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Il governatore della Banca d'Italia: analisi giuste, ma ricette vecchie

(1 Giugno 2009)

Il governatore della Banca d’Italia ha smentito tutti gli ultimi ottimismi sulla crisi del governo e della Confindustria. Soltanto con le cifre della caduta del prodotto lordo e della produzione industriale e con i ritmi di ripresa annunciati è prevedibile che il livello produttivo ed economico del giugno 2008 si possa raggiungere non prima di cinque o sei anni. Da qui la preoccupazione evidente sulla caduta dell’occupazione, con una disoccupazione reale stimata al 10% e, inoltre, la denuncia della caduta dei redditi, compresi quelli dei cassaintegrati.

A queste analisi giustamente preoccupate segue però una proposta che è assolutamente in continuità con tutti i discorsi del passato. Per ripartire davvero ci vorrebbero le famose “riforme”. Si accenna soltanto all’innalzamento dell’età pensionabile, e all’estensione degli ammortizzatori sociali. Un po’ poco per usare la parola riforme, a meno che non si intenda ben altro. Ancora una volta, il governatore non riesce a uscire dalla sua impostazione liberista e non riesce così neppure a essere conseguente rispetto all’allarme economico e sociale che giustamente solleva. Nella sua relazione non si dà la giusta centralità della lotta all’evasione fiscale, nonostante si denunci il peso dell’economia sommersa, e soprattutto non c’è alcun accenno alla redistribuzione del reddito. Eppure lo stesso governatore ammette che l’economia italiana è in stagnazione da molti anni. La realtà è che non si va da nessuna parte, se non si abbandona la politica dei due tempi – prima lo sviluppo e poi la redistribuzione – e se non si capisce che la crisi italiana ha tra le sue cause di fondo i bassi salari, la precarietà del lavoro e la cattiva distribuzione del reddito. Così, l’economia italiana continuerà a ristagnare per troppa ingiustizia.

29 maggio 2009.

La relazione di cui si parla è disponibile sul sito ufficiale della Banca d'Italia.

Giorgio Cremaschi

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