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Il fallimento del referendum, vittoria della democrazia

(23 Giugno 2009)

Non sono andato a votare per i referendum come la maggioranza degli italiani. Sbagliano coloro i quali ritengono che si è cittadini rispettosi delle legge se si va a votare un si o un no. Anche l'astensione è un voto, Una opzione legittima. Per la prima volta, dopo tantissimi anni, mi ritrovo dalla parte di chi vince e questo può rallegrare un perdente come me che sceglie da sempre di stare dalla parte di chi finisce sempre in minoranza. Il fallimento del referendum sconfigge in un sol colpo tutti coloro che si era schierati in sua difesa il vasto e variegato mondo del sistema maggioritario e della repubblica presidenziale. La somma della legge elettorale che sarebbe scaturita dalla vittoria del referendum al presidenzialismo delle annunziate riforme avrebbe sgretolato e questa volta definitivamente la Repubblica dal momento che avremmo un Presidente o un Capo di Governo con poteri quasi assoluti con una maggioranza parlamentare del 55 per cento. Insomma una democrazia assai meno equilibrata di quella iraniana ricca di contrappesi che nel nostro Paese non esistono. Abolito il bicameralismo (che di per sè è un deterrente), abolita la Corte Costituzionale da tempo nel mirino della destra, occupato il Parlamento da una maggioranza peraltro non scelta dall'elettorato ma dal Capo del Partito che magari è il Capo del Governo o dello Stato, la democrazia diventa veramente una burla e l'intero sistema un marchingegno da operetta.

Esce sconfitto in primo luogo il PD che scegliendo per il si ha inteso completare la sua opera di semplificazione del Regime dopo l'espulsione dal Parlamento dei socialisti,dei verdi e dei comunisti. La destra al Governo ed il PD all'opposizione quasi con lo stesso programma in politica economica, sociale, estera. Tutti gli altri fuori come se non esistessero e se non rappresentassero correnti culturali ideali e politiche profondamente radicate nella società e nella storia italiana. Ma come ha fatto un partito che viene dall'Ulivo e dalla tradizione democratica dei cattolici e dei comunisti italiani ad arrivare all'aberrazione referendaria? Che cosa ha corrotto nel profondo la cultura democratica che ravvisa nel proporzionale rappresentativo di ogni tendenza politica del Paese la garanzia più forte per la democrazia? Oggi ci troviamo con circa quattro milioni di cittadini privi di rappresentanza parlamentare. Non credo che sia giusto sopratutto se pensiamo che i seggi che sarebbero spettati alla loro rappresentanza sono stati distribuiti a quanti hanno varcato lo sbarramento usando anche il vile argomento del "voto utile".

Il referendum è fallito ed oramai da molti anni, dal 95, la gente non vota più. Perchè? Le ragioni sono tante. In primo luogo la saturazione provocata dagli abusi di Pannella e dei radicali, in secondo luogo dalla natura dei quesiti posti spesso suscettibili di promuovere coalizioni di elettori contro diritti di minoranze, in terzo luogo dal fatto che in effetti i referendum non sono abrogativi ma sostitutivi della legge che si vorrebbe abolire con altra legge. Nel caso di questo referendum si sarebbe sostituita alla norma del Porcellum del premio di maggioranza alla coalizione il premio di maggioranza al partito relativamente vincitore. Quindi una nuova e più grave e velenosa legge antidemocratica a sostegno della oligarchia vincente. La Lega ha boicottato il referendum per ragioni di bottega ma resta titolare della peggiore legge elettorale della storia italiana. Le forze democratiche pagano lo scotto del loro sincretismo con la destra italiana. Spero che il PD sappia trarre lezione dal fallimento ed imparare a far coincidere i propri interessi con quelli della democrazia e del rispetto delle culture politiche esistenti nel Paese. Saprà farlo?

vedi: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2009/06/22/pop_referendum.shtml

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