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(Di lavoro si muore)

Giuseppe, portalettere di Prato, è morto

per le conseguenze di un incidente sul lavoro alcuni giorni fa

(17 Aprile 2003)

Giuseppe, portalettere di Prato, è morto.
Aveva subito martedì 8 aprile un gravissimo incidente: è rimasto investito da un autobus scendendo da un marciapiede mentre stava consegnando la posta nella propria zona di recapito.

Un altro morto sul lavoro alle Poste! Il terzo nel giro di pochi anni dopo il passaggio a S.p.A.

La frenetica corsa verso gli attivi di bilancio avuti grazie ai continui aumenti dei carichi di lavoro ha portato “anche” questa azienda, ancora priva dei rappresentanti eletti dai lavoratori per la Legge 626, a dare il suo macabro contributo al triste primato degli incidenti mortali che accadono in Italia sui luoghi di lavoro.

Oltre 1000 ogni anno. E’ il prezzo che i lavoratori pagano per la guerra dichiarata dai padroni.

Al di là del meccanismo dell’incidente, al di là della casualità, e di quello che può succedere a chi come i postini lavorano sulla strada, ci preme sottolineare che questo ennesimo incidente successo a Prato ad un portalettere, possa essere frutto delle condizioni di lavoro a cui siamo sottoposti nei nostri 2 uffici.

I carichi di lavoro da sempre gravosi, come più volte denunciato ma mai presi in considerazione dalla dirigenza, sono diventati enormi da quando l’Azienda sta “raccattando” tutti quegli invii senza indirizzo che hanno reso infattibili nelle sei ore lavorative le zone di recapito. Costringendo i postini ad un surplus di stress, di corse, e di lavoro.

Basti considerare che nei giorni scorsi di questi invii se ne sono contati sui banchi ben quattro diverse tipologie.

Pensare che con questi carichi di lavoro qualcuno avrebbe voluto partire anche con le areole.

Forse qualcuno ci accuserà di sciacallaggio sindacale per questo volantino scritto dopo la morte di un carissimo collega, ma quante altre volte abbiamo detto, scritto e denunciato che continuare a lavorare a questi ritmi, è umanamente impossibile oltrechè pericoloso e stressante, e che l’azienda non può continuare a pretendere così tanto dai portalettere?

Ma questa Azienda ha in testa ormai solo la produttività ed il profitto, (quanto sono “costati” ai lavoratori i 22 milioni di euro di attivo di cui si vanta la dirigenza?).

I postini, così come tutti i lavoratori postali in genere, sono solo elementi di produzione da sfruttare e far rendere il più possibile.

Basta lavorare a testa bassa! Gli incidenti sul lavoro non sono una fatalità ma sono quasi sempre determinati dai ritmi e dalle condizioni di lavoro imposti.

Siamo vicini ai familiari di Giuseppe e pronti a qualsiasi atto di solidarietà che nel frattempo nascerà nei nostri uffici, coscienti però che dovremo riuscire, “anche per lui e per la sua memoria” a ripristinare condizioni di lavoro decenti per poter lavorare con più sicurezza.
Per non doversi ritrovare più a riscrivere volantini come questo in memoria di...

Prato 15 aprile 2003

Slai Cobas Poste Prato

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