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(10 Novembre 2012) Enzo Apicella

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Euroastensionismo!

Cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia.

(9 Giugno 2009)

La crisi accentua l’euroscetticismo, componendo l’aumento dell’astensionismo con l’onda lunga xenofoba e razzista, registrando la definitiva messa in mora del riformismo socialdemocratico del secolo passato.
L’annuncio del “nuovo mondo” post-crisi e l’aumento della competitivita’ interimperialistica tra blocchi economici continentali e’ alla base di questo riflesso condizionato e contraddittorio nel processo di unificazione politica europea, frutto sfasato dell’avvenuta concentrazione economico-monetaria.
Pulsioni protezioniste e ritrovate ideologie capital-statali, unite ad un diffuso qualunquismo antipolitico, si mescolano a creare una massa astensionista compatibile, riassorbibile, funzionale al sistema di comando.
L’uso padronale della crisi si esprime nella ridefinizione della marcia europea secondo i rinnovati canoni delle “cooperazioni rafforzate”, tentando un adeguamento tra i processi materiali in corso e le proprie espressioni di rappresentanza politica unificata.
Dentro la crisi la tendenza all’Europa potenza vive qualche contraccolpo, che, pero’, non mette in discussione l’approdo continentale del processo.
L’uso rivoluzionario della crisi non c’e’ perche’ non c’e’ l’organizzazione in grado di produrlo, facendo scontare al proletariato la mancanza di una forza anticapitalistica europea piu’ che necessaria, indispensabile; una forza che dovrebbe cogliere la convenienza proletaria dentro la crisi, a partire dal tasso di internazionalismo oggettivo in essa contenuto.
Rispetto ad una “condizione delle cose” caratterizzata dall’omologazione e dalla contaminazione operaia almeno continentale, e quindi favorevole, paghiamo una profonda inadeguatezza nella capacita’ di comprensione e di azione diretta nella realta’ data.
All’accorciamento di questo gap storico va il nostro impegno di fase, nello sforzo di produrre un primo collegamento stabile tra avnguardie poitiche che, anche nell’astensionismo, intravedono l’opportunita’ di una ripresa di classe.

In Italia
CAMBIANDO L’ORDINE DEI FATTORI IL RISULTATO NON CAMBIA.


L’Italia riflette il vento Europeo, forte astensionismo accompagnato dall’onda lunga ( altro che onda anomala! ) di centro destra, con forti iniezioni xenofobe e razziste.
Nel risultato delle elezioni europee, ed ancor di piu’ in quello delle amministrative, si conferma la compagine governativa con un rafforzamento leghista al suo interno.
L’opposizione registra la definitiva regionalizzazione del P.D. tosco-emiliano, rosicato dalla “lega Di Pietrista”.
In sostanza, mentre la Lega supera il proprio impianto local-regionalistico diffondendosi geograficamente al centro e politicamente anche tra gli operai, il P.D. viene espulso dal nord produttivo ed escluso dai quartieri popolari.
Imperterrito, si conferma l’interpolare arbitraggio U.D.C. , democristiani per tutte le stagioni, pronti a saltare sul carro del miglior offerente……e noi che “non volevamo morire democristiani” ce li ritroviamo dappertutto…….
Possiamo dire che, dentro la conferma della tendenza storica al bipolarismo, l’accelerazione bi-partita frena, rimandando al futuro una sua probabile riesumazione.
Quanto alle sinistre ed alle destre radicali, antagoniste piu’ al maggioritario che al “sistema”, assistiamo alla loro marginalizzazione non solo elettorale, ma politica ed organizzativa.
A sinistra, gli ultimi cascami dell’opportunismo togliattiano, non trovando di meglio da fare che scindersi, perdono l’ultimo appuntamento con la poltroncina perduta.
Per quanto ci riguarda, dobbiamo cogliere il segno di un astensionismo di massa che tocca anche fasce proletarie, e cercare di trasformarlo in coscienza, in volonta’ di lotta, in organizzazione.

Referendum: il nostro astensionismo attivo contro tutti i sistemi di voto.

Molti dei novelli astensionisti di oggi al prossimo referendum del 21 giugno sono solo nostalgici del proporzionale, urlatori della democrazia “violata” dal maggioritario.
E’ il club dei trombati ad accanirsi di piu’ contro le soglie del 4%, presenti sia nel passato “porcellum” che con qualsiasi risultato referendario.
In sostanza, la modifica del presente sistema elettorale riguarda il divieto di candidature multiple e l’attribuzione del “premio di maggioranza” alla lista e non piu’ alla coalizione vincente; il “premio” quindi, non rinforza piu’ una “vera” maggioranza
( cioe’ una coalizione che abbia almeno il 50% dei voti ), ma il primo partito ( che, con il 30-35% dei voti, otterrebbe alla camera il 55% dei seggi ).
E’ chiaro che, con questa possibile “novita’”, il partito di maggioranza relativa potra’ vincere il “premio di maggioranza” senza aggregarsi con nessuno, conseguendo la maggioranza assoluta da solo.
Una truffa nella truffa!
Per quanto ci riguarda, al di la del risultato referendario ( e quindi anche di un suo annullamento per l’astensionismo ), si conferma la tendenza ad una maturazione complessiva del sistema della democrazia borghese, con semplificazioni e snellimenti di procedure ed iter parlamentari ( con conseguente riduzione di liste, partiti ed onorevoli ) e con il rafforzamento del premierato dentro un generale riequilibrio dei poteri dello stato.
Noi non votiamo al referendum perche’ siamo antiparlamentari, e contrari all’uso ed all’esercizio della “sovranita’ popolare” virtuale; il ricorso al voto ed ai referendum sono una forma di imbroglio ma anche di corruzione ideologica riguardo il “potere del popolo”, buono solo per scegliere di passare dalla padella alla brace.
In tempi di elezioni tutti si appellano al popolo, dal governo che lo adula, all’opposizione che lo usa per riprendersi qualche poltroncina.
Poi ci sono gli utili idioti, girotondini di sempre, attacchini pronti con secchio, colla e manette a mezzo servizio di qualche stalinista o di qualche magistrato.
Noi siamo per la lotta di una parte del popolo contro un’altra parte del popolo.
Noi siamo per la lotta di classe, che non prevede consultazioni elettorali ne referendarie.

Giugno 2009

COMBAT - Roma

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