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(3 Settembre 2010) Enzo Apicella
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(30 Aprile 2003)

L'arrivo l'altro ieri della sesta flotta americana di fronte alle coste della Siria e del Libano, costituisce una nuova fase nella guerra che gli Stati Uniti di George W BUSH stanno effettuando contro gli Arabi nel Medio Oriente.

Questa guerra, generale, punta su una destabilizzazione generale della zona che condurrebbe così alla creazione dei mini-stati confessionali nemici, che galleggiano su una tovaglia gigantesca di petrolio (e su altre fonti di energia essenziali sufficiente per i prossimi centanni) e controllato dai simili di Jay Garner..., dunque, collegati tutti da un cordone ombelicale allo stato sovrano che, con le dichiarazioni del relativo presidente e del suo ministro degli affari esteri, ha la missione di liberarsi e dirigere il mondo.

Con questa intenzione, così tanto al livello regionale che universalmente, gli Stati Uniti hanno progettato e seguito tre vie differenti ma tra di loro complementari che partono dall'Iraq e che spiegano l'occupazione di questo paese e tutto che segue e seguirà, sia al livello politico sia dal punto di vista economico.

1. La via Syro-Libanese:

la prima via, è quella che porterà dall'Iraq verso la Siria ed il Libano, cioè verso i due paesi che, finora, hanno rifiutato di sottoporsi ala Pax americana e di accettare di firmare la pace con Israele, che continua ad occupare il Golan siriano e le fattorie di Shebaa libanesi.

Questa via è molto studiata e seguita, ed i motivi sono, già, pronti:

inizialmente, Damasco e Beirut non hanno preso la stessa posizione politica degli altri paesi arabi, che avevano sostenuto "la terza guerra del golfo" (o che avevano preso una parte attiva in questa guerra).
Abbastanza al contrario! Il presidente BASHAR Al-Assad aveva provato a convincere i re ed i presidenti, riuniti al summit dei paesi arabi a Sharem El-sheikh , di rifiutare ed opporsi alla guerra americana contro il popolo iracheno; poi, durante e dopo la guerra, ha osato (?) dare asilo, non soltanto alle famiglie irakeni , ma anche - secondo Rumsfeld ed altri - a Saddam Houssein stesso, ed ad una parte del suo regime e del suo stato maggiore (anche se gli esperti sono quasi sicuri che quelli sono stati uccisi sotto le nuove bombe usate dagli Americani ai tempi degli attacchi contro l'aeroporto e le residenze di Al-Rachîd a Baghdâd).

- inoltre, ci sono le armi chimiche (?) o, piuttosto, armi tradizionali che la Siria ha e che può costituire, allo stesso tempo, un certo punto di supporto che contribuirebbe ed aiuterà a resistere e far fronte alla dominazione israeliana nella zona, in piu una riserva possibile per i diversi gruppi di resistenza che lottano e potranno combattere, in particolare, a partire dal Libano e della Palestine per raggiungere gli obiettivi di una pace giusta ed uguale per tutti, basata sui diritti di tutti i popoli della zona di vivere in modo indipendente e sovrano.

- inoltre, la Siria, a lungo, ha aperto le sue relative porte a tanti dirigenti di parecchie organizzazioni palestinesi ostili in Israele e che si oppongono alla politica che Yasser 'Arafât, e adesso il suo primo ministro abu mazen, applicano riguardo a questa condizione.

- Infine, è la Siria che sostiene Hizboullah e che, nella complicità con la condizione libanese, effettua la presenza munita con questo partito nella zona di frontiera del Sud-Libano; questa cosa che costituisce una minaccia permanente contro l'Israele e contro il suo ruolo geopolitico nella zona.

- Per questo motivo la sesta flotta è stata mandata davanti le coste syro-Libanese. Ecco perchè gli Americani hanno chiuso i condotti che portano il petrolio iracheno in Siria che hanno minacciato, così come il Libano, non soltanto con delle sanzioni economiche severe, ma anche con la guerra e l'occupazione.

- E qui, per concludere, perchè i dirigenti americani di stato cominciano a parlare dell'esigenza della spedizione delle squadre di osservatori ed ispettori internazionali in Siria, nonostante l'opposizione di tantissime stati alleati degli Stati Uniti, compreso l'alleato principale Tony Blair.

2. Dall'Iraq alla Palestina:

il secondo percorso che l'amministrazione BUSH ha già disegnato è quello che si effettua dall'Iraq verso la Palestina, passando dalla Giordania.

Si dice che durante i giorni che hanno preceduto la guerra contro l'Iraq, il progetto per spingere i Palestinesi per una immigrazione forzata verso la Giordania e, forse, il Libano è stato segnato sulla mappa americana da Sharon per studiare più seriamente , da tempi relativamente lunghi.

Particolarmente con la presenza di Abou-Mâzen al capo di un nuovo governo palestinese e delle prerogative che questo governo spera di avere assegnate, in un prossimo futuro , potrebbe permettere al governo israeliano corrente di iniziare la realizzazione del programma di Sharon, vale a dire: generare la condizione di un stato palestino-giordano in Giordania, e mettere un termine ed una fine a tutte le "promesse" fatti ai Palestinesi sia a Oslo che a Washington.

Ci pare, questo, uno dei motivi per cui Jay Garner è stato scelto dai mezzi dei pro-Zionists alla Casa Bianca come governatore possibile dell'Iraq dopo Saddam Houssein, ed inoltre è stato deciso che sarebbe stato aiutato nella sua "operazione" da una squadra di vecchi agenti della CIA tutti con buoni rapporti con Israele...

E, per mettere il progetto di Sharon in esecuzione, il governo israeliano, sostenuto dall'amministrazione BUSH, ha adottato una politica di ascensione e di invasione, nelle zone conosciute come "autonomi" territori Palestinesi: attacchi voluminosi contro la popolazione civile, il nuovo blocco del campo di Jénin, demolizioni delle case, il rinforzo di repressione e l'uso di nuove armi contro i dimostranti (tra cui le bombe con i chiodi), gli arresti di centinaia di tutti quelli e tutte le quelle che resistono e che continuano a lottare... ecc.

E se aggiungiamo a tutto questo, ed alle richieste fatte alla Siria per cacciare via i dirigenti delle organizzazioni palestinesi "ribelle" (verso dove?), le nuove richieste contenute nel famoso "paper way" che George W Bush ha dettato e che chiede ai soli palestinesi di applicarlo senza esitazioni o rifiuti, noi possiamo prevedere piuttosto chiaramente quale futuro si prepara per il popolo palestinese!!!!

3. La via della seta:

per quanto riguarda il terzo percorso seguito, è quello che sta collegando l'Iraq all'Afghanistan, cioè quello che soprattutto passa dall'Iran.

E vero che gli Americani parlano, attualmente, tanto bene dell'Iran e delle misure "per la democratizzazione" già adottate dall'ex presidente Hâshimî Rafsandjânî e dal presidente attuale Khâtamî.
Ma questo sara sufficiente per incitarli a dimenticare le umiliazioni e l'ostilità del regime iraniano nei loro confronti, ostilità che li aveva spinti, in alcuni tempi, ad appogiare ed aiutare Saddam Houssein?

Inoltre, l'Iran ha una doppia importanza strategica per loro.
Costituisce, da una parte, il legame fra gli Shiiti dell'Iraq, quelli dell'Afghanistan e quelli dell'Azerbaïdjan (ex-Sovietico); ed è necessario assolutamente impedire qualunque possibilità di creazione di un maxi stato shiita nella zona.
Dall'altra parte, l'Iran è limitato da un trattato di aiuto reciproco con la Russia, trattato che non ha mai revocato e che potrebbe usare in caso di necessità urgente e massima...
A questi due motivi, ne aggiungiamo un terzo:
L'Iran costituisce un punto strategico sulla vecchia via della seta che porta fino alla Cina (o, in poche parole, a circondare la Cina).
Tutto questo, ci porta a pensare e a domandare se gli Stati Uniti smetteranno nelle loro pretese di ricerca delle presunti armi di distruzione di massa, a soli paesi arabi e se la guerra già dichiarata contro l'organizzazione delle Nazioni Unite non portera certamente alla dittatoria "democratica" su tutto il pianeta?

p.s: delle voci circolanti, non escludono che un ruolo militare nell'Iraq sarà assegnato presto all'Egitto: che dovrà svolgere il ruolo dell'ufficiale di polizia aspettando che le nuove milizie Irakeni sarrano formate per prendere il controllo dei territori di questo paese. Gli Americani, saranno rimossi così da un grande peso.

4- Una nuova guerra israeliana contro il Libano?

Il giornale libanese "al-Safir" ha pubblicato, sabato 26 aprile 2003, un articolo titolato "noi non eliminiamo la possibilità di una guerra preventiva contro il Libano", in cui Hilmî Moussa cita due interviste fatte con due generali israeliani.

Nella prima intervista, fatta dall'operatore della radio Israeliana, il comandante israeliano dell' esercito, Yeftâh RAN, ha invitato il governo-Sharon ad approfittare dell'opportunità e della convenienza "per eliminare il pericolo attuale sul confine nord"; spiegando che l'eliminazione del pericolo iracheno apre davanti ad Israele delle nuove possibilità, soprattutto e particolarmente nella situazione attuale che ci permette di assumersi le responsabilità e di prendere i rischi. Inoltre ha spiegato che l'esercito israeliano ha cominciato ad imparare, dalle operazioni militari riusciti dell'esercito americano in Iraq, dalle lezioni che vuole applicare subito.

L'articolo aggiunge che il General Ben Genetz, comandante del fronte nord nell'esercito israeliano (cioè la confine con il Libano) era più esplicito a questo proposito nella lunga intervista che ha concesso al giornale "Maariv", poiché ha parlato di un cambiamento della situazione nella zona, seguente la vittoria americana contro l'Iraq ed il terrorismo internazionale".
Genetz ha insistito sul fatto che "il Libano è il porto piu vicino essenziale dove partono le organizzazioni terroristiche; non c'è nessuna condizione nel mondo simile a questo paese... Come andrà a finire? Dipende da loro, della Siria, dell'Iran e del Libano; possono scegliere fra il bene ed il male ". Aggiunge, poco dopo: "tutto quello che gli Americani hanno usato nella loro guerra in Iraq, noi lo abbiamo... Nel senso militare del termine; abbiamo la possibilità di fare quello che gli Americani hanno fatto. È vero che noi non disistimiamo i syriani, ma sappiamo che non sono idioti e che possono benissimo arrivare da soli alle conclusioni di quello che sta succedendo ".

Dopo che ha parlato "del diritto" di Israele all'acqua del fiume libanese Al-Wazzânî, il Generale israeliano conclude dicendo che prevede i cambiamenti strategici in Siria, tenendo conto che questo paese "non può continuare sulla via del terrorismo; tuttavia, una escalation militare è possibile e non escludo alcuna possibilità: siamo attualmente in un momento di meditazione e non dirò nulla di più", particolarmente dopo che il 11 settembre ha costituito l'inizio della terza guerra mondiale e "questa guerra ha generato le nuove regole che saranno messe all'esecuzione in Siria come in Iraq; e queste regole non potrebbero essere applicate e rispettate finchè ci sono degli organizzazioni palestinesi a Damasco "!

Dall' altro lato, il General Aharon Zaîvi, capo dei servizi degli informazioni israeliane, ha considerato in un'intervista assegnata alla catena televisiva "10" che : "il programma nucleare iraniano costituisce il pericolo imminente vero contro l'esistenza dello stato di Israele"!
Ha aggiunto anche che "le pressioni dei paesi arabi e dell'Egitto in particolare, devono continuare sulla Siria" .

Dr jean el cheikh
UDAP-BOLOGNA

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