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    FARC: "siamo pronti allo scambio di prigionieri"

    Lettera ai Colombiani per la pace

    (1 Aprile 2009)

    Vi giunga un cordiale saluto dalle guerrigliere e dai guerriglieri delle FARC-EP.

    Il dialogo epistolare sul problema della guerra e della pace, riunisce ogni giorno di più tanti e tanti colombiani, e suscita l'adesione delle più svariate organizzazioni e personalità del mondo, con la certezza nel carattere politico che riveste il conflitto.

    Siamo sicuri che la recente liberazione unilaterale di sei prigionieri, su istanza della vostra importante iniziativa, stimola lo sforzo collettivo che persegue una soluzione all'immenso dramma che vive la Colombia. Le "Colombiane ed i Colombiani per la Pace" stanno facendo rinascere la speranza di un Paese che sente, nel profondo della propria essenza nazionale, che il nostro destino storico non può essere la guerra civile e nemmeno la sottomissione indefinita ad un regime corrotto ed ingiusto, eminentemente militarista, guardiano degli interessi politici ed economici di una minoranza oligarchica e di un'élite privilegiata, antidemocratica, socialmente escludente, sorda di fronte alle angosce delle maggioranze nazionali ed insensibile ai reclami e bisogni degli umili. Nelle FARC-EP siamo convinti che un'altra Colombia sia possibile e che, tra tutti, si possano forgiare alternative politiche indirizzate all'elaborazione del progetto di una nuova società più equilibrata, includente e giusta.

    Vorremmo reiterarvi che siamo pronti allo scambio di prigionieri di guerra, e disposti a non fare del luogo di dialogo un ostacolo insormontabile, privilegiando la libertà dei prigionieri in potere delle parti contendenti.

    Per i nostri portavoce Pablo Catatumbo, Carlos Antonio Lozada e Fabián Ramírez reclamiamo garanzie effettive, stabilite in protocolli concordati con noi che definiscano condizioni di modo, tempo e luogo, resi pubblici con sufficiente anticipo. E' necessaria, oltre all'accompagnamento dei "Colombiani per la Pace", anche una supervisione della comunità internazionale.

    Tali esigenze non sono un capriccio. Voi ed il Paese tutto siete stati testimoni delle provocazioni e del rischio reale che hanno circondato e quasi frustrato la liberazione unilaterale dei quattro membri della forza pubblica, di Alan Jara e di Sigifredo López, e che ci esimono dal riferirvi innumerevoli situazioni antecedenti dalle identiche fattura e concezione.

    Nella vostra lettera ci chiedete di tornare sul tema delle detenzioni economiche, sul quale abbiamo già riflettuto precedentemente con tutta franchezza. Succede che il governo, a fini della propria guerra controinsorgente, promuove una matrice di opinione artificiale e menzognera, alla ricerca di un effetto sulla popolazione deliberatamente fallace e manipolatorio.

    Le cifre ufficiali insistono, attraverso una campagna martellante, che le FARC avrebbero in loro potere oltre 3800 detenuti per ragioni economiche. Abbiamo consultato tutte le nostre strutture politico-militari dispiegate sul territorio nazionale, e possiamo informare che, ad oggi, sulla base della Legge 002 si trovano sotto la responsabilità delle FARC-EP solo 9 detenuti.

    Il militarismo oltranzista e la disinformazione che caratterizzano questo governo hanno intossicato la questione con la loro ben nota perfidia. Ricordiamo che, nella lettera anteriore, abbiamo enumerato l'universo degli attori che praticano questa modalità in Colombia.

    Vogliamo insistere sull'importanza di mantenere vigente la bandiera della libertà per i prigionieri politici, la maggior parte dei quali é vittima di montature non estranee alla strategia governativa di dissuasione di qualsiasi tentativo di progetto di alternativa e scelta politica; al contempo, chiediamo di non lasciar spegnere la battaglia contro quei crimini ufficiali e sistematici conosciuti come "falsi positivi", contro le sparizioni forzate e contro gli sfollamenti che oggi scuotono l'opinione mondiale.

    Stiamo analizzando le proposte della senatrice Piedad Córdoba, indirizzate a dinamizzare il cammino verso la pace con giustizia sociale, ed in questo ambito annunciamo l'impegno d'inviare, non appena vi siano condizioni propizie, le prove di sopravvivenza dei 20 militari e poliziotti prigionieri ai loro familiari.

    Rispondendo alla medesima sollecitudine, le spoglie del maggiore Guevara saranno consegnate a sua madre in data e luogo che indicheremo più avanti, quando la situazione di ordine pubblico lo permetta. Allo stesso tempo, sollecitiamo le "Colombiane ed i Colombiani per la Pace" ad esigere al governo nazionale la consegna dei cadaveri dei Comandanti Raúl Reyes ed Ivan Ríos ai rispettivi familiari.

    Montagne della Colombia, 28 marzo 2009

    Attentamente,

    Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP

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