">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Dondolo

Dondolo

(15 Dicembre 2010) Enzo Apicella
Il governo Berlusconi ottiene la fiducia alla camera per soli 3 voti

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Elezioni di giugno ‘09

(22 Maggio 2009)

Come avviene ormai ogni anno, siamo alla vigilia di ennesime elezioni, questa volta europee, abbinate ad elezioni locali e, nei giorni di ballottaggio fra candidati al “premierato” locale (il 21-22 Giugno), ad un referendum sul sistema elettorale. Quest’ultimo è il più recente ritrovato di ingegneria istituzionale, che dovrebbe portare ad un definitivo bipartitismo anche in Italia, in omaggio alla “santa” governabilità del sistema. E’, innanzi tutto, così chiara la natura antipopolare di un simile tipo di referendum, che non possiamo che disertarlo, invitando apertamente lavoratori e proletariato in genere, la classe di cui sosteniamo gli interessi, a fare altrettanto. Ciò, a maggior ragione, per il fatto che il mancato raggiungimento del quorum segnerebbe il suo fallimento, la sua sconfitta.

Per quanto riguarda le elezioni europee, fermo restando il fatto che a quel livello il Parlamento conta, se possibile, ancor meno di quello nazionale, dato che nella U.E. dei 27, ma “a più velocità” anche dopo il recente Trattato di Lisbona, sono destinati a prevalere i rapporti fra gli imperialismi più forti, interpretati dai rispettivi governi nazionali (che siglano i Trattati dell’Unione), esse vanno lette come un “termometro” dei rapporti sociali interni al Paese, piuttosto che come espressione di adesioni a diverse ipotesi ideali transnazionali. In questo senso, siamo in un momento di crisi economica, che il Governo Berlusconi, pur forte del consenso maggioritario espresso “dagli italiani”, della insipidezza della “opposizione” parlamentare e del fallimento elettorale della sinistra istituzionale, cerca di negare, perfino di fronte all’evidenza.

Dopo le scorse elezioni nazionali (Aprile ’08), il Governo Berlusconi, cui il precedente Governo Prodi aveva aperto la strada, ha sviluppato un durissimo attacco ai lavoratori, usando l’arma della divisione, prima fra lavoratori, del pubblico e del privato, fra immigrati e nativi, fra precari e stabilizzati, e poi fra i sindacati stessi. Coadiuvato da un sapiente uso dei media, che hanno taciuto in alcuni casi, sviato l’attenzione in altri casi ed indirizzato contro nemici fittizi la rabbia dei proletari in altri casi ancora, questo Governo è riuscito ad infliggere loro colpi in diverse direzioni, mantenendo il sostanziale consenso dei suoi elettori, anche di quelli facenti parte dei settori colpiti. Sono i segni della crisi internazionale, che continuano a manifestarsi con evidenza, a mettere in difficoltà il Governo: consci di avere finora servito “bene e senza tentennamenti” il capitale, non si fanno capaci del fatto che vi siano ancora problemi…
Nel mentre, le posizioni del P.D., aldilà degli aggiustamenti elettoralistici, si esprimono sullo stesso piano di quelle del P.d.L., convergendo spesso nel concreto, come è avvenuto, ad esempio, con l’introduzione del limite minimo percentuale del 4% per avere eletti, cercando di silurare preventivamente pericolose liste concorrenti. Rimane solo l’Italia dei Valori a “raccogliere il testimone” dell’antiberlusconismo della borghesia “onesta”.

Ovvio e prevedibile appare il “rimescolamento di carte” all’interno della Sinistra, che, come Arcobaleno, si era ritrovata l’anno scorso, suo malgrado, extraparlamentare. Tale storico fallimento, peraltro concausa della svolta popolare a destra, non ha sortito, purtroppo, alcun serio processo di autocritica e, tantomeno, di sostanziale ricollocazione politica; basti per tutto il sostegno fornito dalla “sinistra governista” alle guerre cui l’Italia ha partecipato durante il Governo Prodi, oggi, al massimo, ignorato. Il ceto politico in crisi si è, così, scomposto in molte frazioni, che si sono poi ricomposte, dando luogo a due nuove aggregazioni: da un lato “Sinistra e Libertà”, che raccoglie i Socialisti Italiani di Nencini, i Verdi della Francescato, la Sinistra Democratica di Fava e le frazioni PRC di Vendola e PdCI della Bellillo, e dall’altro “Rifondazione dei Comunisti Italiani”, che raccoglie le maggioranze del PRC (Ferrero) e del PdCI (Diliberto), Socialismo 2000 di Salvi e Consumatori Uniti. Si tratta ancora una volta di liste miste con forze borghesi al proprio interno (ad esempio, contraddittoria e, perciò, significativa la presenza di “consumatori” – definizione interclassista - in una lista che, almeno nella propria denominazione, cita “i comunisti”), che non danno adeguate garanzie di opposizione di classe, né sul terreno sociale, né, almeno su quello istituzionale, ad entrambi i principali partiti espressione dell’imperialismo italiano, il P.D. ed il P.d.L.

La cosa peggiore, però, è che al rimpasto dei ceti politici fa da complemento una rinnovata adesione del corpo militante, che, perlomeno nella sua parte non arrivista, potrebbe, invece, confrontarsi con una dimensione di lotta non fondata sulla delega, né finanziata dallo Stato. La irreversibile vocazione istituzionale del ceto politico delle due “nuove” liste di Sinistra, il cui orizzonte ultimo era e resta il Parlamento, ci induce, per chiarezza politica e di prospettiva, a non considerare come accettabile il voto ad esse.

Di fronte ad un simile panorama elettorale, avrebbe un senso, come riferimento in controtendenza, una aggregazione unitaria di forze classiste che, rifiutando ogni accordo con forze borghesi, ogni politica di “fronte popolare”, sia in grado di esprimere, oltre che una pratica di intervento reale e radicato nei principali settori della classe, una “massa critica” tale da risultare credibile verso i lavoratori ed il proletariato in genere. Sono tre condizioni tutte necessarie, ma, da sole, non sufficienti, perché l’assenza di una sola di esse ripropone un rapporto diseducativo verso l’elettorato e, soprattutto, verso il corpo militante. In realtà, l’unica lista presente questa volta per le elezioni europee e che si pone su di un terreno classista è quella del P.C.L. (Partito Comunista dei Lavoratori) di Ferrando, che, nonostante la propria esigua consistenza militante, punta sempre ad una forte visibilità mediatica del proprio leader, quando non si limita ad agitare obiettivi oggi non praticabili (per tutti basti ricordare lo slogan “Se ne vadano tutti” utilizzato alle scorse elezioni!), e perciò puramente propagandistici.

Nel contesto dato, questo Circolo ha deciso di annullare la scheda e/o, comunque, di non votare alle europee, continuando a lavorare per l’unità di classe e contro ogni svendita delle conquiste operaie, per l’opposizione all’imperialismo europeo, anche quando si esprime a livello nazionale.

Il contesto finora descritto vale sostanzialmente anche per le elezioni locali, provinciali e comunali, nei cui Consigli le sinistre hanno tenuto in piedi giunte “di centro-sinistra”, insieme al P.D., ad oltranza, anche di fronte alle peggiori nefandezze, utilizzando la comoda “teoria del meno peggio” rispetto al centro-destra. L’unica differenza è che sul piano elettorale locale a volte può essere presente anche una lista di “Sinistra Critica”, formazione eco-pacifista e movimentista, radicale solo su alcune specificità, oppure una lista del P.d.A.C. (Partito di Alternativa Comunista) o della sua recente scissione “Alternativa Proletaria”. Il fatto che in un caso si tratta di una forza di natura contraddittoria e nell’altro dei due tronconi in cui si è divisa una forza già piccola non sono certo segnali positivi per la classe, né, tanto meno, possono il riferimento necessario per i lavoratori ed i proletari in genere. Tutto ciò lascia ritenere oggi come inopportuno il voto, anche alle amministrative…
In generale, comunque, non escludiamo di valutare l’eventualità di votare sul piano locale una singola forza, o, meglio così, un aggregato di forze, classista, in relazione a come si muove su quel piano, con quale radicamento, quali criteri ed in quale ottica, fermo restando che non si tratta certo di seminare illusioni sulla possibilità per i lavoratori ed i proletari in genere, di ottenere la soluzione radicale dei loro problemi all’interno di questo quadro socio-economico capitalistico.

Per quanto riguarda ballottaggi e referendum, riteniamo giusto un aperto boicottaggio di entrambi.

Circolo ALTERNATIVA DI CLASSE Via Fiume, 189 (SP)

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Elezioni giugno 2009»

Ultime notizie dell'autore «Circolo Alternativa di classe (SP)»

Commenti (5)

Servite solo al capitale!

Il cretinismo parlamentare, è compensato dalla chiara esposizione di Lenin nella critica a Bordiga; la classe operaia non rappresentata in parlamento non ha forza, e voi siete per indebolire la classe operaia, un operaio.

(22 Maggio 2009)

Eskimo

eskimo1963@hotmail.it

commento al commento

Dimmi dove vedi rappresentata la classe operaia, non qualche sparuto operaio, ed avrai il mio voto. Dimmi a che servirà mandare un altro "radicale" in parlamento, senza collegamenti veri con la classe, ed avrai il mio voto. Mostrami la ribellione degli operai, circoli che si collegano, opposizione in fabbrica e nei quartieri....

(25 Maggio 2009)

Renato

giurema@libero.it

E voi servite solo alla borghesia socialsciovinista.

La forza di un Partito Comunista non si calcola in base a quanti voti riesce a prendere in periodo elettorale.
E non mettiamo in bocca al compagno Lenin, frasi decontestualizzate e strumentalizzate da chi o in buona fede non ha ben inteso il buon vecchio Lenin o da chi in mala fede punta ad un'impossibile conquista di un posticino in parlamento per continuare a far girare soldi.
Prc e PdCI per quanto anticapitalisti possano dichiararsi, non solo non puntano in nessuno modo a superare questo sistema produttivo, ma puntano a rafforzarlo, e lo hanno dimostrato facendo da appendice di sinistra alle politiche democristiane, dal 1943 con la svolta di Salerno (o di Napoli).

"Non possiamo - e nessuno lo può - calcolare quale sia precisamente la parte del proletariato che segue e seguirà ancora i socialsciovinisti e gli opportunisti. Questo lo dimostrerà soltanto la lotta, lo deciderà definitivamente soltanto la rivoluzione socialista. Ma sappiamo con precisione che i «difensori della patria» nella guerra imperialistica rappresentano solamente una minoranza. E perciò il nostro dovere, se vogliamo rimanere socialisti, è di andare più in basso e più in profondità, verso le masse reali: ecco l'importanza della lotta contro l'opportunismo e tutto il contenuto di questa lotta. Smascherando gli opportunisti e i socialsciovinisti, che in realtà tradiscono e fanno mercato degli interessi delle masse, che difendono i privilegi temporanei della minoranza degli operai, che propagano l'influenza e le idee borghesi, che sono in realtà gli alleati e gli agenti della borghesia, noi educhiamo le masse a conoscere i loro veri interessi politici, a lottare per il socialismo e per la rivoluzione, attraverso tutte le lunghe e tormentose peripezie delle guerre e delle tregue imperialistiche."
V.I.Lenin, L'imperialismo e la scissione del socialismo

(26 Maggio 2009)

Il Quarto Stato

marco_ilquartostato@hotmail.it

Sinistra critica ecopacifista?Parliamo per caso del più e del meno?

Come militante di sinistra critica della stessa città (La Spezia) da cui è arrivato il commento preeletorale di "Alternativa di classe"
(ciao Raffone) non contesto a nessuno il diritto di farci delle critiche. Mantengo però il diritto allo stupore. In che modo saremmo ecopacifisti? Dalle nostre delibere di assemblee e congressi nazionali la cosa non si evince. Documenti a parte, che potrebbero ricoprire con dizioni corrette atteggiamenti discutibili, è un dato organico di quel tipo di militante che siamo noi (non militante standard, cosa creativamente impossibiles e non altro per il ventaglio generazionale piuttosto ampio) che il capitalismo da solo non cadrà, che la rivoluzione si sta comportando OGGI come la famosa vecchia talpa di classica memoria e che non si può trattare i problemi ambientali al di fuori della lotta di classe. Per la verità sul tema ambientale si gioca la gracile ma non eliminata figura storica del "verde", inteso in molte manifestazioni non solo di partito. Chi fa dell'ambiente, inteso come argomento utile e interessante, un punto di partenza della ricostruzione sociale complessiva a prescindere dal resto, è in un vicolo cieco.
Alternativa di Classe e Sinistra Critica della Spezia - ed altri - partecipano assieme al tentativo di costruire l'autoriduzione delle bollette dell'acqua, incorporando questo sforzo nella lotta generale nazionale di acquabenecomune. Non credo di avere incontrato su di me, le mie scelte, le mie opinioni e comportamenti politici, il giudizio che Raffone esprime su Sinistra Critica. E' un errore non votare Sinistra Critica alle elezioni locali, sia essa sola o in compagnia di lista con altri. I due casi sono chiaramente compresi in unico codice: dare una indicazione (dove si può) di RIcostruzione dell'opposizione di classe ANCHE nel momento istituzionale. Ma a parte la ECO, in che cosa saremmo pacifisti? Abbiamo una tradizione di risentimento verso i cortei di Assisi, pacifisti ed equidistanti tra israeliani e palestinesi. Essere contro la guerra, con o senza considerazioni ambientali, non è pacifismo. E' antimilitarismo, che moltissimo associazionismo pacifista non digerisce. Fatico pertanto a trovare il senso dell'accusa.
No. Altro è il problema. Oggi chi sta a sinistra del PRC e satelliti derivati deve fare i conti con rapporti di massa dalla costruzione lenta; deve cercare la vita dentro le macerie e con quella vita ricostruire organismi nuovi. Non ci sono scorciatoie. E gli esorcismi non servono proprio.

(26 Maggio 2009)

Augusto Caffaz - di Sinistra Critica della Spezia

humez@libero.it

Precisazione.

Nella notte tra il 25 e il 26 05 09 ho criticato qui l'intervento di "Alternativa di Classe" di La Spezia per la parte che riguarda Sinistra Critica, definita eco - pacifista con logica a mio avviso settaria. Fin qui tutto normale. C'è però tra questi compagni e me una certa confidenza in virtù della quale mi sono permesso di salutare nel corso della mia stesura il dirigente di "Alternativa", Raffone. La finalità di questo debordamento era quella di una gag scherzosa (cioè non una finalità di aggressione neppure verbale) senza la minima intenzione né di irridere Alternativa o Raffone, né di dubitare della collegialità della stesura. Se la situazione ha generato equivoco me ne scuso con gli interessati. Sinceramente e senza strascichi.

(2 Giugno 2009)

Augusto Caffaz

humez@libero.it

10196