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Ricordando Stefano Chiarini

Ricordando Stefano Chiarini

(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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Memoria e progetto:: Altre notizie

E’ uscito il nr.3 di Contropiano

(16 Giugno 2009)

il sommario degli articoli

Editoriale. Estremisti dell’ottimismo. Leggibile su: http://www.contropiano.org/Documenti/2009/Giugno09/09-06-09EditorialeUltimoContropiano.htm

A che punto è la crisi?
Comprendere le conseguenze sociali della crisi è decisivo per l’azione politica e sindacale, ma capirne la complessità può delineare le possibilità di rimettere in campo una alternativa strategica.

E’ evidente a noi tutti come la questione delle caratteristiche della crisi finanziaria ed economica attuale sia un nodo centrale su cui concentrare gli sforzi analitici e teorici dei militanti e degli studiosi marxisti. Se è però vero che la crisi è di sistema, dobbiamo attrezzarci meglio per capirne i potenziali sviluppi futuri ed i possibili scenari dove collocare non solo il dibattito teorico e politico ma, soprattutto, l’intervento della soggettività di classe che è suscettibile di ulteriori ed interessanti sviluppi (….)

Avviso ai naviganti n. 47. La Cina è un’offiCina.
di Giorgio Gattei

(Continua dall’Avviso precedente) E’ solo a p. 345 di Adam Smith a Pechino (Feltrinelli, 2008) che Giovanni Arrighi affronta lo specifico della Cina. Non sono un sinologo e quindi non posso giudicare se la dice tutta giusta. Però la dice interessante e quindi annoto puntualmente.
Come al solito, si parte alla lontana, da una lunga storia economica che aveva mostrato uno stile di sviluppo divergente da quello europeo perché di «natura introversa» (p. 357) invece che estroversa. Infatti, se dal Cinquecento in poi gli stati europei hanno mostrato una tendenza alla competizione militare e all’espansione geografica, in Cina nulla di ciò…..

Il progetto della Rete dei Comunisti
Aprire il dibattito e la sperimentazione sull’organizzazione dei comunisti nel XXI°Secolo

Con la costituzione del Coordinamento azionale e della Segreteria, il dibattito sulle forme possibili della ricostruzione di una organizzazione comunista nell’Italia del XXI° Secolo (con l’ambizione e la consapevolezza dovuti verso la costruzione del partito) tra i compagni che hanno dato vita in questi anni alla Rete dei Comunisti, è entrata nel concreto, avviando una dialettica per molti versi inedita tesa alla formazione di un intellettuale collettivo e di un quadro dirigente allargato capace di assumere la complessità della fase storica che stiamo attraversando. Questo dibattito e il progetto che ne è derivato, intende attuare quella rottura culturale - a nostro avviso necessaria - nel processo di ricostruzione di una organizzazione comunista adeguata e consapevole della propria funzione strategica e politica. Abbiamo davanti agli occhi l’inadeguatezza del modello di organizzazione comunista realizzata dai partiti derivanti dallo scioglimento del PCI, un modello fondato sulla formalizzazione verticale, sulla prevalenza degli apparati istituzionali rispetto alla militanza, sulla assenza della formazione dei quadri e sulla subalternità della militanza stessa rispetto ai processi della strategia e della linea politica dell’organizzazione comunista. Queste esperienze stanno rivelando i guasti di una dimensione della militanza comunista ridotta a mera partecipazione all’attività di propaganda, alle scadenze elettorali e all'organizzazione delle feste (….)

BOLOGNA, DOVE STA ANDANDO LA VECCHIA SIGNORA?
materiali per una inchiesta 1°

Questi materiali sono il frutto del lavoro di un gruppo di studio che si è costituito all’interno dell’Associazione marxista “Politica e Classe” di Bologna negli ultimi mesi del 2008…. Il gruppo di studio sull’Emilia Romagna, vuole fornire dei materiali per l’inchiesta, degli strumenti di analisi, per un lavoro di ricerca collettivo che coinvolga anche altri gruppi o singoli compagni interessati a svolgere concretamente l’inchiesta nell’area metropolitana bolognese ed in altre città della regione, in un’interlocuzione che sia la più ampia possibile…..

La redazione di Contropiano e la Rete dei Comunisti organizzano per il 25-26-27 giugno a Roma il Meeting Internazionale contro il vertice del G 8 “La Resistenza è globale”. Vedi il programma su www.contropiano.org

LE PAGINE CENTRALI:

L’Area Metropolitana e le sue contraddizioni

….Negli ultimi tempi, l’area metropolitana napoletana è stata immediatamente collegata alla questione “emergenziale” dei rifiuti, di cui sono più facilmente individuabili i meccanismi che la governano, la sviluppano e che producono utilità. Tuttavia, l’emergenza a Napoli non è un fenomeno di ultimo accadimento, ha radici molto in là nel tempo…. La banlieue napoletana, composta da quartieri e comuni emarginati colpiti da tremendi disagi sociali, va conformandosi quindi negli ultimi decenni investendo un vasto territorio e ri-dislocando sullo stesso una crescente popolazione, progressivamente espulsa dal centro[1]….

Il neorazzismo di Stato e la risposta delle masse
Nuova forma Stato e scomposizione di classe

….L’obiettivo che ci proponevamo all’inizio del lavoro era di indagare e scoprire, qualora vi fossero, dei collegamenti tra emarginazione sociale, degrado urbanistico e questione migrante, e come potessero intrecciarsi tali dinamiche in percorsi di razzizzazione “popolare” delle fasce più deboli dei dominati e come, tali processi “dal basso”, fossero connessi – qualora lo fossero – ai processi di razzizzazione e gerarchizzazione sociale spinti “dall’alto”, dalle molteplici articolazioni del potere costituito: da quello più immediatamente politico e partitico a quello istituzionale-amministrativo agli apparati repressivi fino a quelli mediali…

Il territorio tra contraddizioni globali e politiche locali

…. I processi di ri-territorializzazione delle politiche e delle competizioni (su scala nazionale e mondiale), fanno sì che la città oggi, se da un lato viene investita da un flusso di capitali per cui il territorio riacquista valenza decisiva nel processo di accumulazione degli stessi, dall’altro, proprio per tale motivo, diviene anche il centro delle contraddizioni del capitale stesso[2]. Parte di queste contraddizioni vengono decentralizzate verso le periferie e sui soggetti più deboli. Per una parte di altre contraddizioni, viene chiesta la risoluzione a livello locale (si pensi ai problemi di natura urbanistica, della criminalità, dell’insicurezza urbana e della presenza di soggetti “indesiderati”: dagli zingari agli immigrati, dai barboni ai devianti in generale): le «città sono diventate delle discariche per i problemi causati dalla globalizzazione….

L’organizzazione del conflitto nelle aree urbane e l’azione del sindacalismo metropolitano.
di Michele Franco

Da alcuni anni il sindacalismo di base e, specificatamente, l’RdB/CUB si è posto il problema di come adeguare la qualità e le forme della propria azione alle nuove condizioni economiche e sociali prodotte dai profondi, e per taluni aspetti inediti, processi di trasformazione produttiva ed urbanistica/territoriale delle aree metropolitane.
Un mutamento che costituisce, comunque, un fattore integrante e complementare, dalla generale ondata di ristrutturazione, di riconversione e di stravolgimento del vecchio assetto fordista dell’accumulazione e della produzione capitalistica che da tempo segna la mondializzazione a scala internazionale.
Quando abbiamo incominciato ad introdurre nel dibattito sindacale il tema del sindacalismo metropolitano abbiamo immaginato come configurare una modalità d’intervento politica ed organizzativa dentro le grandi aree metropolitane capace di intercettare/individuare non solo quei soggetti sociali espulsi, estranei o marginali rispetto alle ordinarie filiere produttive ma anche come organizzare il conflitto attorno a tematiche e questioni che attengono la generalità delle condizioni di vita e di riproduzione sociale…..

Nordest. Il piccolo non è più bello
La crisi nell’area metropolitana Veneto
di Giampietro Simonetto

Questo intervento è un primo materiale introduttivo rispetto alle modificazioni dell’area veneta, che sta vedendo la fine del modello definito nel piccolo e bello. Un passaggio che si sta velocizzando dentro gli attuali processi di crisi in atto, che mettono a nudo le contraddizioni esistenti nel sistema produttivo veneto. Nell’ultimo ventennio siamo stati abituati a parlare del Veneto come una regione a sviluppo anomalo. Stampa e analisti di destra come di sinistra si riferiscono alla “ristrutturazione terzistica” dell’organizzazione produttiva e ai distretti industriale formati da piccole medie aziende, come fenomeni di isteria sviluppista e di crescita disordinata. Questo tipo di crescita fondata sull’investimento di grossi capitali, pubblici e privati, per potenziare l’apparato infrastrutturale dei trasporti da un lato e l’investimento di piccoli capitali privati su tutto il territorio dall’altro, non è stato che una variante delle politiche delle grandi riforme di fine anni 70 inizi anni 80. E’ in quegli anni infatti che va rintracciato l’inizio del grande balzo in avanti……

Spunti per la mobilitazione contro il vertice del G8 all’Aquila
CATASTROFI POCO NATURALI
Il terremoto rivela come il capitalismo sia un involucro che non corrisponde più alla sua “missione” di modernizzazione sociale. Al contrario, è un rischio che si ripete e che minaccia l’umanità anche nel rapporto con la “naturalità” degli eventi

….Ogni volta che la terra ha tremato – in Italia facciamo riferimento dal terremoto di Messina in poi - i poteri forti del capitale e i governi hanno utilizzato questi avvenimenti per configurare modalità dell’esercizio delle variegate forme di amministrazione in direzione di un più marcato autoritarismo meglio funzionale alle contingenti necessità economiche e sociali delle varie fasi politiche. Di volta in volta le “catastrofi naturali” sono state un potente corroborante per rilanciare i profitti di alcuni importanti segmenti economici, per fare e disfare lobby politiche e blocchi di interesse consolidati e riequilibrare, alla bisogna, il complesso apparato della comunicazione deviante sempre più indispensabile per la perpetuazione e la gestione del comando….

Il sindacalismo di base accetta la sfida
Appunti sull’assemblea nazionale della CUB a Riccione

Le centinaia di delegati delle varie realtà (e le delegazioni delle altre organizzazioni sindacali di base) che hanno affollato il Palaterme di Riccione per l’Assemblea nazionale della CUB, hanno materializzato quel sindacalismo di base che nel nostro paese da tempo ha dimostrato di essere diventato una realtà con cui fare i conti seriamente…. Per misurarsi con questa complessità della realtà sociale, la CUB non esita a mettersi in gioco su due livelli. Il primo è quello della “costituente di un nuovo soggetto sindacale” che contenga in sé le esperienze del Patto di Base ma lo estenda anche ad altri sindacati di base e ai movimenti sociali definendo comunemente le modalità di confronto, organizzazione e decisionalità (….) Il secondo è la sperimentazione di un sindacalismo conflittuale e indipendente che guardi non solo alle vertenze aziendali e categoriali ma anche alla contrattazione sociale su questioni come casa, reddito, servizi, cultura. In tal senso l’acronimo di sindacato metropolitano è da intendersi ovviamente più come sintesi di una ipotesi di lavoro che come l’organizzazione di una nuova categoria da affiancare alle altre….


FIAT: rumori di guerra dal mercato mondiale dell’auto.

Il frenetico e spregiudicato attivismo che la Fiat sta dispiegando a scala globale, dagli USA all’Europa, rappresenta – al di là di quelli che saranno gli esiti economici e finanziari conclusivi di questo periodo – un dato politico di rilevante importanza le cui ricadute investiranno, non solo i lavoratori, ma l’intera agenda politica e gli assetti economici di molti paesi (….) l’aspetto che più preoccupa, che mostra l’attuale livello politico insufficiente di una possibile risposta generale dei lavoratori, è il diffondersi di pulsioni e comportamenti che confidano su una impostazione delle mobilitazioni arroccata alla sola difesa del proprio stabilimento. Tra gli operai vige ancora la convinzione che, sul piano territoriale o anche solo nazionale, è possibile salvarsi dalle conseguenze antisociali della crisi e della nuova ristrutturazione del gruppo Fiat. In queste occasioni emerge, con nettezza, la nefasta opera di smobilitazione e di vera e propria collusione con il padronato che i sindacati collaborazionisti hanno svolto….

INSERTO SPECIALE.
Gli uomini neri. Le reti del terrorismo neofascista ancora operative
Quando è giunta la notizia che le forze di sicurezza boliviane avevano smantellato una rete terroristica che intendeva uccidere il presidente Evo Morales e il vice presidente Garcia Linera, l’attenzione è andata subito sulla composizione di questa rete. In essa vi compaiono mercenari e neofascisti europei o boliviani di origine croata. Una ricerca più approfondita su quello che appare il “capo” del gruppo liquidato in un hotel di Santa Cruz – da anni regione praticamente in mano alla destra più violenta e reazionaria – porta direttamente a incrociare i dati con i gruppi mercenari e neofascisti che hanno combattuto al fianco dei gruppi fascisti croati nella guerra di secessione che ha insanguinato la Jugoslavia negli anni ’90.
Questi due fattori così lontani geograficamente- Bolivia e Croazia – hanno visualizzato un denominatore comune che coinvolge anche l’Italia e le reti neofasciste che hanno animato la “guerra a bassa intensità” anticomunista dagli anni Sessanta in poi e che oggi godono di posizioni di potere e di risorse assicurate dal nuovo quadro politico italiano (…)La Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle stragi, a cavallo tra il 2000 e il 2001, chiese al Ministero degli Interni e al ROS dei Carabinieri l’acquisizione dei “Dossier balcanici” contenenti una ventina di nomi di neofascisti che avevano combattuto in Croazia e Bosnia durante la guerra civile che dilaniò la Jugoslavia negli anni ’90 (…..)Connettendo insieme questi pezzi, emerge un quadro che in Italia – e non solo in Bolivia e America Latina – nessuno farebbe bene a sottovalutare. La rete degli “uomini neri” che hanno combattuto tutte le guerre sporche della “lotta al comunismo”, appare piuttosto attiva, ben finanziata e organizzata. Le relazioni tra gli uomini neri in America Latina, Croazia, Italia etc. appaiono molto strette tra loro e ancora attrezzate per intervenire lì dove nuove campagne li chiamino in attività per i loro servigi: ieri in Jugoslavia, oggi in Bolivia, magari sotto il volto rassicurante di Ong o di una organizzazione religiosa europea….
Crescono in Italia le organizzazioni paramilitari fasciste legalizzate dal pacchetto sicurezza. Casi limite o legittima preoccupazione?
La Stampa del 15 maggio riferisce che la procura della Repubblica di Torino ha aperto un fascicolo (senza ipotesi di reato) su una neo-formazione di volontari, la Guardia Nazionale Italiana (…) Nessun rapporto dunque tra la Guardia Nazionale Italiana e gli ambienti ultrafascisti della DSSA sciolta dalla magistratura? A giudicare da quanto scrive Gaetano Saya emerge tutto il contrario (…) O si ritiene di essere in presenza di una serie di pittoreschi ed innocui personaggi oppure queste organizzazioni paramilitari fasciste sono in via di legalizzazione attraverso le misure adottate dal governo attraverso il pacchetto sicurezza. Le preoccupazioni esplicitate dagli stessi funzionari di polizia (vedi i comunicati dell’ANFP guidata da Aliquò) su questo sono note e pertinenti, ma gli stessi funzionari non possono ignorare che diversi loro colleghi ed ex colleghi sono ben presenti e integrati dentro queste organizzazioni paramilitari fasciste. La questione non è da sottovalutare sotto nessun punto di vista.

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