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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
Sciopero generale dei lavoratori migranti

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    GGP di Castelfranco Veneto - Un vergognoso accordo discriminatorio

    questi i frutti velenosi dell’accordo separato del 22 gennaio

    (18 Aprile 2009)

    Alla GGP di Castelfranco Veneto a Treviso - fabbrica produttrice di macchine e utensili per il giardinaggio - la legge italiana e il contratto nazionale di lavoro non valgono più.

    Con un accordo separato - giudicato inaccettabile e illegale dalla Fiom e sottoscritto da Fim e Uilm - viene infatti abolito l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato per le lavoratrici e lavoratori precari, con oltre 36 mesi di contratti a termine alle spalle. I primi a rimetterci saranno 168 stagionali, perlopiù donne e migranti, che, secondo l’accordo di Fim e Uilm, dovrebbero rinunciare - peraltro con una pretesa di retroattività - a diritti già maturati e garantiti tanto dal Ccnl dei metalmeccanici che da una legge italiana e da una normativa europea.

    Con l’accordo, Fim e Uilm hanno stracciato una piattaforma unitaria che prevedeva, invece, un part-time verticale per gli stagionali che sarebbero così stati tutti assunti a tempo indeterminato, lavorando sei mesi su dodici, con la copertura del contratto nazionale e - dettaglio evidentemente non trascurabile - con la possibilità per i migranti di ottenere il permesso di soggiorno.
    E’ bene ricordare - se ce ne fosse bisogno - che l’azienda è leader europeo nella produzione di utensili per il giardinaggio, con stabilimenti in Svezia, Slovacchia e Cina, con un fatturato di 580 milioni di euro l’anno. Non è, dunque, una azienda in crisi e la minaccia di trasferire una parte della produzione in Slovenia non può in alcun modo giustificare l’accordo separato firmato da Fim e Uilm.

    L’accordo è una vera porcata – così l’ha definito senza mezzi termini Gianni Rinaldini, sottolineando che la Fiom impugnerà l’intesa a livello legale e considera inaccettabile il referendum, perché una situazione in cui lavoratori con contratto a tempo pieno, sotto il ricatto dell’azienda, votano per il licenziamento dei precari non ha niente a che vedere con la democrazia: sui diritti cosiddetti indisponibili dei lavoratori non può essere una maggioranza a decidere.

    Insomma, l’accordo separato alla GGP è una vergogna, ma è bene anche dire che è il frutto di quella logica sottoscritta il 22 gennaio con la riforma del sistema contrattuale, che prevede, tra le altre cose, la possibilità di deroga dal contratto nazionale, sia sulla parte normativa che salariale. Ed è il frutto di quella cultura del Governo, della Confindustria - e evidentemente anche di Cisl e Uil - che legittima e alimenta la contrapposizione tra i lavoratori: tra stabili e precari, tra uomini e donne, tra italiani e migranti.

    15 aprile 2009

    Eliana Como

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