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(10 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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(Di lavoro si muore)

Morire per un tozzo di pane!

(28 Maggio 2009)

Ieri sono morti tre operai in modo atroce. I loro ultimi attimi di vita strappati in modo raccapricciante sono stati di solidarietà umana : hanno tentato di strappare uno di loro alla morte e ne sono stati falciati tutti e tre.

La loro morte non cambierà niente. Altri operai od operaie moriranno oggi ed altri ancora domani e poi dopodomani. Se, alla fine dell'anno l'Istat ne conterà qualcuno in meno dell'anno precedente, qualcuno si pavoneggierà al Governo dei risultati raggiunti anche se la cifra sarà sempre una spaventosa ecatombe che riempie l'Italia di vedove e di orfani.

La morte di questi e di tutti gli altri lavoratori caduti spesso per un lavoro durissimo pagato meno di mille euro al mese non è dovuta al caso. Anche l'Avvenire comincia a ragionarci sopra anche se non ha individuato tutte le ragioni che generano questa mostruosa macchina di morte. Una responsabilità è certamente quella legata al turnover, all'uso di operai usa e getta, al quale ricorrono le imprese che spesso sono di sub appalto. Cambiare squadre di operai ogni giorno o ogni settimana per assumere spesso i più disperati, per non avere storie con diritti che maturano con l'anzianità può fare comodo alle imprese che vogliono ricavare il massimo profitto dalla commessa che hanno ricevuto. Ma l'operaio usa e getta non ha esperienza e l'azienda di cui è dipendente non accumula Knov-how. La mancata accumulazione di esperienza per l'uso sempre più diffuso di lavoro precario ed occasionale non solo è pericolosa ma costituisce una perdita secca per l'intera società che si impoverisce di cultura tecnica e di specializzazioni ben collaudate. Ho ricordato altra volta che la Torre Eiffel fu costruita da circa duecento carpentieri del ferro in due anni senza un solo infortunio mortale. Gli operai lavoravano in condizioni climatiche spesso proibitive ad altezze da vertigine. Perchè non vi morì nessuno? Per il motivo semplice della alta professionalità di maestranze che non venivano sostituite con la frequenza criminosa ma impunita con la quale vengono assunti e licenziati oggi gli operai delle fabbriche e deu cantieri. Un precario che fa oggi il muratore, domani il cameriere, e poi il fattorino o l'autista o altro e che è costretto a cercarsi il lavoro se vuole sopravvivere non riesce ad impararne bene e fino in fondo uno. La legge Biagi ha dato un colpo mortale alla possibilità di specializzarsi, di accumulare un know-kow personale e di riversarlo nel lavoro. Il capitalismo ha creato una lunghissima schiera di schiavi moderni pronti ad essere usati e poi abbandonati al loro destino.

Ma questa ragione, condivisa da L'Avvenire, non è la sola a generare la morte sul lavoro. L'altra ragione è legata allo stress di turni pesantissimi e sempre più lunghi che si svolgono con la copertura di un inaccettabile orientamento della legislazione che fissa fino a tredici ore la soglia dell'orario di lavoro e che vorrebbe portare ad oltre sessanta ore il lavoro settimanale.

Ma al centro della questione è la mercificazione del lavoro, della prestazione lavorativa e della stessa vita del lavoratore. Oggi la società capitalistica e asolidale accetta con indifferenza sia pure più dissimulata da un finto scandalizzarsi dei massmedia la morte operaia. Lo considera un costo necessario al tenere in piedi la baracca in cui viviamo. Oggi il lavoratore conta pochissimo non solo in fabbrica ma anche dentro il suo stesso sindacato (ammesso che ne abbia uno).

Ho proposto subito dopo il rogo della Thissen che gli addetti alla sicurezza fossero muniti di poteri ispettivi e che fossero considerati veri e propri terminali di un sistema di protezione,di allarme, di intervento degli ispettorati del lavoro. Una legge dello Stato dovrebbe conferire questi poteri agli addetti alla sicurezza e si creerebbe uno sterminato meccanismo di contrasto con gli infortuni. Lo Stato non avrà i mezzi per intervenire in milioni di aziende disseminate nel territorio nazionale anche se assumesse molti altri ispettori. Il conferimento di potere agli addetti alla sicurezza genererebbe una rete formidabile ed a costo zero.

Ma questa scelta che farebbe crescere il ruolo di questa importante funzione dei lavoratori della sicurezza non sarà mai accettata. In atto le aziende vogliono gli addetti alla sicurezza come comparse passive, lavoratori che se vogliono continuare a guadagnarsi il pane debbono stare zitti, non chiedere niente, non sapere niente di quello che dovrebbero sapere sui macchinari, sulla organizzazione del lavoro.

Il sindacato è molto impegnato a realizzare enti bilaterali ed accetta un ruolo di collaborazione sempre più subalterno al Dio Imprenditore. Questo sindacato non combatterà la battaglia contro la morte in fabbrica chiedendo poteri per i delegati alla sicurezza. Questo è il mio rammarico più grande, la mia più grande amarezza.

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