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Difendere e rilanciare il Contratto Nazionale di Lavoro

Appello ai lavoratori, alle rsu e ai sindacati non concertativi

(24 Marzo 2009)

Il 22 gennaio Confindustria, governo, CISL, UIL, UGL hanno sottoscritto l’“Accordo quadro per la riforma degli assetti contrattuali” per ridefinire il modello della contrattazione collettiva, sostituendo quello introdotto con l’accordo del 23 luglio 1993.

Il risultato di questa “riforma” è quello di peggiorare ulteriormente la contrattazione collettiva indebolendo il contratto nazionale (CCNL) per realizzare un nuovo, ennesimo, trasferimento di ricchezza dai salari ai profitti, attraverso l’incentivazione del cosiddetto “salario di produttività” ovvero i premi legati al raggiungimento degli obiettivi aziendali (produttività, redditività, qualità…).

Questo ennesimo attacco ai lavoratori si realizza grazie ad uno schieramento sindacale, politico e istituzionale trasversale contro i diritti dei lavoratori e in appoggio ai profitti e alle rendite per i capitalisti, in nome di quel “mercato” e di quella “competitività delle imprese” che hanno portato alla crisi e alla recessione.

Ecco cosa è previsto:

1) Cambiano i tempi per i rinnovi. Da 2 a 3 anni per la parte economica, da 4 a 3 anni per la parte normativa: maggiore ritardo nell’adeguamento salariale all’aumento dei prezzi e maggiore frequenza nel peggioramento dei diritti.

2) Per l’adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita si passa da una previsione arbitraria (l’inflazione programmata dal Governo) ad un’altra ancora più arbitraria (l’IPCA, Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato), “depurata” dell’inflazione derivante dai costi energetici (benzina, metano…) che verrà così integralmente scaricata sui lavoratori.

3) Un nuovo giro di vite contro il diritto di sciopero per garantire la “tregua sindacale” durante il negoziato affinché nessuno osi disturbare il Governo, il padronato e i loro amici sindacali mentre “rinnovano il contratto”. Lo sciopero non deve essere uno strumento per sostenere le rivendicazioni; deve essere fatto lontano dalla trattativa, quando non serve..

4) Cresce l’importanza del secondo livello della contrattazione a discapito del primo livello (nazionale): eventuali aumenti salariali devono essere strettamente collegati all’aumento della produttività.

5) Allo stesso tempo i padroni chiedono incentivi per concedere questi aumenti, che dovrebbero quindi essere pagati dai cittadini che pagano le tasse (quindi soprattutto i lavoratori dipendenti).

6) Si prevedono “deroghe” - ovviamente peggiorative - al CCNL per “particolari” situazioni territoriali e aziendali. La contrattazione di secondo livello tende a non essere più, quindi, “integrativa”, ma “sostitutiva”. Questo apre la strada a contrattazioni territoriali (ad es. su base regionale) che reintroducono di fatto le “gabbie salariali” abolite nel 1969

7) Nuovo “giro di vite” per quanto riguarda il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Potrà scioperare solo chi aggrada a lor signori e quando loro vorranno. Il ministro Sacconi sta per presentare in Parlamento un decreto, che limita questo diritto solo alle organizzazioni che hanno almeno il 50% di rappresentatività.

8) Entro tre mesi verrà proposto un nuovo modello di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro per superare, ovviamente in senso peggiorativo, le attuali RSU.

APPELLO AI LAVORATORI, ALLE RSU E AI SINDACATI NON CONCERTATIVI

Nelle prossime settimane la Cgil, che non ha firmato l'accordo di riforma del modello contrattuale sottoscritto invece da Cisl, Uil e Ugl, convocherà un referendum autogestito invitando i lavoratori a votare no all'accordo.

La presa di posizione della Cgil contro l'accordo, così come quella dei sindacati di base, è importante, ma da sola non sarà sufficiente a sconfiggere l'offensiva delle forze padronali. E' necessario andare oltre la delega, è necessario che i lavoratori tornino protagonisti. L'unica speranza per i lavoratori sta in un forte e determinato movimento operaio.

Per questo occorre che nelle assemblee nei luoghi di lavoro non solo si dica no, ma si elabori anche un punto di vista operaio a difesa del contratto nazionale costruendo una piattaforma dei lavoratori che si contrapponga a quella degli industriali. Una piattaforma in cui:

1) Si faccia un bilancio di 15 anni in cui ha funzionato il modello della concertazione in cui i profitti sono saliti alle stelle ed è invece crollato il potere d'acquisto dei salari.

2) Si affermi che il salario deve essere parametrato al costo della vita e non ai profitti e che chiunque lavori deve percepire un salario minimo tale da permettere una vita dignitosa a sé e ai propri figli.

3) Si dica basta alla flessibilità e basta alla precarietà. Si rifiuti il tentativo di reintrodurre le “gabbie salariali” per differenziare il salario su base regionale. E si affermi che a lavoro uguale devono corrispondere salari e diritti uguali.

4) Si affermi che nessuno deve essere costretto a lavorare più di 8 ore al giorno e di 40 ore la settimana. Che gli straordinari non devono mai essere obbligatori e non devono neppure essere "convenienti per il padrone" (nessuna detassazione). Che maggiori esigenze produttive devono tradursi in allargamento della base lavorativa: lavorare tutti per lavorare meno e a parità di salario.

5) Si dica chiaramente che a salari sempre più bassi corrispondono rischi sempre più alti che i lavoratori sono costretti a correre per portare a casa una paga decente.

6) Si rivendichi il diritto di sciopero come diritto individuale e inalienabile di ogni lavoratrice e ogni lavoratore.

7) Si chieda la restituzione del tfr a tutti quelli a cui è stato scippato per essere “bruciato” con la crisi finanziaria.

Una piattaforma in cui si affermi a chiare lettere che lo sfruttamento e il profitto sono la causa principale della crisi e che il modo di produzione capitalista è in crisi per le proprie contraddizioni.
E che la maggioranza, cioè le lavoratrici e i lavoratori, non è più disposta a fare sacrifici per il mantenimento dei profitti e dei privilegi di una minoranza di padroni e di sfruttatori.

Movimento per la costituente comunista - Padova
Il Pane e le Rose - foglio di collegamento tra i lavoratori

Fonte

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