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(20 Giugno 2011) Enzo Apicella
Il destino del governo Berlusconi è nella mani della Lega Nord

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Attenti al quorum…

(10 Giugno 2009)

La comprensione dell’importanza del referendum del prossimo 21 giugno non può prescindere da un ragionamento serio sugli esiti dell’ultima tornata elettorale per il Parlamento Europeo e per alcune IMPORTANTI amministrazioni locali. Gli elementi che saltano agli occhi sono quelli riguardanti il brusco ridimensionamento delle ambizioni plebiscitarie di Berlusconi, la caduta “frenata” del PD, il clamoroso successo dell’IDV di Di Pietro e quello – molto meno clamoroso – della Lega, accanto alla sostanziale tenuta dell’UDC.

Queste elezioni hanno segnato anche la scomparsa dall’Europarlamento della sinistra italiana ancora ispirata al movimento operaio, già espulsa lo scorso anno dal parlamento nazionale, per la prima volta dal XIX secolo (con l’ovvia eccezione del ventennio fascista). Questa scomparsa era ampiamente prevedibile, vuoi per la presentazione in ordine sparso, in presenza di una ragguardevole soglia di sbarramento, vuoi per l’incapacità e/o la non volontà di trasmettere un’immagine di radicale rottura con le scelte disastrose degli ultimi anni, in particolare la disgraziata partecipazione al governo Prodi ed all’amministrazione di molte regioni e grandi città in funzione subordinata al PD. Quest’immagine di continuità si è rilevata catastrofica per la Lista Comunista, che ha candidato nei posti in evidenza più di un impresentabile, relegando negli ultimi posti delle liste un po’ di operai, di immigrati e di altri dignitosi esponenti dell’opposizione sociale, senza alcuna possibilità di elezione, il che non poteva bastare a nascondere la volontà di un ceto politico screditato di sopravvivere a sé stesso. Infatti, la soglia del 4% è rimasta lontana.

A questo punto, lo scenario referendario si presenta meno scontato di quello che si potrebbe pensare. In primo luogo, tanto il Berlusconi ferito che il Franceschini in mezzo al guado potrebbero spingere sull’acceleratore della partecipazione, con lo scopo di imporre per legem quel bipartitismo coatto che l’elettorato italiano ha sempre respinto. In questo caso, Berlusconi, per non rischiare lo scontro con l’indispensabile alleato leghista, si nasconde dietro una fumosa dichiarazione di inopportunità di un suo impegno diretto, il che non impedirebbe una campagna partecipativa a tappeto da parte dell’armata mediatica del Cavaliere, anche perché è tutto da dimostrare che questo eventuale scontro possa arrivare ad una crisi di governo. Con la sponda del killeraggio politico di Franceschini e del PD, in cui è più viva che mai la tentazione di proseguire nella logica di annientamento di ogni altra entità politica nel proprio campo (anche a costo di consegnare il Paese a Berlusconi vita natural durante), uno scenario del genere appare tutt’altro che irragionevole. A tali considerazioni, poi, bisogna aggiungere il rinnovato impegno per la riuscita del referendum da parte di Fini e dell’ex Alleanza Nazionale, nonché la sciagurata posizione di quella parte dell’Italia dei Valori che, per bocca del capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, conferma che andrà a votare per il NO, contribuendo così al raggiungimento del quorum ed alla conseguente vittoria dei SI. Certe madri sono sempre incinte.

Tutto questo significa che l’impegno per far fallire i referendum non può essere considerato residuale, ma si trova a rivestire un ruolo importante nella battaglia politica di oggi e, soprattutto, in vista di quelle di domani. Una sinistra epurata dalle istituzioni nazionali ed europee, in crisi con il suo stesso insediamento sociale e finora incapace di rinnovarsi radicalmente, può ritrovare motivazioni e credibilità nell’impegno per una battaglia di democrazia sostanziale, in cui non sono in palio poltrone o assessorati. Una buona occasione per lasciarsi alle spalle il vergognoso boicottaggio dell’iniziativa “la sinistra per il proporzionale” e per costruire un’azione unitaria su contenuti forti.

Germano Monti (Comitato per il proporzionale)

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