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Emergency sotto il mirino della Nato

Emergency sotto il mirino della Nato

(11 Aprile 2010) Enzo Apicella
Il governo fantoccio dell'Afghanistan arresta 9 dipendenti di Emergency, tra cui tre medici italiani

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L’uccisione della bambina afgana e il caso Calipari

(5 Maggio 2009)

La notizia dell’uccisione di una bambina e del ferimento dei suoi parenti, da parte di soldati italiani in Afghanistan, ci riempie di dolore e ci fa istintivamente condannare l’accaduto, attribuendo esso alla reiterazione della volontà dei governi italiani a mantenere truppe in quel teatro di guerra, pur sapendo che esse vanno incontro sempre più a rischi per se stessi oltre che al ripetersi di deprecabili incidenti come quello accaduto.

Le circostanze del fatto, così come sono state spiegate dai portavoci militari italiani, squarciano parzialmente il velo di silenzioso riserbo che ultimamente è caduto sulla nostra presenza militare in Afghanistan e sulla ulteriore decisione di rafforzare, anche su richiesta del presidente USA Obama il nostro contingente militare.

“… Più aerei, più mezzi più uomini, sperando che questo serva a dare quel colpo di grazia alla guerriglia talebana più intransigente e cercando la collaborazione dei talebani moderati, ovvero i signori dell’oppio più malleabili all’odore dei dollari.”…
Purtroppo nel frattempo la situazione sul campo è tesissima, se dobbiamo vederla analizzando quanto è successo oggi e i nervi, anche per i soldati più esperti, sono a fior di pelle.

Se a soli quattro chilometri del campo militare più importante della zona di Herat, tre mezzi militari potentemente armati e blindati vedendo arrivare, anche se a velocità sostenuta, sulla sua naturale corsia di marcia una macchina, si son sentiti tanto minacciati per porre in essere manovre quali quelle che hanno poi portato al tragico incidente, dobbiamo dire che la situazione anche per noi italiani è molto grave e dà troppo l’impressione di reazione da contingente assediato, per lo meno psicologicamente.

Le circostanze ci ricordano amaramente un altro incidente, quello in cui furono coinvolti l’agente dei servizi Calidari e l’inviata del Manifesto qualche anno fa, a Bagdad.

Anche lì si parlò di velocità sostenuta dell’auto italiana, che il marines aveva fatto i segnali luminosi atti a far segnalare l’alt alla macchina dei Servizi italiana , che il marines avesse sparato in aria e poi solo una piccola raffica e che l’autista dell’auto non si era voluto ostinatamente fermare se non dopo il fattaccio.

Naturali domande
In questo caso a far la parte del marines ci sono soldati italiani e ci poniamo delle naturali domande:
Quale dovrebbe essere la velocità pericolosa alla quale è vietato andare in Afghanistan senza attirarsi il fuoco delle truppe della coalizione?

Ma a quanto si può arrivare sulle polverose e accidentate strade afgane con una macchina commerciale, con quattro persone a bordo senza spaccare sospensioni o uscire fuori strada?

Per appurare quale sia questa velocità che mezzi hanno a disposizione i nostri uomini? (Telelaser, autovelox, ecc)
Se la valutazione è stata fatta con l’uso dei soli occhi, è stato spiegato ai nostri uomini che in determinate condizioni luminose, la presenza di polvere che si solleva nella scia dell’auto sospetta non è caratteristico solo dell’andatura dell’auto ma anche del terreno, del vento ed altri fattori?

Che gli autisti di due mezzi che vanno in rotta di collisione hanno una sensazione falsata della velocità di entrambi poiché essa è frutto delle due velocità?

Ci domandiamo a che velocità andavano i nostri mezzi?

Se è quella che conosciamo dai racconti raccolti da corrispondenti e militari da noi intervistati è quella sempre del “piede a tavoletta” per evitare gli ordigni telecomandati.

Il colore dell’automezzo.

E’ stato detto che la Toyota bianca è stata ritenuta sospetta proprio dal colore, poiché la maggior parte degli attentati son fatti con macchine bianche ed in particolare Toyota.

Ma se il bianco è il colore ricercato da tutti coloro che vivono nei paesi desertici, dove occorre che i raggi solari non vengano assorbito dalla carrozzeria per evitare l’effetto forno, ciò vuol dire che la maggior parte degli afgani si devono disfare delle loro automobili per evitare di divenire facile bersaglio di reazioni inconsulte da parte dei soldati occidentali?

Inoltre, il colore bianco è quello che determina in particolari condizioni luminose un effetto particolare di gigantismo, ovvero quello di far apparire il mezzo più grande rispetto ad altri simili e quindi se in movimento, specialmente se ti viene incontro ti da un’errata valutazione della velocità che esso ha.

Di questo, per esempio , ne subirono , le conseguenze i nostri soldati in Africa Settentrionale, durante la seconda guerra mondiale, che dovettero fronteggiare i carri armati inglesi dipinti appositamente di bianco per poter moltiplicare l’effetto psicologico della grandezza e della velocità dei tanks
La cosa più grave è poi il fatto che ben tre mezzi dopo aver fatto fuoco contro un’automobile sospetta, se la siano svignata senza curarsi di sapere che cosa avevano combinato o neanche provare ad inseguire probabili terroristi che avrebbero potuto fare qualche macello contro altri colleghi e che solo in seguito hanno saputo che ben diversi erano gli occupanti dell’auto sospetti, beh… questa suona proprio come la balla raccontata dal marines Lozano sulla strada dell’aeroporto di Bagdad!

Quale sarà la naturale conclusione delle inchieste aperte sul caso?

Due sono le possibili soluzioni:
1) i soldati che hanno fatto fuoco così prontamente ed efficacemente come da disposizioni ricevute avranno un encomio
2) il responsabile della pattuglia, i diretti superiori, generali compresi, che hanno impartito le regole d’ingaggio tali da portare a questo incidente, dovranno essere tutti processati non lasciando solo o soli coloro che hanno materialmente premuto il grilletto,
L’esperienza c’insegna che la prima soluzione sarà in pool position per il verdetto finale.

Brindisi 3 maggio 2009

Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

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