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    Lavoro e societa' esce dai comitati per il si !! ??

    il Coordinamento nazionale delle Rsu risponde a Gian Paolo Patta

    (16 Maggio 2003)

    Il compagno G.Paolo Patta, con una lettera ad Epifani, comunica che  l'area programmatica "Lavoro e Società - cambiere rotta" della Cgil ha deciso di uscire dal Comitato per il SI al referendum. Analoga comunicazione viene inviata al Paolo Cagna Ninchi (Presidente del comitato promotore nazionale) che tra l'altro viene invitato da Patta a considerare la necessità di un superamento dei comitati per il SI, considerati da Lui poco rappresentativi del più vasto campo di forze che oggi sostengono il SI al referendum. Una scelta che viene da   Patta argomentata dalla necessità di sostenere e valorizzare la discesa in campo della Cgil a sostegno del referendum.

    Ma chi ha deciso tutto ciò ?? Non certo l'area "Lavoro Società - cambiare rotta". Non ci risultano infatti discussioni all'interno dell'area che abbiano affrontato questo tema ed abbiano espresso posizioni nel senso dichiarato da Patta, anche perchè se così fosse stato siamo certi che l'area non sarebbe arrivata alle stesse conclusioni a cui Patta ha presunto di poter assumere da solo.

    E poi. Perchè questa posizione di Patta ??. Senza nulla togliere all'importanza del fatto che finalmente e giustamente la Cgil si è espressa a maggioranza a sostegno della campagna referendaria, rimangono intatte e valide tutte le argomentazioni che hanno portato l'area "Lavoro Società - cambiare rotta" ad aderire ai Comitati per il SI, e rimangono aperte tutte le differenze di valutazione sul come la Cgil ha motivato il suo sostegno al SI mantenendo intatte le sue critiche al referendum. In questo senso, dal punto di vista di "Lavoro Società - cambiare rotta", in quanto area programmatica della Cgil, non esiste alcun motivo per uscire dai comitati per il SI, visto che le motivazioni che hanno portato l'area ad aderirvi rimangono valide e son risolte in modo soddisfacente dai contenuti della relazione di Epifani al Direttivo della Cgil.

    Liquidare così la particolare ed autonoma posizione con cui l'area "Lavoro Società - cambiare rotta" ha sostenuto i referendum, contribuendovi anche con l'impegno per la raccolta delle firme, e riposizionando l'area unicamente nel solco della recente decisione della Cgil e nei contenuti, quindi, della relazione di Epifani appare così anche una operazione che liquida la funzione positiva e di spinta che l'area ha e deve continuare ad avere verso una maggioranza della Cgil che non ha risolto le contraddizioni che ancorano tuttora l'organizzazione ad una linea sostanzialmente concertativa.

    Anzi. La contraddizione referendaria, che come sappiamo contiene in se aspetti non secondari di una battaglia per il superamento della linea concertativa (non dimentichiamoci i contenuti delle proposte di legge che invece la Cgil ha elaborato anche in concorrenza con l'opzione referendaria) e che la sinistra sindacale, assieme alla Fiom, ha saputo portare dentro la Cgil, viene ora semplicemente "chiusa" da Patta in nome di una coerenza formale alle decisioni del direttivo e di una necessaria e possibile unità dentro la Cgil.

    Ma in realtà non si vede quale contraddizione formale possa opporsi al fatto che un'area programmatica della Cgil si riconosca autonomamente nelle motivazioni con cui il comitato per il SI sostiene il referendum, pur aprezzando che la maggioranza della Cgil, con altre argomentazioni, sia ora arrivata anche lei ad optare per un SI al referendum.

    L'operazione di sganciamento dall'attività dei comitati per il SI denota più che altro un interesse a giocarsi la possibilità di nuovi equilibri all'interno della Cgil che non il merito ed i contenuti specifici della battaglia referendaria e dei forti legami di questa con la lotta e l'iniziativa per un cambiamento di rotta della linea sindacale.

    Ora si potrebbe obiettare che la decisione di Patta è stata presa per vincolare maggiormente la Cgil alla battaglia referendaria e che comunque (come in molti affermano) l'impegno dell'area nei comitati per il SI non verrà a meno. Ma tutto ciò non fa che dimostrare tutto il tatticismo dell'operazione che mira a dimostrare alla nuova maggioranza della Cgil la possibilità di intese organiche con una minoranza che aspira a diventare parte di una nuova maggioranza. Un tatticismo squisitamente di potere, tutto giocato a livello soggettivo e nei corridoi di Corso Italia che non può non avere ripercussioni sul corpo militante dell'area, in tutti i sensi escluso da qualsiasi considerazione.

    Per fortuna, nonostante Patta, gran parte dei compagni dell'area sono e rimarranno impegnati nelle iniziative dei comitati per il SI, ma è fuor di dubbio che una parte dell'apparato di Lavoro e Società, quello che già dall'inizio era scettico nell'impegnarsi nei comitati per il SI (ci ricordiamo delle polemiche al momento della raccolta delle firme dove non tutti si sono in realtà impegnati ??) potrà ora sganciarsi nuovamente e rientrare nei meno impegnativi buoni rapporti con la maggioranza.

    Ciò comporta quindi un rinnovato impegno nei comitati per il SI, sopratutto in difesa ed a sostegno della qualità delle motivazioni che stanno alla base del sostegno al referendum.

    Ma intanto lle lettere di Patta ripropongono due questioni non piccole e non nuove.

    1. Di chi è l'area programmatica ?? Chi decide e cosa ? Quale rapporto di verifica e di mandato deve esserci tra i dirigenti dell'area e la sua base legittimante?  Cosa da diritto a Patta di assumere posizioni ufficiali come quella di uscire dai comitati per il SI in spregio al diffuso e convinto impegno che da mesi centinaia di militanti dell'area stanno sostenendo?
    2. Quale è oggi l'impegno dell'area per la conquista di un vero cambiamento di linea della Cgil. La questione referendaria e la vertenza Fiom hanno scosso alle fondamenta l'impianto concertativo della Cgil ma nonostante ciò, in molte categorie e territori, i funzionari dell'area perseguono invece linee (tutte semplicemente tattiche) di sopravvivenza, facendo venir meno il ruolo di stimolo della minosranza congressuale perchè la Cgil arrivi finalmente a fare scelte chiare e nette sulla futura linea contrattuale e vertenziale. Ci si accontenta di piccole e formali aperture per giustificare un ruolo di un'area che in molte categorie e territori è ormai   subordinata invece all'interesse di costruire nuove alleanze cercando di cogliere occasioni per un proprio consolidamento in quel rimescolamento di carte dovuto al serrato confronto oggi aperto tra le diverse anime della maggioranza Cgil.

    L'iniziativa di Patta che decide (sulla base di valutazioni prevalentemente formali e senza alcun coinvolgimento dell'insieme dell'area) , di offrire alla maggioranza della Cgil un segnale di attenzione e disponibilità uscendo dai comitati per il SI, rientra in questo scenario.

    Crediamo che non sia più rinviabile una spregiuducata messa a fuoco del programma e della piattaforma dell'area programmatica, rimettendo in gioco anche tutta quella discussione, mai effettivamente avviata, sull'organizzazione e sulle regole dell'area.

    L'area non è dei funzionari sindacali che oggi più di ieri tendono ad accentrare ogni preunzione di rappresentatività in vere e proprie cordate che di fatto annullano la partecipazione e la possibilità di discussione e decisione da parte di chi ha in realtà reso possibile che la stessa area esistesse.

    15 maggio 2003

    Le delegate ed i delegati
    che si riconoscono nel movimento per un
    Coordinamento nazionale delle Rsu

    Fonte

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