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L'Aquila. Una manifestazione giusta e al posto giusto

Per riaffermare l'indipendenza dei movimenti e la Resistenza globale

(12 Luglio 2009)

Non era scontata la sostanziale riuscita della manifestazione NO G/8 de L’Aquila.
In un pesante clima di blindatura e di palese militarizzazione dell’intera zona aquilana, in un territorio socialmente desertificato, sotto il fuoco di una campagna mediatica dai toni cupi e minacciosi, nonostante i ripetuti tentativi di impedire la mobilitazione da parte di forze afferenti al centro sinistra locale e nazionale (CGIL, ARCI e PD in primis), dopo diversi giorni di aperta repressione nelle principali città italiane, aver mantenuto ferma la decisione di svolgere il corteo a L’Aquila ci appare come un segnale politico da mettere a valore già dai prossimi giorni.

Dobbiamo dare atto al Patto di Base (CUB-COBAS-SdL) e ai tanti collettivi e reti di movimento che, nel corso dei mesi passati, hanno mantenuto viva l’attenzione nei confronti di questo appuntamento della cupola del capitalismo globale di aver colto un importante risultato politico.

Certo le immagini di del Luglio genovese del 2001 – e il mai dimenticato assassinio poliziesco di Carlo Giuliani – sono diverse da quelle che abbiamo vissuto in questi giorni, a L’Aquila e non solo, ma da quel periodo sono cambiate molte cose.

Sul piano internazionale, con il tramonto dell’epoca di Bush, si sono accentuati i fattori di competizione globale e di rinnovata concorrenza tra le varie potenze e blocchi economici; quello che, specie in Occidente, si autodefinì movimento altermondialista, ha compiuto una parabola discendente attratto da una suggestione politicista verso una presunta possibile modificazione degli aspetti più violentemente antisociali della mondializzazione capitalistica ma – soprattutto – si è accentuata la catastrofe politica della sinistra eurocentrista la quale ha prodotto danni e distorsioni tra la soggettività anticapitalistica e i movimenti di massa.
La manifestazione dell’Aquila, le mobilitazioni dei giorni scorsi nelle piazze italiane, le contestazioni territoriali contro le articolazioni tematiche del vertice del G/8 (dal grande corteo dello scorso 28 Marzo nelle strade di Roma fino alle mobilitazioni di Siracusa, di Torino, di Lecce, di Vicenza, di Ancona….) sono, a vario titolo, tappe di una contestazione sociale non disprezzabile che è stata in campo in una fase di disorientamento culturale e politico che registra una pesante offensiva a tutto campo da parte dei poteri forti e del governo Berlusconi.

Ma, come si può agevolmente comprendere, tutte le ricette partorite dal G/8 de L’Aquila, unitamente all’insieme dei provvedimenti varati nell’ultimo anno da New York, a Londra, da Francoforte a Tokio, lungi dal risolvere i caratteri strutturali dell’immanente crisi economica, sono, comunemente imperniate, su programmi generali di ulteriore svalorizzazione della forza lavoro internazionale, di inasprimento degli aspetti militaristi della società e prospettano, sempre più, al di là delle chiacchiere propagandistiche di facciata, l’accelerazione della devastazione ecologica del pianeta.

Rilancio dell’autonomia, dell’indipendenza dei movimenti sociali e sindacali, riqualificazione teorica e politica della soggettività comunista agente nel gorgo delle dinamiche sociali, sostegno alla Resistenza Globale in ogni parte del pianeta sono i terreni di ricerca collettiva, di sperimentazione politica ed organizzativa e di impegno militante che vogliamo rilanciare all’indomani del corteo de L’Aquila e delle mobilitazioni che lo hanno preceduto.

La Rete dei Comunisti

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