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Uccidevano per divertimento

Uccidevano per divertimento

(22 Settembre 2010) Enzo Apicella
Cinque soldati usa in Afghanistan sotto corte marziale perché uccidevano civili afghani senza alcuna ragione se non il divertimento personale

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(Imperialismo e guerra)

Diamo una scossa alla cupola del capitalismo globale

(8 Luglio 2009)

Al di là degli abusati aspetti mediatici con cui, spesso, vengono alimentate aspettative e polemiche nei confronti dei periodici appuntamenti internazionali del G/8 il tema della crisi finanziaria ed economica continua ad essere l’elemento attorno cui concentrare la critica e la mobilitazione possibile della soggettività anticapitalista e dei movimenti sociali.

Con buona pace della cupola del capitalismo mondiale che si riunisce a L’Aquila, continuiamo ad attraversare una lunga e complessa crisi la cui soluzione, anche congiunturale, non è all’orizzonte, né in Italia e né altrove. Tutti gli escamotage messi in campo (dalla finanziarizzazione selvaggia fino al ritrovato ruolo interventista e regolatore dello stato passando per la sistematica compressione complessiva del costo del lavoro) non hanno aiutato il capitalismo a far ripartire l’accumulazione su scala generale. Gli indicatori statistici ed economici – anche quelli “ufficiali” - ci mostrano che siamo davanti a un crescente disfacimento di interi gruppi sociali e ad un impoverimento di significativi settori e ceti sociali che si ritenevano immuni o al riparo da ogni crisi di sistema. A ciò continua ad accompagnarsi la pesante marginalizzazione di intere aree del globo con una accentuata crescita della competizione globale interimperialistica, la quale sta provocando, oltre al modificarsi degli assetti del dominio mondiale, l’incrudimento delle politiche di rapina, di guerra e di supersfruttamento che provocano oramai, non sono solo crisi economiche ma anche ambientali, alimentari fino a mettere a repentaglio la riproduzione e la conservazione della specie umana nel suo complesso.

La Resistenza Globale come nuovo Internazionalismo.
Se l’attuale competizione internazionale tra potenze e blocchi economici ripropone sul piano economico, diplomatico e militare, la politica colonialista e la ripresa delle aggressioni belliche, diventa urgente il confronto e la tessitura di un nuovo e più qualificato Internazionalismo. Dal Medio Oriente all’intero continente asiatico, dall’America Latina al cuore delle cittadelle imperialistiche negli Stati Uniti e in Europa si sta palesando, con forme e modalità d’azione sicuramente differenti, una globalizzazione delle resistenze ai nuovi assetti del comando imperialista e neocolonialista. Una tendenza che trova alimento dall’inasprirsi dei fattori di crisi internazionale e che, sempre più, dovrà ricercare nuove forme di relazioni, di collegamento e di unità d’azione, inclusa l’organizzazione degli immigrati divenuti un segmento importante della resistenza

Autonomia e indipendenza del conflitto di classe. La funzione della soggettività comunista.
La catastrofe politica della “sinistra eurocentrista” (dunque non solo quella italiana) va ben oltre i modesti numeri elettorali, ma dimostra che un ciclo politico imperniato sull’ossessione della governance a tutti costi e di una possibile gestione sociale della modernizzazione capitalistica si è definitivamente concluso. Tentare di riproporre questa politica, come una logorante marcia sul posto della sinistra italiana, si è dimostrato nell’ultimo anno politico, una via d’uscita impossibile e fuori tempo massimo. Al contrario, i risultati prodotti alimentano la dispersione ulteriore dell’area militante e la sfiducia popolare verso una opzione comunista attiva e coerente. Ripartire dal conflitto nei posti di lavoro, nelle aree metropolitane e nell’intera società è la condizione essenziale per ricollocare nel vivo delle contraddizioni reali la funzione di una soggettività comunista che non si accontenta di fare propaganda elettorale o di parlarsi autisticamente addosso. Diventa, quindi, una discriminante concreta l’atteggiamento e la relazione che la sinistra anticapitalista sceglie di assumere nei riguardi del proprio blocco sociale oggi fortemente frammentato. Per i comunisti oggi la scelta dell’organizzazione e del rafforzamento del sindacalismo di base, indipendente e alternativo a quello collaborazionista di Cgil-Cisl-Uil diventa un progetto strategico
Contrastare la repressione
Nessun movimento o forza anticapitalista può sottovalutare come l’ultima ondata repressiva contro gli attivisti dei movimenti, l’approvazione del Pacchetto Sicurezza, l’attacco al diritto di sciopero, la militarizzazione - di cui questo G/8 a L’Aquila né è specchio fedele - ci ricordano che l’autoritarismo e la blindatura sociale sono l’aspetto costitutivo del dominio imperialista, della sua forma stato e del modo di produzione capitalistico in ogni angolo del pianeta. Occorre battersi ed organizzarsi qui ed ora per trasformare gli arretramenti subiti in controtendenza positiva per i lavoratori, i disoccupati, gli immigrati, gli studenti e riaprire strategicamente l’alternativa alla crisi capitalistica con il Socialismo nel XXI° Secolo, esattamente come dimostrano i processi in corso in America Latina e nei paesi emergenti del mondo.

La Rete dei Comunisti

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Commenti (1)

Il socialismo inizia dall'Europa.

“Occorre battersi ed organizzarsi qui ed ora per trasformare gli arretramenti subiti in controtendenza positiva per i lavoratori, i disoccupati, gli immigrati, gli studenti e riaprire strategicamente l’alternativa alla crisi capitalistica con il Socialismo nel XXI° Secolo, esattamente come dimostrano i processi in corso in America Latina e nei paesi emergenti del mondo.”

Un saluto a tutti. I processi a cui fa riferimento l’articolo, sono sì causati dalla crisi attuale, ma sono evidentemente strumentalizzati dalle borghesie emergenti di quei paesi. Obama va in Africa ed esorta gli “africani” ad rimboccarsi le maniche: evidentemente l’imperialismo americano non ha la forza di contrastare la Cina in quel continente, altro che palle democratiche. Il presidente americano ha ragione, l’America non è più quella di Regan o Bush padre. Lo dimostra il ridimensionamento dell’influenza su “il giardino di casa”. Questo, con in testa il Brasile, da tempo è sfuggito alle amorevoli cure del giardiniere yankee. Ridimensionamento dell’imperialismo americano appunto e quindi i muscoli mostrati in Iraq non bastano più, ed allora si passa alla strategia morbida del golpe, come in Honduras o dei disordini come in Iran. Quali che siano gli interessi e le strategie conseguenti dei diversi imperialismi, vecchi e nuovi, il processo economico e politico di riequilibrio conseguente, ha ed avrà sicuramente dei pesanti riflessi sociali. Chiamiamole come vogliamo, ma tali “rivoluzioni”, saranno rivoluzioni per il socialismo solo se il proletariato le saprà usare e trasformare per quel fine. In questo il proletariato occidentale ha una grande ed oggettiva responsabilità. Il socialismo, qui e ora, è possibile solo in occidente, e questa crisi, totalmente occidentale lo dimostra. E’ il proletariato europeo che deve spezzare il dominio del capitale, mostrare al resto della classe mondiale “come si fa”. La situazione sarà la stessa, ma ingigantita, del 1917. La rivoluzione proletaria in Russia fallì, perché fallì in Germania. Non ci sono scuse, non c’è nessun processo consapevole per il socialismo in sud America: siamo noi che dobbiamo agire. Il ventre molle dell’imperialismo europeo, l’Italia, può, visto gli effetti della crisi sulla sua vasta piccola e media borghesia, iniziare il processo rivoluzionario in Europa. Ma non lo può in nessun caso concludere: non c’è e non c’è mai stata una via “nazionale” al socialismo! O l’Europa diventa una unione socialista, Germania e Francia in testa, o non ci sarà nessun socialismo mondiale. La situazione è la stessa del 1917 allora? Si lo sarà dopo la prossima guerra mondiale. E’ la condizione necessaria per la rivoluzione in Europa quanto quella del costituzione del partito internazionale ed internazionalista nelle lotte quotidiane. Saluti rossi.

(14 Luglio 2009)

Migliorati Isidoro PCL Novara,

miglioratiisidoro@yahoo.it

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