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Con Brunetta è l'ora di dire basta!

(23 Maggio 2009)

Il decreto legislativo del ministro Brunetta è un attacco senza precedenti ai servizi pubblici, al potere di acquisto e di contrattazione dei lavoratori, ai loro diritti, nel tentativo di trasformarci in sudditi di questa specie di "miracolato" ministeriale.

In quest'ultimo anno Cisl, Uil e Ugl hanno permesso al Governo di:

· triennalizzare i contratti (così, ci perdiamo ancora di più salario);

· umiliarci con 40 euro lordi di aumenti contrattuali mensili;

· riumiliarci con l'indennità di vacanza contrattuale (8 euro al mese) al posto degli arretrati.

Oggi, Bonanni (Cisl) e Angeletti (Uil) fanno finta di protestare col Governo per questo ultimo attacco al lavoro pubblico, limitandosi a obiettare a Brunetta di non avere concordato con loro i tagli al salario accessorio!!!

E la Cgil? Nella contrattazione decentrata si sta adeguando alla triennalizzazione e, invece di mobilitare i lavoratori, pensa a riallacciare l'alleanza (a perdere) con Cisl e Uil, che nel frattempo hanno concesso a Brunetta di tutto e di più.

È stata istituita anche la cosiddetta Autorità Indipendente per la Valutazione, allo scopo di ridurre il salario accessorio, nel senso che solo un quarto dei lavoratori (oggi sono il 90%) potrà prendere il massimo della produttività, metà del personale avrà solo il 50%, un quarto non avrà nulla, cioè non prenderà un euro di salario accessorio.

il Governo, con la scusa dell'efficienza e della meritocrazia, effettua a man bassa tagli al salario (non solo riferito alla produttività, ma anche alle progressioni economiche dosate col contagocce) e tagli di personale (tra pensionamenti senza il subentro di nuovi assunti e mancate stabilizzazioni dei precari, sono ormai decine di migliaia i posti di lavoro persi solo nell'ultimo anno).

Siamo di fronte a un progetto di pratica cancellazione della contrattazione sindacale e di sua sostituzione con provvedimenti legislativi, in un quadro in cui le risorse finanziarie da destinare al personale sono schiacciate tra vincoli sempre più asfissianti di bilancio e leggi finalizzate a ridurre drasticamente la spesa pubblica.

Il cerchio, insomma, sta per chiudersi, con la conseguenza che a rimetterci saranno i servizi pubblici (privatizzati e con costi sempre in aumento a carico dei cittadini) e saranno i lavoratori, che si vedranno tagliare i loro salari già bassi e saranno istigati a mettersi gli uni contro gli altri per i pochi aumenti previsti per una piccola minoranza del personale.

Così, i "fannulloni" sono serviti! Anzi, peggio ancora, si fanno loro saltare a data imprecisata le stesse elezioni di RSU. A far loro sapere quando si terranno, sarà il "miracolato".

Per noi, invece, sarà il caso di pensare a liberarcene, intanto mobilitandoci per un grande sciopero nazionale di tutto il pubblico impiego, da effettuare presto perché quel decreto entrerà in vigore in tempi brevi.

COBAS PUBBLICO IMPIEGO - Pisa

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