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(25 Luglio 2009) Enzo Apicella

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La Costituzione dell’Honduras, meglio un golpe piuttosto che cambiarla?

(2 Luglio 2009)

E’ straordinario come in questi giorni siano spuntati tanti comparativisti esperti addirittura di costituzioni centroamericane. Soggetti tendenti alla menzogna e ad evocare fantasmi e paure ataviche, spiegano che il solo proporre di riformare o riscrivere la sacra e perfettissima costituzione del 1982 prova che si voglia imporre una dittatura comunista e che pertanto sia sacrosanto o per lo meno inevitabile il golpe in Honduras piuttosto che permettere la deriva antidemocratica di un’Assemblea Costituente.

E’ proprio così? Forse è bene chiarire alcuni aspetti sulla Costituzione e la Costituente che facciano capire quanto viziata è l’informazione che i grandi media stanno dando sui motivi del golpe che a parole condannano ma al quale con i fatti tengono il gioco.

In primo luogo non c’è bisogno di essere esperti di diritto costituzionale, tantomeno comparato, per sobbalzare nel sentir trattare la costituzione (c minuscola) dell’Honduras come se davvero fosse una Costituzione (C maiuscola). Ricordo che l’Honduras è (purtroppo e detto con rispetto per un popolo nobile) una vera “Repubblica delle Banane”. E lo è nel senso politico del termine, oltre che economico, giacché chi ha fatto e disfatto la storia politica dell’Honduras fin dalla fine del XIX secolo, imponendo governi costituzionali o dittature a secondo della convenienza, è stata la United Fruit Company. Si potrebbe scrivere un tomo su come la United Fruit è stata la vera padrona del paese e, senza tornare all’epoca di Tiburcio Carías Andino, basta ricordare che ancora nel 1978 il generale Policarpo Paz, amico intimo del dittatore nicaraguense Anastasio Somoza, fu imposto come dittatore dalla United Brands (il nuovo nome della United Fruits).

Erano tempi di guerra sporca, squadroni della morte, sparizione di persone. Lo stesso dittatore Policarpo Paz, d’accordo con la CIA e con l’immancabile compagnia bananiera, scrisse la sacra costituzione dell’82, entrata in vigore giusto prima di consegnare il potere a un presidente costituzionale, Roberto Suazo Córdoba. La costituzione, democratica ma scritta da un dittatore, era una sorta di estensione della “Legge Antiterrorista” per la quale almeno fino al 1993 nel paese continuò impunemente a sparire gente nelle camere di tortura della già felice democrazia costituzionale honduregna.

Non sorprende in questo contesto che la meravigliosa costituzione dell’82, quella in difesa dell’inviolabilità della quale decine di commentatori “indipendenti” sembrano disposti in questi giorni ad immolarsi come Ian Palach, non si preoccupasse minimamente di cambiare due problemucci da poco del paese: il fatto che l’80% della popolazione vivesse nell’indigenza e che appena 225 latifondisti fossero proprietari del 75% della terra del paese. In compenso l’articolo 239 puniva con decorrenza immediata a dieci anni di interdizione dai pubblici uffici chiunque “proponesse” la rieleggibilità del presidente.

Siamo quindi di fronte ad una Costituzione antidemocratica che, come quella cilena scritta da Augusto Pinochet, è firmata da un solo costituente per durare in eterno, chiusa in cassaforte, buttando via la chiave di qualunque modifica, riforma, o nuova carta potesse venire dal basso. Chiunque propone di convocare un’Assemblea costituente (scriverne una nuova vuol dire necessariamente modificare o abrogare l’articolo 239) infatti può essere accusato di “proporre” di modificare l’articolo 239 e quindi decadere immediatamente, che è l’appiglio legale dei golpisti contro il povero Manuel Zelaya che, nonostante non abbia mai detto di volersi ricandidare, è stato rovesciato con un colpo di stato per aver (forse) fatto un pensiero impuro.

Pensi all’idea di Costituzione e ti viene in mente quella degli Stati Uniti, bella perfetta, levigata, che viaggia ben oltre i due secoli di vita praticamente intonsa continuando ad assicurare la felicità dei cittadini di quel fortunato paese. Così ti convinci che anche quella honduregna deve essere stata scritta nel marmo [tombale degli squadroni della morte all’epoca in azione] e pronta a sfidare i secoli. Altrimenti la Corte Suprema (che incute autorità a nominarla ma è formata da un gruppo di oligarchi rappresentanti delle famiglie che si considerano padrone del paese) ha ordinato niente di meno che un colpo di stato per impedire la semplice convocazione di un referendum consultivo non vincolante per valutare se eleggere un’Assemblea costituente che, magari di passaggio, garantisse un po’ più di equità tra cittadini.

Marmo un corno. L’inviolabile costituzione dell’Honduras, scritta nel 1982, è stata modificata nello stesso 1982 (si erano scordati qualcosa) quindi nel 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989, 1990, 1991, 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Lo stesso articolo 239, quello che proibisce perfino di “proporre” la rieleggibilità del presidente, è stato modificato nel 1998, quindi nel 2002 e di nuovo nel 2003 senza che ci fosse alcun rumor di sciabole. Evidentemente erano tutte modifiche che rispondevano agli interessi dei poteri forti del paese, piccolezze che al padre della patria Policarpo Paz, nella sua lungimiranza infinita, erano sfuggite. Quindi non siate ridicoli, quando parliamo di Costituzione honduregna stiamo parlando praticamente di un regolamento condominiale che ha come unica funzione quella di far continuare a vivere l’80% dei condomini nel sottoscala.

Fuori dall’ironia. Quello che ha mosso le oligarchie honduregne al colpo di stato è il sacro terrore che queste sentono per la sovranità popolare. E’ un rifiuto premoderno e preventivo che scatta automaticamente ogni volta che sentono di lontano l’odore di democrazia. Chi in questi giorni ha difeso anche indirettamente il golpe in Honduras, dando spazio alla menzogna della rielezione e nascondendo il vero oggetto del contendere, una Costituzione che possa essere agente di democrazia e non di conservazione, si è reso complice dei golpisti.

In America latina la convocazione di assemblee costituenti che superino costituzioni che, come quella honduregna o quella cilena, sono state scritte da dittatori o sono state scritte in epoche nere della storia è lo strumento reale, legittimo e non violento di trasformare l’esistente in pace e democrazia. Ognuno può decidere da che parte stare.

Gennaro Carotenuto
http://www.gennarocarotenuto.it

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