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Argentina - 24 Marzo: la memoria vince sui responsabili del genocidio

Vientos del Sur per il 27° anniversario del colpo di Stato in Argentina

(22 Aprile 2003)

L’importanza che ha questa data per la società argentina, è facilmente percepibile per chiunque ci conosca minimamente. Quest’anno abbiamo avuto la possibilità d’essere presenti, a Buenos Aires, nei preparativi della manifestazione, e di partecipare insieme a 50.000 persone in Plaza de Mayo a questa commemorazione, fondamentale della nostra storia popolare.

L’emozione si sentì, non solo sulla propria pelle, ma su quella di tutti i presenti. E questo, risulta importante rilevarlo, non è semplice retorica: le lacrime di una Madre di Desaparecido in mezzo a tanti compagni, che mentre ti accarezza i capelli ti raccomanda di stare attento agli infiltrati della polizia, o all’abbraccio commosso di due vecchi compagni sopravissuti alle grinfie delle camere di tortura della dittatura, ritrovati in mezzo all’applauso di quelli che eravamo vicini. Anche per la famiglia di Riva, caduto sotto i colpi della polizia, il 20 Dicembre del 2001, che quel 24 posava una placca con il suo nome a due isolati di Plaza de Mayo dove fu ucciso il loro figlio. La colonna intera si fermo accanto a quella famiglia, accompagnandola con un urlo di rabbia e dignità.

Sono situazioni, piccole o grandi, che toccano le fibre più profonde di tutti i militanti, d’ogni persona che abbia un minimo di sensibilità e coscienza, trovandole nei codici interpersonali, perfino nelle chiavi di lettura e nei modi di ragionare, per che formano parte della nostra accumulazione storica, come popolo, da un punto di vista umano e politico.

E lo spirito con qui si affronta il 24 Marzo, non come una pura commemorazione, ma come una giornata di lotta fondamentale, dove riaffermare la nostra identità, dimostrando che non sono riusciti ad ucciderci tutti, che i compagni sopravissuti sono riusciti a generare altri compagni, a mantenere viva la speranza di fronte a quelli che hanno insanguinato la nostra terra, ieri come oggi.

Stiamo parlando di fondamenta irrinunciabili, dove appoggiare qualsiasi progetto di cambiamento radicale, della nostra organizzazione sociale, politica ed economica. L’idea chiara che ogni costruzione di superamento, parte o passa per la rivendicazione dei 30.000 Desaparecidos e della loro lotta, dal riscatto dell’esperienza dei sopravissuti che continuano la lotta. La battaglia contro le leggi d’impunità, che rappresentano un’oscenità con cui si ferma ogni tentativo di costruire giustizia storica, e che trovano la sua continuità nell’attuale Terrorismo di Stato.

La consapevolezza di queste battaglie storiche è presente nelle organizzazioni popolari, come abbiamo potuto tastare con mano nei giorni trascorsi assieme ai lavoratori della Zanon nella loro fabbrica, o fra quelli della metalmeccanica recuperata Acrow, nei quartieri poveri di Rosario e di Buenos Aires con i Piqueteros con qui abbiamo lavorato. Come insieme a Diego Quinteros e la sua famiglia, o in Villa 21 con la famiglia del compagno Ramon Rodriguez, ucciso nel Dicembre scorso.

E un sentire trasversale, installato nella coscienza di molti.

Abbiamo cercato di tradurre il più fedelmente possibile il documento letto nella Piazza Storica del nostro paese: documento che raccoglie decine d’organizzazioni popolari, realizzato sulla base del consenso e la costruzione di tutti, cercando unita, su alte rivendicazioni. Elementi che ci sembrano importantissimi.

Fermo in un angolo scattando fotografie delle colonne dei partiti della sinistra, del movimento Piquetero, delle assemblee popolar, ce un’immagine che mi rimane impressa: quella dei giovani, organizzati nei centri studenteschi delle scuole superiori, adolescenti che portano enormi cartelli rivendicando la memoria di una generazione che oggi ha più di 55 anni. Colpisce, e mi fa rimbalzare nella testa le parole di un militante comunista Jose Schulman, sopravissuto ai campi di concentramento, che alla fine della sua denuncia contro il giudice torturatore Brusa, dice:

“Sono sicuro che la memoria e più forte del tradimento, e che quando nessuno ricorderà più Brusa, Videla e Martinez de Hoz, i giovani argentini continueranno a rivendicare ad ognuno dei Desapericidos. Questo si, sarà vera giustizia”.

Quel compagno, tempo dopo trovò in una manifestazione davanti ad un commissariato a Monica, una ragazza giovane a cui la polizia aveva ucciso la sua migliore amica e militante, durante l’insurrezione popolare del Dicembre 2001. Monica, davanti ai responsabili dell’omicidio, ricordo parole di Fidel Castro quando era rinchiuso e sotto processo per l’attacco al Moncada, Monica afferma che:

“non vuole il sangue degli assassini, che non le serve vendicarsi. Perché la vita della sua compagna non ha prezzo,e nemmeno il sangue di tutti gli assassini potrà pagare la sua morte.
Per i caduti chiede, il trionfo della lotta di liberazione. Che il miglior modo di vendicarsi e quello che tutti abbiano il pane, per tutti le rose, per tutti le scuole e gli ospedali, per tutti il lavoro e la dignità.
Per tutti la felicità”.

La memoria ha vinto contro i responsabili del genocidio. Guardando quella colonna di adolescenti, nonostante la volontà omicida dello Stato Argentino, il sogno è ancora vivo.

Fabio A. Beuzer
Ass Argentina Vientos del Sur

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