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Elogio della scala mobile

(22 Maggio 2009)

Al congresso della Cisl non poteva non tornare la questione della scandalosa situazione dei salari italiani non solo fermi dal 1993 ma in regressione proporzionale dal momento che sono stati crocifissi al cosidetto tasso di inflazione programmata dal famigerato accordo sulla concertazione governo-sindacati-confindustria. Ma la proposta che viene avanzata non è risolutiva, non è nuova, è già stata fatta dalla CGIL e riguarda un abbassamento delle tasse che pesano sulla busta paga. Non si capisce perchè le imprese vengano accuratamente scansate pur essendo beneficiare del basso costo del lavoro con il quale si sono arricchite realizzando uno dei trasferimenti di redditi più scandalosi della storia d'Italia sottraendo oltre dieci punti al lavoro dipendente.

C'è una responsabilità dei sindacati confederali nella drammatica condizione dei salari italiani che non viene confessata, non è oggetto di autocritica ma sopratutto c'è una volontà di non toccare mai più la questione se non in sede aziendale e legata alla produttività secondo gli accordi sul nuovo modello contrattuale e gli imput che vengono dalla Confindustria. I salari sono destinati ad impoverirsi ancora ed i benefici che deriverebbero da sgravi fiscali, ammesso che ci saranno, saranno rapidamente riassorbiti dalla naturale deriva che i prezzi hanno. E' notorio che il "mercato" italiano è fortemente oligopolistico e cioè difatto non esiste ed i prezzi sono imposti unilateralmente dai produttori di beni o servizi e sfuggono ad ogni controllo compreso quello del tutto accademico delle "autority". Inoltre molti servizi che incidono molto sulla busta paga sono in fase di crescita per via delle privatizzazioni a cominciare dall'acqua. ( tutte le aziende municipalizzate privatizzate o in regime giuridico privato costano molto di più a cominciare dai loro managers) In un sistema economico e sociale dinamico non si possono lasciare le briglie sciolte a tutti e tenere i salari inchiodati. Bisogna quindi ripristinare un sistema di indicizzazione basato sul punto unico della contingenza concordato nel 1975 ed abolito da quasi venti anni. Insomma la scala mobile che dovrebbe costantemente adeguare le retribuzioni e le pensioni al costo della vita per salvarle dal deprezzamento. Non è vero che l'indicizzazione provoca inflazione dal momento che segue e non precede le variazioni dei prezzi. Si potrebbe,inoltre, stabilire un sistema di raffreddamento facendo scattare le variazioni nel trimestre successivo a quello in cui si verificano. Insomma, se si vuole essere rispettosi del diritto dei lavoratori ad una retribuzione giusta e decorosa non c'è alternativa alla reintroduzione della scala mobile.

I Sindacati confederali inoltre ignorano la UE e non si rendono conto che la legislazione del lavoro che gli uffici di Bruxelles sfornano in direttive, raccomandazioni ed altro, è del tutto lesiva di diritti fondamentali alla quantità e qualità delle retribuzioni. Si dovrebbe chiedere un Salario Minimo Garantito in sede europea per scoraggiare la concorrenza tra gruppi di lavoratori dei diversi paesi come abbiamo visto in recenti casi. La delocalizzazione industriale dovrebbe prescindere dalla condizione di mercati del lavoro più favorevoli dentro la UE fino al livello di vero e proprio schiavismo. A che serve l'Europa se non a far crescere armoniosamente e senza dislivelli pericolosi la condizione delle masse lavoratrici?

Ma anche a livello europeo i sindacati giocano di rimessa e si limitano a ridurre assai parzialmente i danni alla condizione operaia imposti da un liberismo sempre più feroce verso chi vive solo del proprio lavoro .

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