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(5 Settembre 2009)
L’accordo del pacchetto anti-crisi siglato tra CGIL-CISL-UIL ed amministrazione comunale non aggiunge nulla di sostanziale a quanto previsto dalla precedente Giunta Cofferati.
E’ evidente a tutti che di fronte ad una crisi così profonda e dagli sviluppi più che incerti non possono certo bastare misure palliative che fanno poco altro che anticipare la certificazione dello stato di necessità economica dei lavoratori e delle famiglie.
Come abbiamo potuto registrare negli scorsi mesi l’impatto di queste misure è limitato a pochi casi, sia per la caratteristica e l’utilità stessa dei benefici, sia per i requisiti da certificare: manca una rimodulazione dei redditi ISEE per l’accesso ai servizi.
Certo che sicuramente i CAF dei sindacati firmatari avranno di loro vantaggi essendo convenzionati con una sorta di esclusiva cittadina.
Manca una stima delle risorse e si è facili profeti nell’anticipare che le risorse messe a disposizione non permetteranno di sostenere i redditi del numero crescente di precari, disoccupati e cassaintegrati del territorio.
Queste misure alle quali si aggiungerebbe il blocco annunciato delle tariffe del welfare si traducono in una riduzione delle entrate comunali e non in un aumento delle risorse complessive, che poi si tradurrebbero in una ulteriore spinta ad una riduzione e/o privatizzazione dei servizi (dei nidi ecc…) con un aumento conseguente dei livelli di precarietà e di disagio sociale. Una spirale che non può essere accettata.
Invitiamo la Giunta ad aprire un confronto serio con tutti i soggetti, per un vero pacchetto anti-crisi che possa prevedere un coordinamento ed un coinvolgimento attivo della Regione, il reperimento e lo stanziamento di risorse aggiuntive e specifiche; ricordando che è grave il ritardo della Giunta regionale nell’affrontare il tema dell’introduzione, ormai non più rinviabile, dello strumento del reddito sociale minimo.
Bologna 4 settembre 2009
p. RdB/CUB Bologna
Massimo Betti
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