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(28 Novembre 2011) Enzo Apicella

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L'agonia del capitalismo

(15 Giugno 2009)

Gli ultimi anni hanno visto un collasso costante, progressivo e inarrestabile del sistema economico capitalistico mondiale, il crollo continuo delle borse, la caduta della produzione, del commercio hanno assunto un andamento declinante ed irreversibile. Il crollo del mercato automobilistico è l’elemento più
evidente di una crisi sistemica.

La crisi ha colpito il cuore del sistema, il sistema bancario e finanziario mondiale.

La crisi dei mutui americani ha innescato un processo che ha fatto esplodere la situazione e messo in evidenza la bancarotta di tutte le banche del mondo. I titoli “tossici”, “derivati”, “strutturati” non sono altro che risorse finanziare fittizie, aleatorie, false che garantivano una infinita circolazione di traffici, commerci, scambi, profitti dietro cui non c’era nulla, non vi era ricchezza reale, ma solo speculazione. I titoli tossici sono stati stimati in una quantità pari a 12 volte il Pil mondiale, tutte le banche del mondo hanno nei loro bilanci il 70-80-90%(????) di titoli senza valore. Questo ha portato alla paralisi degli scambi interbancari e all’annullamento del credito a tutte le attività industriali e commerciali, i bancarottieri non si fidano più l’uno dell’altro, nel mondo bancario e finanziario mondiale vi è la consapevolezza assoluta e totale della catastrofe del sistema capitalistico. Se esistesse nel mondo una parte sana di banche di fronte a una parte di banche in crisi non c’è dubbio che si sarebbero mandate in bancarotta queste ultime, ma siccome le banche di fatto fallite sono tutte le banche del mondo non si può dichiarare fallito l’intero sistema economico mondiale. Gli stati capitalistici d’altra parte non possono accollarsi i costi di questo fallimento, poiché i debiti pubblici già hanno raggiunto livelli stratosferici e d’altra parte non c’è ricchezza al mondo che possa coprire un buco di queste dimensioni, se si utilizzassero contemporaneamente tutte le risorse del mondo solo per questo problema si coprirebbe solo un dodicesimo della bancarotta. Le nazionalizzazioni dell’ultimo anno sono soluzioni temporanee che non risolvono il problema. La causa fondamentale di questa crisi economica trova la sua ragione nelle enormi disparità sociali che 30 anni di liberismo selvaggio hanno provocato,
impoverendo in maniera drammatica i lavoratori di tutto il mondo.

Il sistema capitalistico vive la sua agonia finale.

Dall’inizio della stagnazione(2007) si è passati l’anno scorso (2008) alla recessione, quest’anno (2009)siamo in una recessione profonda ( Pil Italia -6% ) l’anno prossimo la recessione assumerà i caratteri drammatici di una depressione mondiale e si andrà incontro ad una situazione che per i popoli e i lavoratori sarà sempre più disastrosa. I costi sociali per il proletariato assumeranno dimensioni apocalittiche, crollo dei livelli di vita , aumento della disoccupazione,accentuazione della precarietà dei rapporti di lavoro che assumeranno aspetti di servitù della gleba se non addirittura di schiavismo, contrazione e dissolvimento dei ceti medi, la povertà e lo sfruttamento del proletariato mondiale saranno spinti a limiti estremi, oggi impensabili.

In Italia i due maggiori partiti che rappresentano gli interessi delle banche( PDL, PD), hanno elaborato un unico progetto per combattere la crisi economica, vogliono ulteriormente ridurre le pensioni.

La soluzione non può che essere la dichiarazione di fallimento di tutte le banche del mondo,
ma questo non può avvenire se non comporterà anche il fallimento e la dissoluzione di tutto il sistema politico e istituzionale che in questo sistema bancario e finanziario ha la sua unica ragione di esistenza.

Il sistema politico bancario e finanziario attraverso la repressione e la corruzione ha privato completamente i lavoratori di ogni rappresentanza politica e sindacale.

Per ricostruire un sistema economico vitale i lavoratori devono perseguire la conquista del potere politico e costruire un sistema bancario che sia sottratto alla proprietà e agli interessi privati e sia sottoposto ad un controllo democratico e sia di proprietà pubblica, le banche devono essere trasformate in uno strumento al servizio della società e non come avviene oggi dove i popoli sono schiavi delle banche e le loro classi dirigenti ne sono i camerieri . Una soluzione del genere presuppone una rivoluzione sociale totale. Sul proletariato ricade una responsabilità enorme in questo periodo storico, la lotta di classe non deve essere un strumento difensivo per difendere le condizioni di vita, ma è necessaria e indispensabile per ricostruire l’intera struttura sociale ed economica .

NAPOLI, 14/06/2009

Blog http://unitcom.blogspot.com

Collettivo K. Marx Cardarelli/ Unità Comunista

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Commenti (1)

un viaggio

Sicuramente direte cosa c'entra il viaggio con il capitalismo in crisi,niente proprio niente, a Milano ieri ho girato in lungo e largo per svariate incombenze, mio marito è stato chiamato due volte terrone dall'addetto alla sicurezza,perchè il biglietto della metro era scaduto da pochi minuti e non si era accorto di questo,sul tram il livello di tensione fra immigrati e residenti è palpabile, le differenze sociali sono evidentissime, anzi praticamente per strada si incontrano solo proletari e sottoproletati, disperati senza possibilità di sopravvivenza se non fosse per l'aiuto di pochi di buona volontà,la vita ,il rispetto,il senso civico del vivere: zero, io non so che c'entra questo con la crisi del capitalismo, ma penso che al capitalismo non gliene frega niente di noi,dei disgraziati, chi è ricco sarà più ricco con questa crisi e grazie a coloro che l'hanno generata.E non ci sarà mai la fine del capitalismo e dello sfruttamento,non ci illudiamo.

(21 Giugno 2009)

teresa

solitaria1958@libero.it

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