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(29 Ottobre 2010) Enzo Apicella

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Il ddl delega sullo sciopero dopo l'estromissione della sinistra dal Parlamento

(1 Marzo 2009)

Aggiungo altre considerazioni a proposito del disegno di legge delega presentato dal Ministro Sacconi sull'esercizio dello sciopero nel settore dei trasporti (per ora). Questa iniziativa non è stata tirata fuori dal cappello dell'illusionista all'improvviso ma è il prodotto di una solida alleanza contro i diritti sindacali che si è creata attorno al Ministero del Lavoro (dobbiamo continuare a chiamarlo tale? Dobbiamo ritenere Sacconi epigone di Donat Cattin e di Brodolini?) che comprende la Confindustria, la Cisl, Uil e l'Ugl, molti esponenti della Voce, Cazzola, Ichino, i "politici"del PD Letta,Treu,Damiano e che, sebbene ci siano stati momenti di collaborazione (welfare,Alitalia), non ha potuto inglobare la CGIL dal momento che questa, portatrice di una cultura spesso antagonista come quella dei metalmeccanici, sebbene in certi momenti abbia ceduto e dato il proprio apporto, non può proprio cedere su questioni vitali come il modello contrattuale ed ora, il diritto di sciopero.

Quando Sacconi dice che la CGIL è isolata vuole esercitare una pressione che riguarda in primo luogo il PD. Non a caso Letta si è pronunziato a favore del ddl delega con qualche virgola in meno e lo stesso Damiano con qualche piccola variante dà il suo benestare.

E' vero che la CGIL è isolata e che ha dentro di se molti del suo gruppo dirigente che non hanno alcuna voglia di fare la guerra su nessuna questione e che di fatto hanno accettato la visione collaborazionista della Cisl e della UIL e sono ansiosi di recuperare riconoscimenti ministeriali e "potere", un potere che l'opposizione non concede.

Ma l'isolamento della CGIL è un dato relativo al quadro politico-sindacale. Sul piano sociale, la posizione della CGIL viene apprezzata dall'immensa galassia del sindacalismo di base che oggi costituisce la parte più combattiva delle classi lavoratrici. Il sindacalismo di base, dalla scuola agli ospedali, ha dato vita recentemente a manifestazioni di lotta nazionale che hanno impressionato per l'ampiezza e la vivacità della partecipazione.

La mossa di Sacconi è diretta certamente a disarticolare la CGIL con l'appoggio di alcuni esponenti del PD da Treu a Damiano, ma il suo obiettivo centrale è la sconfitta del sindacalismo di base che verrebbe privato della sua arma naturale: lo sciopero. Con le norme del ddl delega difficilmente un sindacato di base potrà organizzare uno sciopero a menochè non diventi maggioritario nell'azienda. Il governo tenterà anche di giocarsi una carta per truccare la questione rappresentatività. Quale sarà la base di riferimento? Si tratterà dell'unità aziendale e di altro. Non sappiamo che cosa altro nascondono nella manica i proponenti.

Non è azzardato paragonare l'operazione sul diritto di sciopero alla estromissione della sinistra radicale e dei socialisti dal Parlamento e, speriamo di no, anche dal Parlamento europeo. Sul piano della logica della lotta di classe, del lavoro per una "pacificazione" sociale in vista dei tempi duri che si sono aperti, si tratta del risvolto sociale di un evento politico. Il sindacalismo di base è il corrispettivo nella società della sinistra radicale. Moltissimi tra gli attivisti dei Cobas, dei Cub sono militanti del PRC, dei comunisti italiani. Lo smottamento a destra del PD e lo sconcerto che crea nel suo elettorato proveniente dal PCI e dal cattolicesimo sociale aumenta ogni giorno la fascia del dissenso anche verso la stessa CGIL che spesso è costretta a subirne il condizionamento negativo.

Privando il sindacalismo di base della sua unica arma con la quale è cresciuto nella stima dei lavoratori si vuole realizzare una "normalizzazione". Non è casuale il fatto che licenziamenti e punizioni sono diventati quasi una esclusiva dei lavoratori e degli attivisti non confederali. E' anche significativo notare come difficilmente nel caso della persecuzione di un attivista dei Cobas si registri un intervento a suo favore della CGIL. Delle altre Confederazioni neanche a parlarne!!!

Che il ddl delega come tutte le altre cose escogitate per terremotare il diritto del lavoro e mettere in soffitta per sempre lo Statuto dei Lavoratori abbia finalità meramente di parte e repressive basti pensare un momento ai suoi obiettivi di soppressione della conflittualità e della microconflittualità a vantaggio del padronato.

Se analizziano una per una le cause dei tanti scioperi che ha registrato il settore dei trasporti e che quasi mai sono andate fuori dalla normativa prevista dalla legge del 1990 aggiornata nel 2000, constatiamo che quasi sempre esse riguardano l'organizzazione del lavoro, la gestione dei contratti spesso rimasti inapplicati per anni. C'è stato un periodo in cui il trasporto urbano fu costretto a durissime lotte da inadempienze delle aziende che soltanto a seguito delle gravi situazioni di disagio createsi nelle città furono parzialmente rimosse.

Il ddl delega non prevede sanzioni per atteggiamenti omissivi, provocatori o vessatori delle aziende. Si limita ad usare un nodoso bastone per i lavoratori che vengono additati alla opinione pubblica come causa unica del disagio degli sciopero. Lo sciopero è quasi sempre responsabilità del datore del lavoro. Con i tempi che corrono i lavoratori che spesso sono anche padri di famiglia non hanno il gusto ed il piacere di perdere una parte del loro magrissimo salario con scioperi che non siano più che giustificati ed imposti spesso da una classe imprenditoriale sempre più tracotante da quanto ha l'appoggio della maggioranza delle Confederazioni.

Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo CGIL
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/

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