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(17 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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L'oro della Banca d'Italia

(4 Agosto 2009)

Continua lo sfascio dell'Italia. Ne parlava domenica scorsa Scalfari solitamente e da sempre animato da razionale ottimismo e da fiducia nel futuro ma ora assai pessimista e catastrofico sulla situazione che si è creata in Italia per la combinazione tra crisi internazionale, debito accumulato ed azione di governo sempre più al servizio di interessi diversi da quelli dello Stato. Oggi una legge già promulgata dal Presidente della Repubblica apre la strada alla tassazione delle plusvalenze dell'oro della Banca d'Italia.

E' vero che l'applicazione della tassazione è subordinata al conforme parere della BCE e della stessa Banca d'Italia ma avere una legge del genere in mano a questo governo è cosa assai inquietante. Non dimentichiamo che questo è il governo delle cartolarizzazioni delle proprietà del demanio pubblico subito imitate dalle Regioni, cartolarizzazioni che sono diventate il mezzo per un drastico impoverimento del pubblico nei confronti del privato e, in definitiva, di ulteriore indebitamento della pubblica amministrazione. Tassare per il sei per cento l'oro che l'Italia possiede per duemilacinquecento tonnellate pari a circa 38 miliardi di euro apre una nuova voragine. Quanto ricaverà il Tesoro dalla tassa sulle riserve auree? Per ora aspira a prelevare trecento milioni di euro.

Insomma lo Stato tassa se stesso cioè diminuisce la sua proprietà aurea di trecento milioni! In soldoni è come se una famiglia decidesse di rinunziare al reddito del proprio risparmio accumulato bloccando il processo di accumulazione ulteriore e quindi riducendo il valore reale del suo patrimonio. Non sappiamo quali effetti produrrà questa misura nella percezione della solidità e solvibilità del Paese dal momento che se è vero che da un lato abbiamo un grande debito pubblico finora abbiamo avuto una delle più grandi riserve auree del mondo proprietà del popolo come giustamente dice Tabacci.

Questo ha creato una situazione di relativa "tranquillità" assieme alla caratteristica del tutto domestica del debito.

Tremonti non è riuscito a vendersi gli arenili ed il Colosseo ma ha finalmente messo le mani sul tesoro custodito dal suo nemico Mario Draghi. Concettualmente la tassabilità e la tassazione delle riserve auree corrisponde alla più disastrosa delle cartolarizzazioni questa volta con "vendita" a se stessi.

Siamo ai giochi di una finanza pirotecnica ed ultracreativa addirittura fantascientifica. Siamo ai giochi del commercialista che ricava soldi dai suoi stessi averi e finge di avere un nuovo cespite, una nuova sorgente di risorse! Quando avremo preso la tassa sull'oro che cosa ci resterà da mettere in vendita?

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