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Appello alle forze politiche democratiche

(25 Aprile 2009)

Il prossimo 30 aprile arriverà nel nostro Paese, per un incontro con Berlusconi ed un’udienza privata dal Papa, un noto narcotrafficante. Questo lugubre personaggio si chiama Álvaro Uribe Vélez, presidente della Colombia. Segnalato in un rapporto desegretato della DEA statunitense all’inizio degli anni ’90, veniva indicato al n°82 in una lista in cui figuravano i cento più pericolosi narcotrafficanti al mondo (http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB131/index.htm). Descritto come amico di Pablo Escobar e del cartello di Medellín, Uribe è colui che al tempo in cui era direttore dell’Aereonautica Civile colombiana concesse centinaia di licenze per l’apertura di piste, da cui partivano aerei carichi di droga per gli Stati Uniti. Approfittando della carica di governatore del dipartimento di Antioquia, legalizzò i gruppi paramilitari sotto la copertura di cooperative private di sicurezza chiamate “Convivir”.

Insediatosi alla Presidenza nell’agosto del 2002, era stato eletto da una minoranza degli aventi diritto al voto (ottenne sì più del 50% di preferenze, ma con un tasso di astensione di quasi il 60%) e grazie alle forti pressioni dei gruppi paramilitari, che ne finanziarono ed appoggiarono la campagna attraverso minacce, pressioni e violenze. Rieletto nel 2006 in maniera fraudolenta previa modifica della Costituzione conseguita tramite una vergognosa compravendita di voti, ancora oggetto di più indagini da parte della magistratura colombiana, Uribe ha fatto della sua dottrina, denominata eufemisticamente “Sicurezza Democratica”, l’arma repressiva con cui annientare l’opposizione politica e sociale nel paese. Dalla data del suo insediamento, oltre 560 sindacalisti sono stati assassinati dal terrorismo di Stato; per tale ragione la Colombia rappresenta il paese al mondo in cui risulta più pericoloso esercitare l’attività sindacale.

Più volte prestigiose ONG internazionali e le Nazioni Unite hanno denunciato le innumerevoli violazioni dei diritti umani, assassinii, torture, sparizioni, minacce ed intimidazioni di cui sono oggetto gli oppositori al regime. Nel paese vi sono oltre 4 milioni di sfollati a causa della violenza, dati questi riconosciuti anche dalla Conferenza Episcopale colombiana.

Parimenti, occorre ricordare che qui in Italia ricopriva la carica di console a Milano Jorge Noguera: ex Direttore del DAS (i servizi segreti colombiani, direttamente agli ordini della Presidenza) ed intimo amico di Uribe. Dopo che il Canada aveva rifiutato le sue credenziali diplomatiche, Noguera è stato tranquillamente accettato nel nostro paese, per poi essere richiamato in patria ed arrestato poiché legato ai gruppi paramilitari delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) a cui, forte della sua posizione, passava liste di oppositori politici che puntualmente venivano trucidati. I paramilitari sono coloro che controllano il mercato della droga, tanto che la stessa Procura di Reggio Calabria aveva a suo tempo chiesto l’estradizione di uno dei principali capi di questa organizzazione, Salvatore Mancuso (di origini italiane), per i suoi rapporti con la 'ndrangheta.

L’attuale ambasciatore colombiano a Roma, Sabas Pretelt de la Vega, è l’ideatore della legge “Justicia y Paz”, che di fatto condanna coloro che hanno squartato con le motoseghe contadini inermi e massacrato migliaia di persone, ad una pena massima di soli otto anni, che possono scontare anche attraverso una sorta di reinserimento in “fattorie” che si trovano sulle stesse terre espropriate con la forza ai contadini. Con la suddetta legge, l’impunità per autori e mandanti di veri e propri crimini di lesa umanità é assolutamente garantita, nel disprezzo più totale per le vittime ed i loro familiari.

Ogni giorno in Colombia il terrorismo di Stato continua a mietere migliaia di vittime, “colpevoli” solo di ribellarsi alla miseria e alla povertà imposte a ferro e fuoco da un governo illegale ed illegittimo, che si configura come la cupola di una vera e propria cosca mafiosa che ha occupato i gangli del potere politico, istituzionale ed amministrativo.

Alla luce di tutto ciò, è inaccettabile che un narcotrafficante conclamato venga a parlare di lotta alla droga, è intollerabile che voglia dare lezioni di strategie antiterrorismo quando in patria non solo lo promuove e lo applica metodologicamente, ma tenta anche di giustificarlo agli occhi della Comunità Internazionale, ed è vergognoso che il Papa e Berlusconi lo ricevano come se in Colombia non succedesse niente.

Ci appelliamo a tutte le forze politiche democratiche del nostro Paese, affinché si rifiutino di incontrare questo criminale in giacca e cravatta che tanto dolore e sofferenza ha causato al suo popolo. Coloro i quali credono fermamente nei valori democratici ed includenti devono levare la loro voce di condanna, in Parlamento e fuori, dimostrando che qui in Italia la sua presenza non è gradita.

Attentamente

Associazione nazionale Nuova Colombia
www.nuovacolombia.net

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