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Dal Porcellum al Super Porcellum

(24 Aprile 2009)

Eccoci dunque giunti di fronte all'ennesima iniziativa referendaria con la quale salvare l'Italia. Questo, almeno, è quanto vorrebbero farci credere i promotori dell'iniziativa.

Ma vediamo nel dettaglio come e perché così non sarà. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, anticipando le conclusioni, se l'attuale legge può essere definita, come l'autore stesso l'ha definita, una porcata, le conseguenze dell'iniziativa referendaria riusciranno nell'impossibile impresa di renderla una porcata ancora più nauseabonda. Non contenti del Porcellum, eccola quindi qui la trovata geniale per salvare l'Italia: il Super Porcellum.

1. Approvando i referendum si abrogherebbe l'attuale legge elettorale, definita dal suo stesso autore una porcata.

Falso. L'attuale legge elettorale, cosiddetta Porcellum, non solo non verrebbe abrogata, bensì peggiorata.

Rimarrebbe il premio di maggioranza, assegnato alla lista con più voti senza che vi sia la necessità di raggiungere una soglia minima. In ipotesi, se si presentassero 5 liste intorno al 10%, sarebbe sufficiente ottenere il 10% più un voto per conquistare il 55% dei seggi alla Camera dei Deputati.
Rimarrebbero le liste bloccate, senza alcuna possibilità, per l'elettore, di scegliere i candidati.
Rimarrebbe la possibilità di fare cartelli elettorali in grado di raggruppare numerosi partiti.
Rimarrebbero, in forma aggravata, le soglie di sbarramento, quanto mai incomprensibili in un sistema in grado di regalare la governabilità alla lista che arriva prima.

Nei suoi aspetti rilevanti, infatti, l'iniziativa referendaria punta ad intervenire sui modi di attribuzione del premio di maggioranza.

"Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi.
(fonte: www.referendumelettorale.org)"

2. Le critiche degli antireferendari non reggono in quanto sono relative ad aspetti che sono già nell'attuale legge elettorale e di cui non si può quindi dire che vengano peggiorati, come l'assenza di una soglia per il premio o le liste bloccate (fonte: Stefano Ceccanti su " Il Landino")

Falso. Come le ultime elezioni hanno dimostrato, dove i maggiori partiti hanno di fatto deciso di anticipare il risultato del referendum, coalizzandosi con un solo altro partito di rilievo (IDV con il PD; la Lega con la PDL), il premio di maggioranza ha assunto proporzioni da allarme democratico. Se si tiene inoltre conto dell'effetto rifiuto che una tale competizione elettorale è riuscita a determinare nell'elettorato, si scopre che l'attuale maggioranza di Governo gode del consenso di appena il 36% degli aventi diritto.

Preferibile, quindi, mantenere quanto più aperta la possibilità di realizzare coalizioni effettivamente in grado di rappresentare maggiormente l'elettorato.
Altresì, impedendo la possibilità di presentare più simboli alle coalizioni, agli elettori verrà sottratta l'unica possibilità che oggi hanno di poter decidere gli equilibri interni delle coalizioni stesse.

Alle ultime elezioni sono stati gli elettori a decidere, nell'ambito del voto dato al centrodestra, quanti esponenti della Lega far entrare in Parlamento. Così lo stesso per il voto dato al centrosinistra: il buon risultato dell'IDV è stato deciso dagli elettori , non dagli accordi di spartizione tra le segreterie di partito.
Diversamente, l'imporre un solo simbolo ci farà inevitabilmente tornare al mercato delle vacche tra i partiti, già conosciuto per la spartizione dei collegi uninominali.

La questione vera quindi è: se i maggiori partiti vogliono, possono già ora decidere se correre da soli (come hanno sostanzialmente fatto alle ultime elezioni) o in coalizione.
Si tratta soltanto di capire, allora, per quale motivo, laddove da parte dei partiti venga fatta la scelta della coalizione, questa debba svolgersi senza che agli elettori sia data la possibilità di decidere, con il voto, gli equilibri interni della coalizione stessa, per lasciare che siano invece le segreterie di partito a decidere i numeri del futuro Parlamento.

3. Le forze politiche, non potendosi più presentare sotto forma di coalizione, ognuna con il proprio simbolo, saranno costrette "a perseguire, sin dalla fase pre-elettorale, la costruzione di un unico raggruppamento, rendendo impraticabili soluzioni equivoche e incentivando la riaggregazione nel sistema partitico. Si potrà aprire, per l’Italia, una prospettiva tendenzialmente bipartitica. La frammentazione si ridurrà drasticamente. Non essendoci più le coalizioni scomparirà l’attuale schizofrenia tra identità collettiva della coalizione e identità dei singoli partiti nella coalizione. Con l’effetto che i partiti sono insieme il giorno delle elezioni e, dal giorno successivo, si combattono dentro la coalizione. Sulla scheda apparirà un solo simbolo, un solo nome ed una sola lista per ciascuna aggregazione che si candidi ad ottenere il premio di maggioranza.

Le componenti politiche di ciascuna lista non potranno rivendicare un proprio diritto all’autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà rivendicare la propria “quota” di consensi. E sarà molto difficile spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza. Lo scioglimento del Parlamento una volta che è entrata in crisi una maggioranza votata compattamente dagli elettori potrebbe essere politicamente molto probabile. (fonte: www.referendumelettorale.org)"


Falso. Nulla potrebbe impedire quanto già avvenuto con la precedente legge elettorale. Nella quota maggioritaria (assegnazione del 75% di seggi nei collegi uninominali) i diversi partiti si presentavano raggruppati sotto un solo simbolo. L'elettore aveva quindi di fronte un solo simbolo ed un solo candidato "prendere o lasciare".
Una volta in Parlamento, però, le coalizioni elettorali si scioglievano e i partiti che le avevano costituite tornavano, ognuno, a rivestire la propria bandiera.

Paradossalmente, gli accordi elettorali per dividersi i seggi sicuri della quota maggioritaria contribuivano a mantenere in vita forze politiche che non riuscivano a superare lo sbarramento del 4% necessario per ottenere seggi con la residua quota proporzionale.
Nulla di più probabile, quindi, che in caso di necessaria "coalizione elettorale" (vince chi prende un voto in più) si tornerà ad assistere al mercato delle vacche tra i diversi partiti per l'assegnazione dei posti sicuri.


4. Questo referendum non è contro nessuno. E, soprattutto, non è contro il pluralismo. Semmai è per un’Italia moderna e dinamica. L’obiettivo di indurre diversi soggetti politici a fondersi in grandi partiti non impedisce alle istanze minoritarie di avere un loro ruolo all’interno degli stessi. (fonte: www.referendumelettorale.org)"

Questo, decisamente, è uno degli aspetti più incomprensibili dell'attuale legge come del suo peggioramento a seguito dell'iniziativa referendaria.
Un secondo effetto del referendum, infatti, è il seguente: abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero anche innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, cioè, le liste debbono comunque raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e 8 % al Senato. (fonte: www.referendumelettorale.org)"

Ma per quale diavolo di motivo, una volta garantita la governabilità attraverso l'assegnazione del premio di maggioranza, dovremmo pure determinare chi e come può avere diritto di fare opposizione e sollevare questioni che l'attuale maggioranza e l'attuale opposizione ben si guardano dal sollevare?

Mercoledì 22 Aprile 2009

Franco Ragusa

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