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(25 Giugno 2011) Enzo Apicella

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La ripresa? Improbabile e precaria

(2 Settembre 2009)

Operai e abusivi di sinistra, affratellati con padroni e banchieri, fanno il tifo per una ennesima ripresa capitalista della economia, senza essere capaci di guardare oltre il proprio naso e fermare la vera emergenza della distruzione ambientale e della sovrappopolazione.
Tutti si affidano alla speranza di uscire dalla crisi e il più piccolo segnale di rallentamento della stessa viene subito speso in termini di ritrovato ottimismo.
Ma nessuna crisi globale è mai uguale alle altre, quella attuale non è ciclica, ma strutturale, in quanto si sono affacciati ai mercati internazionali nuovi grandi produttori in grado di produrre merci di tutti i tipi, anche di tecnologia avanzata, sottraendo ai paesi occidentali, in maniera definitiva, segmenti di mercato importanti, anche in settori come l’acciaio e il petrolio.
Non solo, ma a livello finanziario gli USA, e anche l’Italia, hanno un debito pubblico fuori controllo, mentre un paese come la Cina ha riserve di 2.000 miliardi di dollari (molti investiti in buoni del tesoro Usa che, se fossero disinvestiti improvvisamente farebbero chiudere l’America per fallimento e bancarotta).
Naturalmente il peso dell’interscambio USA-CINA non rende conveniente fare questo passo, ma la novità è che parte del surplus di bilancio cinese è già usato per acquistare molte imprese e materie prime in tutto il mondo e, a shopping avvenuto, nulla nell’economia mondiale sarà come prima.

Però questa redistribuzione della ricchezza e dei mercati, in cui l’Occidente risulta perdente, accentua enormemente il processo globale di distribuzione delle merci, con il grande inquinamento che ne deriva, e con il problema che l’infernale meccanismo si può fermare in ogni momento per la diminuita capacità di acquisto e di consumo di milioni di persone.
Nel mercato se uno vince c’è anche chi perde in modo direttamente proporzionale.

Di fronte a queste storiche e galoppanti novità gli Usa e L’Europa non hanno messo in campo una nuova strategia e anche il verbo più usato, che è sperare, ci rivela che non si affidano alla razionalità e allo studio della realtà
La sola mossa, parziale, capace di cambiare le cose, è la scelta di Obama di investire centinaia di miliardi di dollari nella riconversione energetica con le rinnovabili, che è un gigantesco passo in avanti verso l’autosufficienza energetica degli USA, che presto potrebbero constatare che tutte le loro flotte, i loro eserciti, le 900 basi militari sparse nel mondo per difendere gli interessi petroliferi e commerciali non servirebbero più a nulla e quei mille miliardi di dollari che costano ogni anno, se investiti nel proprio paese, risolverebbero tutti gli attuali problemi.
Gli Usa possiedono anche un territorio che, in proporzione al numero di abitanti (300 milioni) è in grado di dare una larga autosufficienza alimentare, e questo ostinarsi al dominio militare e alla globalizzazione dei mercati, che li vede perdenti anche sui campi di battaglia, appare come una ossessione patologica, che non ha niente a che fare con la democrazia e con il senso comune.

Comunque lo scenario da contrapporre al mondo come lo conosciamo ora, che continua a proporre solo l’aumento del PIL e gli interventi militari, e non pone rimedi risolutivi per l’ambiente e la sovrappopolazione, è quello della SOSTENIBILITA’, in cui ogni nazione lavora per mettere in armonia il numero degli abitanti con le proprie risorse alimentari.
I soldi meglio investiti non sono quelli che aumentano la produzione, ma quelli che vengono usati per offrire a tutte le donne, gratis, mezzi contraccettivi che facciano diminuire le bocche da sfamare.

Affermo con certezza assoluta che vi sono due potenti entità che impediscono questo razionale cammino, le religioni e i teorici capitalisti dello sviluppo infinito.
Qui bisogna cominciare a puntare il dito contro le religioni (islamica e cristiana) e bisogna lavorare per una nuova politica che decide al posto del liberismo, e si lavori dovunque per una autosufficienza energetica ed alimentare.
I responsabili delle catastrofi prossime venture sono oggi al potere, sta a noi cacciarli ed indicare l’alternativa.

Paolo De Gregorio

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