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(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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Argentina: il 22 Aprile alla Brukman

(24 Aprile 2003)

È sucesso quanto si temeva: oggi la polizia e il governo argentino hanno selvaggiamente represso le 55 operaie della fabbrica autogestita Brukman e più di 7000 compagn* che si sono mobilizzat* per appoggiare la loro giusta lotta. L’operativo repressivo è stato attuato con l’impiego di centinaia di poliziotti ed è terminato (?) con un bilancio, ancora parziale, di 31 feriti, dei quali UNO PER FERITA DA ARMA DA FUOCO, e 120 arrestati, tra i quali il candidato a vicepresidente per la lista Izquierda Unida nelle prossime elezioni di domenica 27 aprile, il giornalista e scrittore Miguel Bonasso, due compagni di Indymedia Argentina e uno di Indymedia Uruguay.

La caccia all’uomo, perchè di questo si è trattato, si è estesa fino a 30 cuadras (isolati, circa 3 km) dalla fabbrica. Molti colpi sono stati sparati con arma da fuoco, è solo una casualità che non ci siano stati morti. Indymedia Argentina denuncia da giorni questa assurda situazione (per uno stato di diritto quale si presume che sia l’Argentina): abbiamo prove fotografiche e filmati delle cartucce rosse calibro 12.70, proiettili di piombo. Tra gli arrestati come detto vari giornalisti, operai di differenti fabbriche, donne e minori. La repressione ha avuto inizio quando tutt* stavamo rispettando la richiesta delle operaie e operai della Brukman che ci chiedevano di aspettare ancora mezz’ora prima di cominciare il tentativo di recupero della fabbrica. Si stavano portando avanti negoziati al ministero del Lavoro. 4 operaie hanno pacificamente passato le transenne per andare a parlare con la polizia, non era un tentativo di forzare il blocco poliziesco. In un attimo è scattata, selvaggia (non esagero dicendo che gli sbirri sembravano dei malati di mente...), la repressione.

Sono arrivati a tirare lacrimogeni all’interno del vicino ospedale Garraham, attaccando i bambini lì internati (!!!). Anche la facoltà di psicologia dell’Università di Buenos Aires è stata gasata; molt* vi si erano rifugiati, sentendosi sicur* perchè secondo la Costituzione Argentina la polizia non può entrare nelle università: e di fatti non sono entrati, ma hanno sparato i lacrimogeni all’interno. Due persone sono state portate via dalle ambulanze. Una, un operaio della fabbrica autogestita San Justo, per un infarto. Di fronte all’università la polizia ha caricato brutalmente varie volte, sparando lacrimogeni anche verso i giornalisti. Un anziano che passava in bicicletta è stato preso a calci.

Le centinaia di compagn* presenti si sono difesi come potevano; barricate sono state costruite nella strada adiacente. La polizia ha potuto attuare l’operativo protetta da un ordine dei magistrati Bonorino Però e Piombo, ambedue giudici dai tempi dittatura militare che hanno testualmente risolto che “NON C’È SUPREMAZIA DELLA VITA E DELL’INTEGRITÀ FISICA SUGLI INTERESSI ECONOMICI” (sic). Incuranti della negoziazione aperta qualche minuto prima al ministero del Lavoro, del diritto al lavoro e della presenza di decine di personalità, organizzazioni dei diritti umani, deputati politici e di migliaia di persone, qualcuno ha preso la decisione politica di cominciare la repressione e dare avvio alla caccia all’uomo.

Il governo municipale di Buenos Aires di Aníbal Ibarra (vedi http://www.indymedia.ch/it/2003/04/7757.shtml), che si è negato a dare una soluzione pacifica, e il governo nazionale di Duhalde, sono i principali responsabili. A una settimana dalle elezioni presidenziali, che una gran parte dell’ elettorato diserterà, lo sgombero della Brukman e la selvaggia repressione di oggi sono un tentativo di mettere a tacere il movimento che cominciò il 19 dicembre 2001 con l’”Argentinazo”.

Le operaie della Brukman ci hanno una lezione di dignità. Per un anno e mezzo hanno dimostrato che una fabbrica può funzionare benissimo, e meglio, senza padroni, non senza operai. Durante tutto questo tempo si sono guadagnat* il rispetto, l’affetto e la solidarietà del mondo intero. Oggi hanno affrontato lo sgombero, per la quarta volta, e le abbiamo viste in mezzo al gas lacrimógeno e alle pallottole, con i loro grembiuli azzurri, piene di lacrime, difendendosi con limóne. Hanno capeggiato la mobilizzazione al commissariato dove sono detenuti gli arrestati di oggi dopo aver affrontato una giornata campale.

Per domani è convocata una nuova mobilitazione per andare a riprenderci la fabbrica autogestita.

Non le lasceremo sole.

Lucio Aguerre

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