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(30 Maggio 2012) Enzo Apicella

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28 marzo: difesa democratica o LOTTA DI CLASSE!

(27 Marzo 2009)

Abolizione contratto nazionale e diritto di sciopero, aumento pensionistico.
Contro il riformismo antioperaio difesa democratica o lotta di classe?

La crisi accelera la ristrutturazione sociale e la lega alle riforme di sistema.
Lo snellimento dell’apparato burocratico dello stato, la sua funzionalizzazione ai processi di cessione di sovranita’ al blocco economico europeo fa il paio con l’attacco terminale, definitivo alle residue rigidita’ normativo-contrattuali del mercato del lavoro.
La spoliazione del carciofo dei diritti e delle conquiste operaie e’ stato completato, con l’avallo unitario del sindacato di stato e della repubblica bipartita.
Insieme al diritto al lavoro ed al salario viene colpito il diritto di sciopero e di protesta, nell’utopistico intento di impedire per decreto legge lotte e rivolte.

La realta’ e’ un’altra, da sempre.
Lo sciopero e’ un fenomeno naturale, storicamente determinatosi, che si manifesta come interruzione volontaria della fatica da parte dei lavoratori coalizzati; nessuna legge dello stato, neanche le armi della polizia lo hanno mai impedito.
Certo, lo si puo’ rendere piu’ difficile, rarefatto, costoso, doloroso, ma non lo si puo’ impedire.
Di fronte al peggioramento delle condizioni di lavoro, prima o poi, i lavoratori torneranno a scioperare, e lo faranno a partire da loro stessi, con o senza l’appoggio sindacale.
Vogliamo dire che mettere fuorilegge lo sciopero e’ impossibile perche’ esso e’ il risultato di una lotta che, proprio tramite lo sciopero, produce un equilibrio nei rapporti di forza tra le classi.
Piu’ che essere regolamentato per diritto, lo sciopero e’ espressione dei rapporti di forza; quando la classe e’ forte si organizza, sciopera e conquista, quando e’ debole, la classe e’ disorganizzata, non sciopera e subisce.

Il resto e’ chiacchiera ed utilizzo politico.
E sul carrozzone dell’utilizzo e della strumentalizzazione salgono un po tutti, padroni, partiti e sindacati.
Fanno finta di farsi la guerra tra chi vuole la modernita’ delle “riforme” e chi difende la democrazia e la costituzione dall’attacco Berlusconiano, mentre sul fronte sindacale ci si “divide” tra chi firma tutto e chi fa finta di opporsi per difendere tessere e soldi pubblici.
La realta’ e’ che insieme all’avvicendarsi delle repubbliche borghesi il passaggio da sindacato concertativo a sindacato integrato si e’ compiuto, senza che questo sia stato sostituito dalla presenza di un sindacalismo autonomo e di base ancora incredibilmente diviso ed approdato sulle sponde della difesa democratica e repubblicana, quando non nella cabina di regia governativa.
Questa involuzione rappresenta la fine di un ciclo, della scommessa sostitutiva di c.g.i.l.-c.i.s.l.-u.i.l., e forse molto di piu’.

L’affollato carrozzone della difesa democratica risponde certo alla solidificazione del bipartito di stato ed al tentativo di salvare la “sinistra radicale” alle elezioni europee, ma c’e’ anche dell’altro.
L’ideologia di fondo che sottintende la “raccolta” della bandiera della borghesia nella difesa di istituti giuridici, legali e costituzionali della democrazia borghese in modernizzazione, e’ quella interclassista che scambia l’adeguamento sovrasrutturale per tendenza alla fascistizzazione.
Nella proposizione della “questione democratica” il terreno di classe scompare lasciando spazio solo al diritto indistinto dell’intera societa’ civile.
Noi invece pensiamo che la crisi, scarnificando i rapporti sociali, rendendo quasi superflui ed inservibili gli attrezzi della vecchia vertenzialita’ sindacale, riducendo il peso organizzativo dei partiti ed il loro radicamento sociale, amplifica e priva di orpelli le divisioni di classe.
I lavori in corso per l’uscita dalla crisi stanno facendo pagare un duro prezzo al proletariato, ponendolo sempre piu’ di fronte alla secca scelta obbligata tutta politica: o voi, o noi.
O tutto, o niente!
Dobbiamo prenderne atto, e tirarne le dovute conseguenze.

combat

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