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A proposito di foibe, neofascismo e revisionismo storico

Riflessioni sulla “giornata del ricordo” a Padova

(25 Febbraio 2009)

In occasione della cosiddetta giornata del ricordo, meglio definita come giornata dell’orgoglio fascista, a Padova, come in altre città, si sono svolti alcuni avvenimenti che meritano un’attenta riflessione sulla situazione che si sta determinando nelle nostre città.

I fatti iniziano il 10 febbraio quando alcune decine di antifascisti, tra studenti e non, tentano di impedire ai fascisti di Forza Nuova di manifestare, in onore dei “martiri delle foibe”, fino all’interno dell’Università del Bò letteralmente blindata fin dal mattino. L’Università padovana, medaglia d’oro alla Resistenza dell’allora rettore Concetto Marchesi membro del Pci clandestino che chiamò all’insurrezione antifascista gli studenti patavini, è la prima volta che concede l’entrata a Forza Nuova. Gli antifascisti provano ad entrare per una via laterale, ma vengono respinti da violente cariche della polizia che si protraggono per centinaia di metri, arrestando un antifascista che andrà agli arresti domiciliari dopo 2 giorni di carcere.

Il 12 febbraio presso un locale del centro storico doveva tenersi la presentazione di un libro sulle foibe con la partecipazione di 2 autorevoli storici di Trieste e Udine. Il giorno prima la sala viene negata dal proprietario temendo scontri con i fascisti di Forza Nuova che avevano annunciato un presidio di fronte al locale. L’iniziativa si è svolta comunque all’interno della sede dell’Associazione Nicola Pasian e ha visto una buona partecipazione di pubblico. Denunciamo l’intento delle istituzioni padovane, per mano della digos e dei media, di aver voluto impedire l’iniziativa creando un clima di “allarme” attraverso le infami accuse di terrorismo verso i compagni del Gramigna, tentando di fare terra bruciata attorno ad essi per depotenziare la partecipazione delle persone.

Perché è successo tutto questo il 10 febbraio? Perché all’interno di un clima ultra reazionario e razzista creato ad arte dall’apparato istituzionale e mediatico, non viene accettata nessuna voce controcorrente al revisionismo storico e alla cosiddetta memoria condivisa. Con l’istituzione di questa giornata, la storia e la realtà costruita dalla borghesia è diventata quella ufficiale e non si accetta chi tenta di fare luce sulle numerose verità storiche “troppo scomode” come i campi di concentramento italiani per gli iugoslavi e il milione e mezzo di morti che il fascismo provocò nei Balcani, come i genocidi in Libia ed Etiopia durante il colonialismo fascista. Così come il fatto che il riconoscimento ai “martiri delle foibe” è stato concesso quasi esclusivamente ai parenti di ufficiali fascisti, di spie del regime nazi-fascista e di vari repubblichini. Mentre si tace su questi avvenimenti si scrivono fiumi di menzogne sui “crimini” partigiani e sulla Resistenza e non mancherà ancora molto a riconoscere ufficialmente i repubblichini di Salò come difensori della patria al pari dei partigiani, proposta che si ripete ormai da anni. Non ci stupiamo quindi che i membri del Partito Democratico padovano insieme al Rettore abbiano dato dei folli e la solita etichetta di violenti agli antifascisti, affermando invece che Forza Nuova aveva tutto il diritto di manifestare in quanto aveva il permesso e che in democrazia tutti si possono esprimere. Tutti, tranne gli antifascisti e i comunisti. Non ci stupiamo neppure del ruolo dei media che da fedeli servi del potere hanno da subito puntato il dito su chi ha difeso il valore dell’antifascismo mentre giustificavano la presenza dei topi di fogna rasati. Pensiamo che lo Stato, attraverso l’utilizzo del revisionismo, voglia costruire la realtà e cambiare la storia a sua immagine e somiglianza plasmando la coscienza delle persone dal punto di vista ideologico, politico e culturale, producendo un pensiero unico omologato al sistema dominante. Questo è funzionale per far passare senza troppe proteste gli attacchi antipopolari che tutte le istituzioni si preparano a eseguire nel tentativo di uscire dalla crisi capitalista, in primis i finanziamenti alla guerra imperialista. Ecco allora che si inizia dal patrimonio del movimento partigiano che tanti insegnamenti e meriti potrebbero essere ripresi nella fase attuale, e questo lo Stato lo sa e devo impedirlo. Eppure sono così importanti e attuali i valori come il coraggio di lottare per una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà internazionale tra i popoli senza guerre e divisione di classe. La borghesia invece fomenta l’odio per chi è solo diverso da noi, l’individualismo più sfrenato e una guerra tra poveri per sviare l’attenzione dai veri responsabili della crisi e dai problemi che stanno subendo le masse popolari. Inutile dire di come, all’interno di questo clima, i vari gruppi neo-nazisti sono protetti e legittimati mediaticamente a compiere le loro “scorribande”, finanziati e sostenuti dalla classe dominante.

Pensiamo sia stato giusto scontrarsi con la polizia se questo poteva impedire ai fascisti di parlare, pensiamo sia stato necessario dare un’informazione corretta sul tema delle foibe e della Resistenza partigiana, coscienti che è stato solo un piccolo tassello della lotta che dobbiamo tutti uniti portare avanti contro l’evidente deriva autoritaria, fascista e xenofoba del nostro paese.

RESISTERE NON E’ UN CRIMINE MA UNA NECESSITA’

Padova, 24-02-09

Collettivo Politico Gramigna,
Centro di Documentazione Comandante Giacca

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