">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Se il New York Time sapesse...

Se il New York Time sapesse...

(4 Aprile 2010) Enzo Apciella
Il Vaticano di scandalo in scandalo

Tutte le vignette di Enzo Apciella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Il voto inutile

(8 Giugno 2009)

Non andrò a votare, ne oggi ne domani, e confesso che non riesco proprio a immaginare come la vittoria di questo o di quell’altro schieramento possa cambiare la sorte dei milioni di disoccupati europei o degli altri milioni di disperati che premono alle frontiere di quella che una volta era “la culla del progresso economico e delle libertà civili”.

E non solo perché la storia del parlamento di Strasburgo è una storia di inciuci e consociativismo che vede la convergenza nel voto dei due opposti (!) schieramenti nella stragrande maggioranza delle risoluzioni discusse ma, soprattutto, perché nessuno delle forze presenti in campo rappresenta una scelta “diversa” rispetto alle strategie e alle “soluzioni” di chi in Europa governa effettivamente. Le banche, le multinazionali, il capitale coi suoi strumenti diretti e con la sua pretesa – elevata a legge universale – di continuare ad estorcere profitto anche quando questo vuol dire condannare alla fame un esercito sovrabbondante di ormai inutili lavoratori che la crisi espelle dalla produzione. Elemento “variabile” di un’Europa a cui oggi viene negato il lavoro e che domani (qualcuno ha ricordato ai cittadini elettori il trattato di Lisbona?) si troverà a subire gli effetti di una involuzione reazionaria che spazzerà via quel ben poco di istituzioni democratiche e di diritti sopravvissuti agli anni del liberismo ante crisi.

La risoluzione di appena 2 mesi fa (approvata dall’ 88% dei deputati europei) che mira a mettere fuori legge i partiti comunisti e a cancellare con una operazione di vergognoso revisionismo la storia stessa del movimento comunista europeo la dice lunga su come l’Europa dei padroni si appresta (e si attrezza!) a rispondere alla lotta di classe che dalle periferie devastate e militarizzate delle metropoli cerca di irrompere nei salotti bene e nelle dimore di lusso di una borghesia di cui il nano di Arcore non è certo il solo rappresentante.

Confesso quindi che mi interessa ben poco contribuire a scegliere chi andrà a recitare (ben pagato) il copione già scritto dai veri “eletti” che non hanno bisogno di presentare liste per influenzare l’economia e la politica di un intero continente.

Anche se, fra le tante veline e portaborse che andranno a riempire gli scranni di un inutile parlamento fatto solo per dare una parvenza di legalità all’attacco alle condizioni di lavoro e di vita del proletariato europeo (qualcuno ha mai sentito parlare della direttiva Bolkestein o dell’aumento dell’orario di lavoro?) continuo a trovare più oscena la riproposizione di rottami della levatura morale e culturale di un Ciriaco De Mita o di un Clemente Mastella e continuo a ritenere una provocazione dover trovare una sistemazione, e dover continuare a pagare uno stipendio, a Sergio Cofferati per ricompensarlo dei tanti anni di contrattazione al ribasso che hanno portato i lavoratori italiani a essere i meno pagati nel mondo occidentale.

Non voterò nemmeno per la lista dei “comunisti riuniti” - nemmeno turandomi il naso - come pare qualcuno, anche a sinistra, stia pensando di fare in queste ultime ore di tormentato dubbio sull’opportunità di dare una mano agli ultimi eredi di Bertinotti e Cossutta (senza i due leader maximi ormai interessati solo al godimento di una non meritata pensione) per il raggiungimento di quel famigerato 4% che reintrodurrebbe Rifondazione-PdcI nel gioco politico delle forze parlamentari italiane.

Non abbiamo bisogno di “nemici che marcino alla nostra testa”, ne di quel Diliberto massacratore della Jugoslavia, assieme a D'Alema per conto del quale capeggiò una scissione mai rinnegata, (quello stesso Diliberto che minacciava “forconate” nei confronti di quei senatori che trovavano indegno votare a favore delle scelte interventiste e di guerra del governo Prodi) ne di “pacifiste” alla Menapace teorica della “riduzione del danno”, venditrice all’incanto di principi in nome di una governabilità che era solo garanzia di continuità nel mantenere una traballante poltrona per se e per i propri sodali.

Non abbiamo bisogno di un partito che riproponga una opposizione strumentale fatta solo per conquistare crediti e consensi da spendere in una futura alleanza col padronato “progressista” che condannerebbe la sinistra di classe (e gli strati sociali antagonisti) a un destino di subordinazione perenne.

Il voto a volte può essere utile ma solo se esiste una forza politica capace di costruire coscienza e organizzazione sui segnali che ci vengono dalle urne. Furono utili quegli 11milioni di voti che 6 anni fa si raccolsero attorno alla proposta di estendere a tutti le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, nonostante l’invito ad “andare a mare” del 90% delle forze presenti in parlamento, anche quella volta assieme cosi come in tutte le occasioni in cui sono in gioco gli interessi concreti dei padroni?

Lo erano potenzialmente perché indicavano una tendenza positiva nonostante il terreno dello scontro (quello referendario) fosse il meno indicato per affrontare una battaglia dai netti contenuti di classe.

Ma quel potenziale fu ignorato o – peggio – utilizzato per dare più peso alle pretese governiste di una “sinistra” che pubblicamente e velleitariamente sognava di condizionare i poteri forti del paese mentre – molto più realisticamente e in privato - si accordava per cogestire assieme al centrosinistra, a quei tempi vincente, il rilancio dell’imperialismo italiano.

Se i vostri alleati di ieri, di oggi (in centinaia di amministrazioni locali) e di domani (almeno nelle vostre speranze) vi hanno fatto il brutto scherzo di tagliarvi le gambe espellendovi da un’alleanza che avrebbe potuto garantirvi il posto nel Parlamento italiano e l’ancora più brutto scherzo di rendervi quasi impossibile l’ingresso nel Parlamento europeo, non chiedeteci di darvi una mano. Non chiedete il nostro voto.

Chiedetelo ai padroni a cui avete regalato miliardi riducendo quel cuneo fiscale che avevate promesso di ridurre ai lavoratori italiani, chiedetelo ai “ragazzi” della Folgore coccolati dal vostro ex segretario dalla spilletta pacifista, chiedetelo alle migliaia di amministratori delle aziende privatizzate dai sindaci da voi votati e sostenuti.

Non chiedete il voto ai comunisti.

6 giugno 2009

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Elezioni giugno 2009»

Ultime notizie dell'autore «Mario Gangarossa»

8903