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Contro il Mose per salvare Venezia

articolo di Liberazione

(18 Febbraio 2002)

«Si può essere contro il Mose senza essere di sinistra, ma non si può essere di sinistra senza essere contro il Mose», così ha iniziato il suo intervento Fausto Bertinotti nella parte conclusiva della giornata di incontro promossa a Venezia dal Prc, dai Verdi e dalla Lista civica per Bettin.

Prima di lui avevano parlato Paolo Cacciari, assessore all'ambiente che Gianfranco Bettin, prosindaco; subito dopo il portavoce dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. Durante una discussione serrata di diverse ore, si sono succeduti contributi tecnici di altissimo livello con moltissime relazioni capaci di smontare pezzo per pezzo quell'opera sciagurata che è il Mose e di proporre un'alternativa ben più valida; e interventi politici di esponenti di sinistra compresi Ds che mostravano la possibilità di allargare il fronte per una battaglia che si vuole vincente.

La promozione congiunta rosso-verde e la presenza di Bertinotti e Pecoraro Scanio è un fatto significativo. Ci si incontra su un terreno concreto, di enorme rilevanza per Venezia, ma con una valenza generale.

Si tratta di salvare Venezia, ma insieme di contrapporsi al diluvio di grandi opere che il governo Berlusconi sta imponendo, dal punto sullo stesso, al Mose, alle autostrade, come parte integrante della costruzione del suo regime. Da sempre il Prc è stato contro queste opere, anche quando sciaguratamente molte di essere sono state e sono proposte dall'Ulivo.

E' un patto di grande importanza che ci parla di un partito comunista qual è il nostro capace di avere un'idea non subalterna dello sviluppo e indissolubilmente legata all'istanza ambientalista. D'altronde è il Prc che, sempre il laguna, ha la capacità di fare una battaglia a Marghera contro le produzione nocive, per il risanamento e il lavoro pulito.

Due questioni strettamente legate perché la salvezza della laguna passa per il disinquinamento e la rinaturalizzazione che rimuova quelle scelte come le bocche di porto che hanno alterato gravissimamente gli equilibri moltiplicando le maree e le erosioni. La laguna ha mille volti, è stato detto. Non è inerme e omogenea. Il Mose è un intervento duro e demolitorio che serve solo a chi vuole lasciare inalterate tutte le ragioni di degrado, legate a cattive logiche di profitto e immetterne una in più, enorme per il patto e per flussi finanziari.

E irreversibile, cioè quanto più deve essere evitato da una modernità altra che sappia promuovere un "fare e disfare", un "provare e riprovare" che è storicamente legato alle culture e alle prassi democratiche antiche, ma da riattualizzare se vogliamo parlare il linguaggio di un bilancio partecipativo delle lagune e dei suoi abitanti.

Come quel vecchio pescatore intervenuto al convegno per dire da pescatore «ero per il Mose, ma la mia relazione col mare mi ha fatto capire che sbagliavo». C'è una lotta da fare contro l'arroganza delle destre "federaliste" che hanno avocato a se, con la legge Lunardi, il potere di decidere di ogni cosa, ogni dove.

E' una lotta anche contro Bush e il suo sabotaggio di Kyoto perché l'innalzamento delle acque per le modifiche climatiche è tale, tra l'altro, che non c'è Mose che tenga, come è stato efficacemente spiegato. La lettura del materiale proposto è impressionante per competenza e lucidità. Ma per tutti la questione è dare vita a una battaglia popolare vera e propria. A questa vogliamo lavorare.

di Roberto Musacchio

Fonte

  • (da Liberazione)

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