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La classe operaia va in fumo

La classe operaia va in fumo

(8 Settembre 2011) Enzo Apicella
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    Torino: casa, chiesa, moschea

    (28 Aprile 2009)

    In questi giorni si fa un gran parlare di moschee. Ha cominciato Mario Borghezio, quello che pochi anni fa incendiava con la benzina gli immigrati a ponte Mosca. Lui, è chiaro, la moschea non la vuole perché è un razzista. Subito fascisti e post fascisti vari si sono accodati alla sua crociata.

    L’assessore all’immigrazione, Ilda Curti, invece sostiene il progetto: le giunte di centrosinistra sono solite appoggiarsi a preti ed imam perchè sono utili strumenti di controllo degli immigrati.

    Non ci sono invece contrasti in Sala Rossa sulla prossima ostensione della Sindone che verrà finanziata da una montagna di soldi pubblici.

    Lo diciamo chiaro: finanziare e sostenere iniziative islamiche o cattoliche è un affronto alla libertà degli uomini e, soprattutto, delle donne che subiscono il giogo di religioni maschiliste, autoritarie, gerarchiche che negano l’autonomia dei singoli, mirando a modellare su di se l’intera vita sociale.

    Gli Stati sostengono le istituzioni religiose perché sono un robusto puntello per un ordine basato sul dominio e la diseguaglianza.

    Invece per la povera gente, quella che fa fatica ad arrivare a fine mese, quella dei lavori precari senza un posto per vivere, le risorse non ci sono mai.
    Nel silenzio e nell’indifferenza si consuma la vita delle migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini, italiani ed immigrati che vivono in strada, in baracche, roulotte, tra le rovine delle fabbriche abbandonate.
    Per loro niente indignazione e niente soldi. Destra e sinistra sono bipartisan.

    Quelli che alzano la testa e decidono di dare dignità e futuro a se ed ai propri figli trovano solo manganelli e polizia.

    È successo la scorsa settimana a Milano a 300 profughi del Corno d’Africa che avevano occupato un ex albergo in estrema periferia. Sgomberati, più volte caricati e picchiati mentre occupavano per protesta i binari della vicina ferrovia, poi blanditi con false promesse dai soliti politici e infine lasciati in strada. Ad un compagno del Comitato antirazzista, la cui presenza solidale non è mai mancata nelle lotte dei senza casa di Milano, è stato consegnato un foglio di via dalla città. Anche lui profugo in questo paese che accoglie a braccia chiuse e bastone levato chi fugge la guerra, le persecuzioni, la fame.

    Come a Torino lo scorso luglio. In via Germagnano, tra le baracche dei rom, i bambini giocavano nel fango e tra i topi. Alcune famiglie, stanche di una miseria che aveva segnato ogni momento delle loro vite, hanno occupato una palazzina dell’Enel in via Pisa, vuota e abbandonata da anni.

    Le truppe dello Stato in tenuta antisommossa hanno fatto irruzione nell’edificio il 15 luglio: i bambini, spaventati, si sono svegliati urlando. Poi li hanno riportati alle baracche semiallagate lungo la Stura.

    Due giorni dopo, in piazza d’Armi, a parlare di “Paure metropolitane” c’era Ilda Curti.

    Non potevano mancare gli antirazzisti. Armati di striscione, volantini e megafono hanno raccontato a Curti le paure di chi, giorno dopo giorno, vive ai margini di una città che spende per giochi e luci d’artista ma permette che i bambini crescano senza una casa.

    Curti non ha tollerato la contestazione e se n’è andata gridando “E, io, che c’entro?” Le stesse parole di Chiamparino di fronte ai bambini che lo inseguivano con lo striscione dove campeggiava la scritta “casa per tutti”.

    Quattro antirazzisti, accusati da Curti di “violenza privata”, “minacce” e “ingiurie”, sono sotto inchiesta e rischiano sino a quattro anni di reclusione.

    La dignità degli uomini donne bambini di via Pisa è un forte, silente, atto di accusa contro chi, in questa città, di fronte alla miseria, alle baracche, ai bimbi morsi dai topi dice “E io che c’entro?”.

    Tranne poi sostenere chiese e moschee per farli star buoni.

    Federazione Anarchica Torinese - FAI

    Fonte

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