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Psico-guerra Ocse per privatizzare l’Inps

(3 Luglio 2009)

Nell’ultima settimana di giugno l’OCSE ha spedito il suo ennesimo siluro contro il sistema previdenziale italiano, accusato di gravare in modo spropositato sulla spesa pubblica. L’accusa è priva di senso, poiché l’ente previdenziale italiano, l’INPS, non grava sulla spesa pubblica, ma vive dei contributi del lavoro dipendente e del lavoro autonomo, e inoltre copre una serie di spese assistenziali (dalla cassa integrazione agli assegni familiari), sgravando il bilancio dello Stato di questo onere.

I bilanci dell’INPS non sono in rosso, anzi questo ente è una vera miniera di soldi, tanto che è stato ammesso - unico ente pubblico - a far parte della proprietà della privatissima Banca d’Italia; una banca di diritto pubblico che appartiene a banche e compagnie assicurative private e fa, ovviamente, gli interessi dei privati, gravando - questa sì - in modo insopportabile sul bilancio dello Stato.

Come Mastro Don Gesualdo, ad onta delle sue origini umili e ignobili, l’INPS è stata ammessa, seppure in quota minoritaria, nella proprietà della esclusivissima banca centrale, poiché l’ente previdenziale, grazie ai contributi dei lavoratori, costituisce una fonte di denaro fresco, di “soldi veri”, di cui i privati hanno sempre un disperato bisogno.

Quindi l’INPS è sotto attacco non perché sia in perdita, ma per le risorse finanziarie illimitate di cui dispone. Questo è il motivo per il quale si sta progettando da tempo non soltanto di privatizzare il sistema previdenziale, ma anzitutto di privatizzare la stessa INPS, per mettere le mani sulla sua cassaforte e sul suo patrimonio immobiliare.

È interessante però capire chi sia, e cosa sia, il mittente delle accuse contro il sistema previdenziale, cioè l’OCSE, la sedicente Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, che ha la sua sede centrale a Parigi. L’antenato di quella che poi si sarebbe chiamata OCSE, fu fondato nel 1948 per volontà del Fondo Monetario Internazionale, la banca privata che gestisce l’economia mondiale per conto di quell’altra banca privata che gestisce l’economia statunitense, la Federal Reserve. Quali siano stati i compiti specifici dell’OCSE nell’economia europea e mondiale, nessuno l’ha mai capito, o, quantomeno, nessuno è mai riuscito a spiegarlo, se non con le solite arrampicate sugli specchi. In realtà l’OCSE non svolge alcuna funzione di carattere strettamente economico, ma è essenzialmente una agenzia di propaganda, o, per essere più precisi, di guerra psicologica, al servizio degli interessi del colonialismo statunitense.

Propaganda e guerra psicologica sono concetti distinti, anche se non separabili. La funzione della guerra psicologica è di far crollare il morale del nemico, provocargli uno stato confusionale tale da abbassare le sue difese e la sua volontà di resistenza all’aggressione. La guerra psicologica ha raggiunto il suo scopo, quando l’aggressore viene percepito come un salvatore. Da questa ultima formula, si comprende che gli Stati Uniti sono i maestri incontrastati della guerra psicologica.

La privatizzazione è un saccheggio delle risorse pubbliche, ma deve essere fatta passare come un salvataggio dell’economia, e i rapinati devono essere messi nello stato d’animo dei profughi a cui è stato offerto il conforto di una zuppa calda. Spesso la psico-guerra induce nelle vittime persino il timore di difendersi, come se per essere degni di resistere al rapinatore fosse necessario poter vantare una sorta di perfezione morale. Nel caso della privatizzazione dell’INPS, si può essere certi che basterà alla psico-guerra rinfacciare che l’ente previdenziale fu fondato a suo tempo da Mussolini, e che oggi è un feudo dei vertici sindacali, per indurre gran parte della sinistra a ritenere moralmente sconveniente difenderlo.

Non bisogna sopravvalutare le forze reali della “superpotenza” statunitense, che è molto meno “super” di quanto riesca a far credere. Lo strapotere coloniale dell’oligarchia statunitense si fonda soprattutto sul fatto di costituire un sicuro punto di riferimento per i reazionari di tutto il pianeta, un alleato a disposizione per tutti i cleptocrati - o aspiranti tali - del mondo. “Privatizzazione” è una di quelle parole che accendono cupidigie e speranze di partecipare al saccheggio, anche in una parte delle popolazioni sottoposte all’aggressione coloniale, quindi costituisce un indiretto appello al collaborazionismo.

Per la nostra Confindustria, la crisi costituisce infatti un ottimo pretesto per brandire la bandiera delle privatizzazioni, nella speranza di partecipare, anche se in funzione subordinata, al saccheggio organizzato dalle multinazionali statunitensi. Si progetta perciò di privatizzare non soltanto l’INPS, ma anche l’ENI e l’Enel (che sono SPA, ma controllate dallo Stato), e persino l’istruzione e i servizi del Pubblico Impiego. In questi progetti di rapina coloniale, le tecniche di guerra psicologica svolgono una funzione decisiva: anche quelli che ci appaiono come uomini di governo sono in realtà icone di guerra psicologica, la cui presenza fisica deve risultare talmente squallida da suscitare nei colonizzati uno stato d’animo di depressione, disperazione, vergogna.

2 luglio 2009

Comidad

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