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(10 Gennaio 2011) Enzo Apicella

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Sulle posizioni di Sergio Cofferati e la sinistra sindacale CGIL

una dichiarazione di dirigenti della sinistra Cgil

(18 Maggio 2003)

La scelta di Sergio Cofferati di schierarsi col vasto fronte padronale sul terreno del boicottaggio del referendum per l'estensione dell'art. 18, pone grandi problemi di riflessione e bilancio, in particolare alla sinistra sindacale CGIL.

Tale decisione, che ha sorpreso i suoi principali dirigenti, a partire dal segretario confederale e coordinatore nazionale dell'area di "Lavoro e Società" Giampaolo Patta, era, in realtà, se non certa, largamente prevedibile. Quello che la sinistra sindacale CGIL non ha saputo cogliere in questi due anni è stato il limite complessivo della azione di Sergio Cofferati. Lungi dal voler porre in questione la concertazione, Cofferati ha sviluppato una azione, in realtà per niente radicale e sostanzialmente di immagine (scioperi semestrali , mancanza di piattaforma complessiva), per riaprire con governo e padronato tale terreno. Accanto a ciò Cofferati ha giocato una partita politica in cui era evidente da tempo che il suo scopo non era quello di diventare il leader socialdemocratico della sinistra dell'Ulivo; ma il leader socialliberale dell'Ulivo nel suo insieme.

Dal punto di vista di classe quindi il compito di una sinistra sindacale coerente avrebbe dovuto essere (utilizzando naturalmente tutti gli spazi aperti dalla nuova situazione di conflittualità) quello di mantenere un atteggiamento di ferma critica a Cofferati e alla linea maggioritaria della CGIL, sviluppando le proposte di piattaforma (vertenza generale su salario, abolizione flessibilità, orario, pensioni, etc.) e di forme di lotta (sciopero generale prolungato) che sole avrebbero potuto, se adottate, creare le condizioni di una vittoria operaia su Confindustria e governo. Al contrario "Lavoro e Società" si è adattata a Cofferati e al gruppo dirigente della Confederazione, dando loro un appoggio appena "critico". Questo si è evidenziato nel voto favorevole alle conclusioni del congresso confederale del febbraio 2002, cui si è opposto solo il settore di cui sono espressione i firmatari di questa dichiarazione, così come nell'atteggiamento sul rinnovo dei vari contratti nazionali di categoria.

Ciò è stato il prodotto sia di una incoerente linea sul terreno strettamente sindacale e rivendicativo, sia del tentativo - in sè legittimo , ma assolutamente criticabile da parte nostra e non espressione dell'insieme dell'area - di utilizzare l'esperienza di "Lavoro e Società" in funzioni di operazioni politiche che si sono rivelate fallimentari anche dal punto di vista di chi le ha lanciate, perchè basate su una illusione di ristrutturazione della sinistra intorno a Sergio Cofferati ("Partito del Lavoro") su cui quest'ultimo, con la presa di posizione odierna, ha scritto definitivamente la parola fine.

Con questo atteggiamento generale "Lavoro e Società" stessa ha contribuito a portare nell'impasse in cui oggi si trova il grande movimento di lotta sviluppatosi contro il governo sotto la direzione della CGIL e di Sergio Cofferati. Ma se le illusioni nei dirigenti riformisti sono, purtroppo, una inevitabile costante nelle masse - che non possono spontaneamente giungere ad una piena coscienza di classe - il ruolo di una struttura di quadri d'avanguardia, quale dovrebbe essere una sinistra sindacale classista, sarebbe proprio quella di contribuire (sul suo terreno specifico) a far sì che tali illusioni vengano superate, in funzione degli interessi, anche immediati, della classe.

Da questo punto di vista riteniamo che il bilancio di "Lavoro e Società" sia, alla luce dei fatti, complessivamente negativo. Oggi il compito centrale dei/lle compagni/e della sinistra CGIL è quello di far tutto il possibile per convincere il più gran numero di lavoratori/trici al sostegno al sì al referendum sull'art 18, impedendo che l'influsso delle posizioni padronali di CISL, UIL e Sergio Cofferati ne portino anche solo una parte limitata a sostenere l'avversario di classe, astenendosi dal voto.

E' importante in questo quadro un pieno impegno perchè la CGIL a tutti i livelli passi dal passivo sostegno al sì, che è quanto è stato votato dal direttivo nazionale, ad una vera azione nei luoghi di lavoro per convincere tutti/e alla partecipazione al voto. Ma fin da oggi riteniamo debba aprirsi un serio dibattito chiarificatore in seno a "Lavoro e Società". Tale dibattito dovrà ovviamente approfondirsi nella fase successiva al referendum alla luce anche del suo risultato, per culminare nella assemblea nazionale dell'area in un confronto politico, teso, per quanto ci riguarda, ad un drastico cambiamento di linea strategica e azione politica della sinistra sindacale CGIL.

Bruno Manganaro (segr.reg. CGIL Liguria)
Franco Grisolia (CGIL naz.)
Daniele Debetto (Direttivo naz FILCEA)
Piero Acquilino (Comitato di Garanzia naz FIOM)

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