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(13 Settembre 2010) Enzo Apicella
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La privatizzazione dei servizi educativi a Castelgoffredo (MN)

La giunta di destra privatizza i servizi educativi, vuole licenziare le dipendenti comunali e anche la minoranza vota a favore!

(27 Aprile 2009)

Siamo alle solite: c' è da alleggerire il bilancio e i comuni guidati dalla destra tagliano i servizi, a partire da quelli primari.

Si inizia con quelli educativi e per la prima infanzia, assegnati ad una cooperativa che gestirà asilo e centri per la prima infanzia per 5 anni e a farne le spese, oltre all'utenza, saranno le lavoratrici, perchè il comune di Castelgoffredo chiede loro di licenziarsi dall'ente pubblico e quindi rinunciare al contratto pubblico per essere assunte dalla cooperativa che le garantirà, appunto per 5 anni.

Il punto dolente è che non solo la proposta viene dalla destra che fa proprio il progetto di Formigoni di smantellare tutti i servizi pubblici, anzi di convertirli in "vaucher" come sta avvenendo a partire dall' "acquisto di ore di badante" ma anche degli altri servizi socio assistenziali, ma che pure l'opposizione ha votato questo obbrobrio.

Ormai sembra colpa dei lavoratori se gli enti e la gestione dei bilanci va male, quindi se ne devono andare, lasciare un posto pubblico che si sono conquistati attraverso un lavoro particolarmente impegantivo a contatto con minori appartenenti alle fascie più esposte dalla prima infanzia e lavorare per le cooperative, le nuove reali forma di sfruttamento dei lavoratori, dove salari, diritti, garanzie, contratti adeguati sono mera chimera, come stiamo vedendo da ogni parte.

Mentre in Provincia, dopo il consiglio aperto sul lavoro, stiamo adoperandoci con Governo, Regione, padronato sostenendo, fra l'altro, che l'uso / abuso delle cooperative va evitato, soprattutto ad opera degli enti pubblici, impegnandoci per il rispetto della contrattualistica adeguata, del tempo indeterminato, del versamento dei contributi di legge, a Castelgoffredo non si trova di meglio che avallare la proposta di esternalizzare, cedere definitivamente ai privati credendo all'illusione del miglioramento del servizio, costringere i lavoratori all'angolo, dando vita ad un precedente pericolosissimo che in altre realtà, a partire dal comune capoluogo, ha dato risultati pessimi, sia per il servizio reso alla cittadinanza, che per le condizioni contrattuali imposte ai lavoratori.

Aggiungiamo la matematica certezza della mancanza di continuità nello svolgimento del servizio e della impossibilità di garantire eguaglianza nella esigibilità di diritti conseguenti, per non parlare della qualità che, con costi e risorse inferiori, non potrà essere di certo la stessa di quella che l'ente pubblico può assicurare.

Cedere ed accettare simili proposte, senza contrapporre una concezione differente di società, basata sui principi dell'eguaglianza e della pubblicità, significa assestare continui colpi a ciò che resta dei servizi pubblici.

Se ripenso a quanto abbiamo lottato affinchè quelli della prima e primissima infanzia fossero riconosciuti come servizi educativi e formativi rientranti nel sistema della scolarità obbligatoria e non semplicemente erogazioni a domanda individuale, com'era nel recente passato, sostenendo progetti condivisi anche da parte di molti aderenti e simpatizzanti dell'attuale PD e della sua politica arrendevole, mentre oggi si alza bandiera bianca senza nemmeno discutere, credendo alle impossibili promesse di qualità di servizi precari e sottocosto ed alla illusione di un controllo pubblico di fatto non attualizzabile e mi soffermo sulla miserevole fine del sistema socio - assistenziale, mi convinco che anche quei progetti, come tanti altri, per molti di noi, oltre alla contingenza, non valevano nulla, insieme alla loro importanza progettuale e ideale. Non sarebbero stati gettati in mare in questo modo. Non può contare la scusa della crisi o dei vincoli di bilancio: si amministra per scegliere da che parte stare, cosa tagliare e chi difendere, anche da minoranza perchè i principi egualitari possano ritornare cultura maggioritaria. Chi lo dovrebbe fare?

monica perugini
proletari@ - comunicazione militante

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