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(7 Marzo 2009)
Non è la prima volta che la corte di Giustizia europea dichiara inadempiente il Governo Italiano rispetto alle leggi comunitarie, del resto Berlusconi e alleati hanno fatto orecchi da mercanti ai richiami sui conflitti di interessi.
Ma questa volta è diverso e il Governo applica alla lettera la disposizione perchè a farne le spese sono le lavoratrici italiane del pubblico, ma ben presto l’innalzamento dell’età pensionabile lo estenderanno al privato.
Così Berlusconi e Brunetta si apprestano a portare a 65 anni la pensione di vecchiaia per le donne, per non parlare poi degli attacchi alla autodeterminazione delle donne che un Governo di stretta fedeltà Vaticana porta ogni giorno con vergognose campagne medianiche e provando ripetutamente a ridimensionare un diritto acquisito come l’aborto.
Non è una discriminazione andare in pensione a 60 anni, del resto le donne occupate in Italia sono solo il 47% (meno che in ogni altro paese Europeo sviluppato), le donne sono costrette a ricorrere al part-time per curare i figli quando, e accade nel 20% dei casi, non lasciano il lavoro dopo la nascita del primo figlio.
Se proprio si vuole combattere la discriminazione si dovrebbe partire dal fatto che poche donne lavorano, spesso a metà orario\stipendio e che la maggioranza di loro non arriva ai 35 anni di contributi, ricavando una pensione da fame.
La discriminazione non è costituita dall'andare in pensione prima degli uomini ma dal fatto che troppe donne sono escluse dal mercato del lavoro da cui solo nei prossimi mesi saranno cacciati, tanto per fare un esempio, decine di migliaia di lavoratori interinali per lo più giovani per non parlare dei precari che dopo luglio non potranno più essere stabilizzati o delle donne in cassa integrazione con poche speranze di tornare al lavoro.
La discriminazione è rappresentata dalla pretesa del Governo di innalzare l'età pensionabile per tutti\e, di eliminare non solo il diritto di sciopero ma ogni forma di agibilità sindacale e sociale:il loro obiettivo è quello di ridurci all'impotenza.
Noi non dobbiamo permetterlo
Confederazione cobas Pisa
www.confederazionecobaspisa.it
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