare i promotori e proporre su queste basi la costituzione di un comitato nazionale che avvii una nuova iniziativa generale dell’Appello e dei soggetti sociali e politici che esso ha sin qui evocato e che evocherà, preparando un nuovo appello e coordinando il lavoro dei comitati locali provvisori, ampliandoli, integrandoli e favorendo la partecipazione, il coinvolgimento e l’informazione di tutti i firmatari dell’appello.
Mercoledì 18 febbraio 2009
Stefano G. Azzarà
Andrea Fioretti
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