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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Afghanistan: dalla “riduzione del danno” al tiro a segno

(5 Maggio 2009)

L’incremento esponenziale della presenza militare italiana in Afghanistan, iniziato con il governo Prodi e continuato con l’attuale esecutivo di estrema destra produce i suoi frutti avvelenati. Ad Herat i militi italiani hanno ucciso una bambina e ferito tre civili.

Le giustificazioni per il quotidiano massacro di civili si sprecano, così come le agghiaccianti teorie a sostegno dell’occupazione militare di quello sfortunato paese.

Nel nostro paese siamo passati dalle dissertazioni ciniche sulla “riduzione del danno” – costate l’estromissione totale di un intero ceto politico dagli scranni del Parlamento – allo “sgomento” del ministro degli Esteri Frattini per l’omicidio di ieri.

Non vediamo come queste macabre differenze possano confortare i genitori della povera bimba uccisa con i soldi dei contribuenti italiani, un fiume di danaro investito dal governo Berlusconi - la Legge finanziaria 2008 ha raddoppiato la spesa - per una occupazione che si rivela ogni giorno di più come una catastrofe militare per l’Alleanza Atlantica, ma soprattutto come un martirio quotidiano per il popolo afgano ed oggi, grazie al “democratico” Barak Obama, anche per quello pachistano.

La notizia dell’omicidio della piccola afgana ha trovato una immediata giustificazione bipartisan. Ettore Rosato, parlamentare del Pd, atterrato poche ore dopo l'omicidio nella provincia insieme ad una delegazione della Camera in visita in Afghanistan per incontrare le truppe e verificare gli investimenti nelle strutture civili finanziati dall'Italia, dichiara alla stampa che: “….non possiamo dimenticare che qui in Afghanistan siamo in guerra".

Così la guerra continua ad essere il cemento unificante della politica estera italiana. La lotta si è ridotta alla sola occupazione dei posti di comando dai quali gestire il neocolonialismo tricolore.

Gli esempi si sprecano. Che dire del silenzio di tutti i partiti politici sul finanziamento miliardario per l’acquisto di 131 bombardieri USA F35? Una recente polemica ha riguardato 450 milioni spesi per il referendum del 21 giugno, ma nessuna forza politica ha parlato dei 14 miliardi di euro investiti dal governo a favore della nuova aviazione d’attacco per l’aeronautica italiana.

Silenzio sugli F35, così come sul massacro quotidiano in Iraq, dove i carabinieri italiani addestrano le locali forze settarie, sull’agonia nella striscia di Gaza, di cui il governi italiano è complice e corresponsabile, sulle tensioni esplosive nei Balcani ed in Kosovo.

Solo con un ritiro immediato ed incondizionato delle truppe di occupazione si potranno evitare tragedie che non hanno niente di fatale. Le vittime civili sono il prodotto diretto delle strategie militari contemporanee degli eserciti occupanti, cercate per dissuadere popolazioni e combattenti dal continuare la legittima resistenza all’occupazione.

Nell’esprimere solidarietà e condoglianze per la famiglia di afgani che hanno perso una figlia per mano dei militari italiani, ribadiamo la nostra ferma richiesta di RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ITALIANE DA TUTTI I FRONTI DI GUERRA.

La Rete nazionale Disarmiamoli!

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